Processo



29
giugno

FABIO CANNAVARO PORTA LA RAI IN TRIBUNALE

Fabio Cannavaro

Proprio nei giorni in cui Rai Sport trionfa con l’Italia ad Euro 2012, l’ex capitano Fabio Cannavaro – tra i protagonisti “eroi” del Mondiale 2006 – trascina la tv di Stato in tribunale. Ebbene sì, il difensore azzurro si è dichiarato parte lesa in un processo per diffamazione e violazione della privacy, che vede nel ruolo di imputati i giornalisti Rai Giovanni Masotti e Massimiliano Parisi.

Il motivo della querelle – come ricorda oggi Il Mattino – risale a tredici anni fa, quando il giocatore militava ancora nel Parma. Alla vigilia della finale di Coppa Uefa, in un albergo di Mosca, Fabio e alcuni suoi compagni di squadra realizzarono un video amatoriale scherzoso in cui recitava la parte di un tossico napoletano, mentre gli veniva applicata una flebo dai dottori. Passa un pò di tempo e i due giornalisti Rai realizzano lo “scoop”, diffondendo il video.

Da lì viene aperto un fascicolo dalla Procura federale, poi archiviato, e accostato il nome di Fabio Cannavaro al doping, salvo poi dimostrare agli organi disciplinari che anche le “sostanze dopanti” erano uno scherzo. Il calciatore accusa di essere stato danneggiato e, nella ricostruzione dei fatti presentata al giudice, dichiara:

Condivi questo articolo:
  • Facebook
  • Twitter
  • Digg
  • Wikio IT
  • del.icio.us
  • Google Bookmarks
  • Netvibes

, ,




23
maggio

FABRIZIO CORONA ASSOLTO: NESSUNA DIFFAMAZIONE AI DANNI DI SIMONA VENTURA

Fabrizio Corona assolto

UPDATE – Il commento di Simona Ventura

“Ho querelato Corona, due anni fa, perchè aveva dichiarato pubblicamente di conoscere una Simona segreta e aveva fatto intendere che io avessi una doppia vita. Non era mia intenzione condannare nessuno, ma volevo venisse fatta chiarezza sulla mia posizione. E così è stato. Corona è venuto in Tribunale e come imputato ha chiarito che non esiste nessuna Simona segreta e che, dunque, non ho scheletri nell’armadio. Sono soddisfatta perchè finalmente è stata fatta chiarezza.Non c’è nessuna Simona segreta da raccontare, ma solo un lato privato di una donna e una mamma che non ha mai condotto una doppia vita. A me questo basta. Quanto alla sentenza deciderò assieme ai miei legali”. Simona Ventura

Il fatto non sussiste: Fabrizio Corona assolto dall’accusa di diffamazione ai danni di Simona Ventura. Si è concluso il processo, partito lo scorso 8 novembre, che ha visto protagonista il re dei paparazzi, trascinato in tribunale dalla conduttrice per quella famosa ‘lettera aperta’ rilasciata al settimanale Chi, in cui dichiarava di poter scrivere un libro sulla Simona segreta. L’accusa, con la Ventura assistita dall’avvocato Davide Steccanella, parlò di “frase subdola e minacciosa anche nei toni, offerta all’ignaro lettore legittimato a pensare le peggiori cose possibili”.

Interrogato in tribunale, l’imputato smentì il senso di tali affermazioni: “Volevo solo dire che potrei raccontare un lato del suo carattere che non si conosce pubblicamente, ma non mi riferivo di certo a materiale fotografico o video, perché non ce l’ho più, l’ho già venduto in passato ai giornali”. E sul fatto della “Simona segreta”, Corona rispedì l’accusa al giornale stesso, reo di aver usato il rafforzativo per far vendere più copie.

Una ‘ritrattazione’ che ai fini del processo risulta decisiva per la sua assoluzione, stabilita dal giudice Anna Calabi che, dunque, esclude qualsiasi intenzione di diffamazione ai danni della Mona. Il legale della Ventura rimanda l’eventuale possibilità di ricorrere in appello (si attende la lettura della motivazione che ha portato all’assoluzione dell’imputato), dichiarandosi comunque soddisfatto che l’immagine della sua assistita ne sia venuta fuori pulita:


30
aprile

CASO RUBY, LA PROCURA “SCAMBIA” EMILIO FEDE CON LELE MORA. IL GIORNALISTA CHIEDE L’ARCHIVIAZIONE

Emilio Fede

I tabulati telefonici hanno dato i numeri (più del dovuto, s’intende), ed ora l’impalcatura accusatoria del caso Ruby inizia a scricchiolare. Magari si tratta solo di cigolii marginali, magari no, ma sta di fatto che le carte depositate presso la Procura di Milano contengono un errore. A denunciarlo è stato il giornalista Emilio Fede, coinvolto nell’inchiesta con le accuse di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, durante una conferenza stampa convocata ieri dai suoi avvocati. Nei documenti ufficiali l’utenza del direttore del Tg4 è stata scambiata con quella di Lele Mora - altro indagato – proprio in uno dei passaggi che ‘incastrerebbero’ chi ha introdotto la marocchina Karima El Mahroug ad Arcore, alle feste di Berlusconi. Dettagli delicati, insomma.

Da parte sua Fede ritiene che sia stato commesso un errore “gravissimo” e passa all’attacco, spiegando che nel pomeriggio di quel 14 febbraio 2010 (giorno in cui Ruby entrò per la prima volta a Villa San Martino, ndDM) non poteva essere stato lui a parlare con Ruby. “Il cellulare agganciato dall’utenza della ragazza non era mio, ma di Lele Mora. Ruby non l’ho portata io ad Arcore” insiste il giornalista. E in effetti i tabulati sembrano parlare chiaro: la svista c’è. Alle 15.59, infatti, l’esuberante marocchina telefonava ad un cellulare (348…) in uso a Lele Mora; pochi minuti più tardi ricontattava lo stesso numero ma stavolta, secondo la polizia giudiziaria, per parlare con Emilio Fede. Qualcosa non torna, ed è su questa incongruenza che ora i legali del direttore del Tg4 insistono per difendere il loro assistito.

Il giornalista, che ieri si è dichiarato ”amareggiato” per ipugni in faccia presi dai colleghi“, avrebbe inoltre raccolto altre prove per autoscagionarsi dalle accuse. Se da una parte Fede ha confermato di aver conosciuto Ruby in Sicilia, ad un concorso di bellezza nel 2009, dall’altra ha spiegato che quando la marocchina arrivò a Milano non prese contatti con luima con un agente che, dopo averla incontra, la indirizzò a Lele Mora. Questa versione dei fatti, ancora tutta da verificare, sarebbe però confermata dalle parole dello stesso agente (di cui non è stato reso noto il nome), registrato segretamente da Fede in un ristorante milanese. I nastri con le relative trascrizioni sono stati depositati in Procura.





21
aprile

ARRESTATO MASSIMO CIANCIMINO, IL SUPERTESTIMONE CHE RACCONTA LA TRATTATIVA STATO-MAFIA IN TV

Massimo Ciancimino ad Annozero

L’accusa di “calunnia pluriaggravata” nei confronti dell’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro ha fatto scattare l’arresto. Nel pomeriggio di oggi la Dia di Palermo ha fermato Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso Vito e supertestimone nei processi della presunta trattativa tra Stato e Cosa nostra. Secondo la Procura, l’imprenditore avrebbe falsificato alcuni “pizzini” dai quali risultava che l’ex numero uno della Polizia avesse tenuto contatti con esponenti della criminalità organizzata. Si trattava di una bufala? Calma e gesso: troppo presto per stabilirlo. Intanto, però, sorgono legittimi dubbi sull’attendibilità e le contraddizioni di Ciancimino Jr, uno degli personaggi a cui, negli ultimi tempi, certo giornalismo televisivo ha offerto più spazio.

Ogni volta che il supertestimone accettasse di parlare in tv, parte del pubblico si legava alla poltrona in attesa di chissà quali rivelazioni sugli oscuri rapporti tra colletti bianchi e malavita. Telecamere, microfoni, interviste ed ospitate gli venivano offerte alla vigilia degli importanti processi nei quali sta testimoniando tutt’oggi. A riguardo, l’atteggiamento della tv nei suoi confronti è sempre stato dicotomico: da una parte chi, come il Tg1 di Minzolini, ha sempre dato poco risalto alle rivelazioni di Ciancimino e dall’altra chi invece ne ha forse attribuito troppo.

E’ questo il caso di Michele Santoro, il quale ha più volte ospitato il supertestimone ad Annozero. Il giornalista di Rai2 invitava Ciancimino per ascoltare la sua versione sulle trattative che dal ‘92 avrebbero coinvolto lo Stato, i servizi segreti e Cosa Nostra. In un incastro di date ed inquietanti avvenimenti, l’imprenditore rivelava in diretta tv anche di una lettera di Bernardo Provenzano a Silvio Berlusconi, tramite il senatore Marcello Dell’utri. In quelle puntate gli ascolti di Annozero schizzavano alle stelle e Santoro, che aveva capito l’antifona, si mise a tradurre quei racconti in scenette e disegni che esplicassero meglio le losche faccende.


12
aprile

BERLUSCONI VA AL PROCESSO (DI BISCARDI) ED E’ SUBITO SHOW. ORA SILVIO CAMBIA STRATEGIA: DRIBBLERA’ I GIUDICI A FAVORE DI TELECAMERA

Silvio Berlusconi

Forse li ha fregati anche stavolta, diavolo d’un Cavaliere. Un tempo i suoi detrattori si sgolavano e, come fosse un mantra, ripetevano allo sfinimento quel grido di battaglia: “fatti processare!“. Sembrava infatti che Silvio Berlusconi non avesse alcuna intenzione di frequentare le aule di giustizia e che preferisse difendersi solo davanti alle telecamere. “Andrò in tv a spiegare l’anomalia italiana” aveva promesso Sua Emittenza. Di recente, però, il premier ha modificato la strategia e ha deciso di presentarsi in tribunale, coniugando l’incombenza processuale alla sua nuturale inclinazione allo show. Una mossa in fondo prevedibile - che però ha spiazzato tutti - un’occasione per tg e programmi d’approfondimento per raccontare in presa diretta il match di wrestling politico-giudiziario più avvincente del secolo.

Silvio vs giudici: adesso il primo a buttarsi nella mischia è lui, il Presidente del Consiglio. Rigorosamente accompagnato dalle telecamere, ieri Berlusconi era così lanciato da presentarsi – incredibile dictu – addirittura a due processi: quello Mediaset, a Milano, e quello di Biscardi, sull’emittente 7Gold. Che sia al Palazzo di Giustizia o (collegato) in tv, il premier sfrutta ogni occasione per offrirsi all’attenzione mediatica ed è proprio questa la novità della sua tattica. Sua Emittenza sa come muoversi quando gli obiettivi sono puntati su di lui. Ieri al Palagiustizia ha improvvisato uno show e risposto pacatamente alle domande dei giornalisti; qualche ora dopo ripeteva il medesimo copione intervenendo al programma sportivo di Aldo  Biscardi. Battute a braccio (stavolta sul Milan) e dichiarazioni ai cronisti. “Ormai mi hanno condannato a farmi processare tutti i lunedì, come potevo sottrarmi al Processo del lunedì del mio amico Biscardi?” ha detto.

Certamente il Cavaliere avrà preferito la parentesi calcistica a quella giudiaria, ma agli occhi dei telespettatori i due appuntamenti non sono stati poi così diversi. In fondo lo scopo era proprio identico: al Processo di Milano le sue affermazioni servivano ad eccitare la combriccola di tifosi politici convenuti per l’evento, al Processo di Biscardi erano rivolte ai tifosi sportivi che lo seguivano dalla poltrona di casa. Così Silvio ha inaugurato la sua personale strategia del ‘dribblig a favore di telecamera’, da sfoderare nelle prossime partite contando anche sull’aiuto indispensabile della difesa (Ghedini o Zambrotta, a seconda del campo di gioco).





6
aprile

CASO RUBY: INIZIA IL GRANDE PROCESSO (MEDIATICO). MA SILVIO NON C’E’

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi

Inizia il grande kolossal, lo show dei record. Lo scandalo in guêpière arriva oggi in tribunale, e così l’orchestrina togata dell’accusa darà  finalmente fiato a trombe e tromboni. Soffia il vento e urla la bufera, ma a Milano è piena primavera. Stamane l’assolato capoluogo lombardo ospiterà la prima udienza dello scottante processo sul caso Ruby che vede imputato, tra gli altri, il premier Silvio Berlusconi. I pm, in particolare, contestano al Presidente del Consiglio i reati di concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile: coi bunga bunga si era lasciato prendere la mano, dicono. Gli obiettivi delle tv di mezzo mondo sono già puntati sul Palazzo di Giustizia per raccontare in diretta l’evento mediatico e giudiziario più atteso degli ultimi anni. Ma le aspettative verranno deluse: le star del processo non ci saranno, e allora buonanotte ai suonatori (con o senza tromba).

Giornalisti, cameramen, tecnici, microfonisti, fotografi… attendono tutti lo show che oggi non ci sarà. Sono più di 110 le testate che in questi giorni hanno chiesto l’accredito per seguire l’udienza di stamane. A quanto pare staranno tutte fuori dal tribunale, visto che i magistrati milanesi hanno deciso che gli occhi indiscreti delle tv non potranno esserci. Il motivo della decisione è, evidentemente, quello di evitare un’eccessiva esposizione mediatica che potrebbe in qualche modo pesare sullo svolgimento del processo. Il rischio, infatti, è che il delicato dibattimento sul Ruby Gate si trasformi in uno spettacolo a puntate, con tanto di passerelle e illustri comparsate da parte dei numerosi vip chiamati a testimoniare. Un’esibizione inutile, alla quale la tv dovrebbe avere il buon gusto e la serietà di non contribuire.

Di fronte a questo processo il piccolo schermo privilegi la cronaca giudiziaria ed eviti il gossip, pane quotidiano (anzi, pomeridiano) di casalinghe annoiate e in genere pure poco informate. L’invito, ovviamente, vale anche e soprattutto per quei talk show e approfondimenti politici che sparano sentenze preventive in prima serata, con tanto di requisitorie o arringhe difensive utili solo a piegare la realtà dei fatti all’ideologia. Michele Santoro e Giuliano Ferrara sono avvisati. Stamane, in ogni caso, la prima udienza inizierà in sordina, visto che non sarà presente nemmeno Silvio Berlusconi, principale imputato.


10
febbraio

IL CAIMANO NON ‘FINISCE’ IN TV. PARLA CON ME VOLEVA MOSTRARE BERLUSCONI ALLA SBARRA.

Il Caimano

Alla faccia del rito immediato! Volevano già trasmettere la sua sentenza di condanna, ma alla fine il premier alla sbarra non è andato in tv. Parla con me, il programma della terza rete condotto da Serena Dandini, non ha infatti mandato in onda la sequenza finale del film Il caimano di Nanni Moretti, quella dedicata al processo a Silvio Berlusconi. La decisione è stata presa dalla direzione di Rai3 in accordo con lo stesso regista, dopo che il Vice Direttore Generale della Rai Antonio Marano aveva chiesto di tagliare la scena, accorciandola da sette a tre minuti. Tale soluzione è stata condivisa anche dalla presentatrice del talk di seconda serata e dal suo squadrone di autori. Riguardo alla mancata messa in onda qualcuno grida già alla censura.

Nei giorni scorsi la rete guidata da Paolo Ruffini aveva domandato di poter trasmettere Il Caimano in prime time, ma Viale Mazzini aveva fatto sapere che il film sarebbe stato proposto da Rai 1, che aveva già inoltrato una richiesta analoga. Nell’impasse delle precedenze televisive si era inserito Parla con me, con l’intenzione di mandare in onda un estratto (forse quello di maggior effetto) della pellicola. Ieri sera, però, in una lettera Marano avrebbe chiesto alla Dandini di non trasmettere più di tre minuti del film, per non svalutare un prodotto che la Rai avrebbe offerto al pubblico in futuro. La soluzione dell’ultimo minuto non ha trovato d’accordo Nanni Moretti e così, per tagliare la testa al Caimano, si è deciso rinunciare alla sentenza (cinematografica) in diretta.

La sequenza “incriminata”, che doveva andare in onda, è quella arcinota e surreale che rappresenta il Primo Ministro Berlusconi (interpretato dal regista Moretti) a processo. I giudici lo condannano a 7 anni di reclusione e lui, abbandonando il tribunale, dichiara ai cronisti: “Con la mia condanna la democrazia si è trasformata in un regime“. Un gruppo di sostenitori lo applaude, poi scaglia delle bombe Molotov contro il magistrato che ha emesso la sentenza. Una scena di forte impatto, che la Dandini avrebbe voluto trasmettere guarda caso nel giorno in cui la Procura di Milano ha chiesto al gip il giudizio immediato nei confronti del premier.


13
settembre

UN GIORNO IN PRETURA: E’ IL MOMENTO DI WANNA MARCHI. ADESSO, SU RAITRE

Wanna Marchi e Stefania Nobile

Mentre scriviamo, è appena iniziata la nuova edizione di Un Giorno in Pretura, la trasmissione di RaiTre che entra nelle aule dei tribunali per assistere alla fase pubblica di un inchiesta giudiziaria, ovvero il processo. La prima puntata della stagione 2008/2009 sarà dedicata alla vicenda, ancora aperta, che vede protagoniste la teleimbonitrice Wanna Marchi e la figlia Stefania Nobile. La trasmissione della terza rete Rai farà il punto della situazione, in attesa del processo di terzo grado (Cassazione), che metterà definitivamente fine al processo.

Dal 2001, anno in cui Striscia la Notizia, attraverso un servizio che vedeva complice la signora Fosca Marcon, svelò agli italiani le presunte truffe della televenditrice, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia: una sentenza di primo grado, il processo d’appello e la carcerazione e la successiva scarcerazione delle due donne. Nel servizio della trasmissione satirica di Antonio Ricci, un’anziana donna, fingendosi interessata all’acquisto dei numeri fortunati del sedicente maestro di vita Do Nascimento (che altro non era che il cameriere “personale” di un altrettanto sedicente marchese di Via della Spiga), veniva coinvolta nella famosa truffa del “sale”.

Il piano (perché di questo sembra che si trattasse) prendeva il via quando il cliente ricontattava il centralino dell’Ascié (società che gestiva la telepromozione e la vendita dei “beni”) per lamentare la mancata vincita con i fortunati numeri del maestro. A quel punto le centraliniste, fingendo per qualche istante di parlare con il maestro, che con tutta probabilità in quel momento era intento a fare tutt’altro, dovevano chiedere al malcapitato di fare l’esperimento del sale.

Per conoscere l’esperimento del sale e guardare un video di una televendita di Wanna Marchi: