La nuova stagione televisiva 2009/2010 è entrata, ormai, quasi completamente nel vivo. Ma vanta un grande assente: Fabrizio Del Noce, l’ex direttore di Raiuno, di cui per tutta l’estate ne abbiamo commentato e criticato scelte e gesta televisive nel nostro personale vademecum che abbiamo scelto di intitolare La Rai nell’Era Graziale. Ora, invece, è giunto il momento di chiudere questo nostro “appuntamento” parlando direttamente di lui, di cosa ha significato il suo settennato sulla rete ammiraglia di Stato e di quale eredità ha lasciato a tutti noi telespettatori.
Proviamo a mettere in luce i lasciti più evidenti della sua Raiuno. Poca riverenza verso i nomi della vecchia guardia, eccetto alcuni grandi personaggi per taluni grandi eventi, e, di contro, tanta fiducia verso nuove giovani leve di genere femminile, le amate(poco)-odiate(tanto) Grazie. Un daytime completamente ristrutturato (ed invaso da queste ultime) ed un preserale, anche estivo, rafforzato e pressocché imbattibile.
Per il resto, un access prime time sempre in affanno verso il suo diretto competitor, ma con risultati egregi in un’alternanza continua di conduttori per provare a non stancare il pubblico, un sabato sera mai davvero decollato e, in generale, poco curato (con l’unica attenunate di una Sanguinaria concorrenza nella prima parte della stagione ed il boom primaverile della Clerici negli ultimi due anni) ed una domenica pomeriggio a staffetta senza una vera identità e troppe facce. E ancora tante edizioni del Festival di Sanremo e del concorso di Miss Italia “sanza ‘nfamia e sanza lodo“.