Metatelevisione



3
agosto

DA DA DA, ANTIDOTO AL (RE)FLUSSO TELEVISIVO

Da Da Da

Te-le-comando. Ossia Te le impartisco io, Telespettatore Pensante, le mie scelte televisive. Sono ormai remoti i tempi della dittatura del monocanale, della programmazione a termine, del palinsesto rigido e schematico. E’ la neotelevisione, e noi siamo i Neotelespettatori, telecomando alla mano, liberi di poter scegliere, riscattati da anni di passivismo catodico. Ma ogni rivoluzione che si rispetti può portare a quel pizzico di eccesso libertario che sa tanto di effetto boomerang: troppa libertà, ma soprattutto troppi canali a disposizione ed eccoci improvvisamente trasportati dal laghetto della Rai, dove ancora potevamo appiedare, all’oceano indistinto della neotelevisione, un flusso continuo di immagini, suoni e parole dove è molto facile poter affogare.

E’ in questi casi, allora, che programmi metatelevisivi come Da da da  (dal Lunedì alla Domenica, ore 20.30, Raiuno) possono risultare salvifici. La trasmissione, firmata da Elisabetta Barduagni, attinge al repertorio televisivo e cinematografico, per assemblare una sequenza ininterrotta di immagini. La differenza sostanziale con altri programmi similari (ad esempio, “SuperVarietà”) è che ogni puntata è tematica, ossia gli spezzoni prescelti sono legati dal medesimo argomento di riferimento (il telefono, i bambini, la musica). “Da da da”, dunque, non è semplice metatv costruita secondo la modalità delle “schegge” televisive, ma frutto di un attento processo di selezione, ragionato e non casuale. Un programma che restituisce un ordine, un senso di coerenza alla massa indistinta di immagini televisive di cui dispongono le ricche Teche Rai.

“Da da da” costituisce, quindi, una novità nell’attuale programmazione estiva, dominata da una quantità esponenziale di repliche (Rai e Mediaset, quiz e fiction) e dalle quali si discosta notevolmente, pur rientrando nella “fabbrica del già visto”. “La signora in giallo”, “Il commissario Rex”, “I Cesaroni” sono ormai delle istituzioni in quanto a repliche e la loro periodica riproposizione tende all’obiettivo della rassicurazione del telespettatore: sperimentare è sempre rischioso, tanto vale offrire sempre la stessa cosa (sic!).

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