Homeland



18
aprile

ALTRO CHE GIURASSICI REMAKE, E’ HOMELAND LA SERIE DELL’ANNO: TANTA SUSPENCE E ATTORI DI ALTO LIVELLO

Homeland

Nell’anno dei prequel, dei sequel, dei reboot e dei remake, mentre Spielberg riconverte il suo Jurassyc Park per la tv, J.J. Abrams vive il complesso delle isole misteriose e il ritorno delle Charlie’s Angels è un flop clamoroso (almeno negli Stati Uniti), c’è una serie che rischia di confondersi tra le tante che popolano il tubo catodico. Si tratta di Homeland, fiore all’occhiello di Showtime, un thriller psicologico che gioca a confondere e depistare i suoi telespettatori.

Non avrà gli effetti speciali di Terra Nova, ma può contare su un’importante sceneggiatura di ferro: una trama lineare, un punto di inizio (il ritorno del marine statunitense Nicholas Brody, detenuto per otto anni da Al-Qaeda e  riaccolto in patria come un eroe)  e un punto di arrivo chiaro fin dalla prima puntata (un nuovo terribile attentato che starebbe per colpire l’America). Nel mezzo c’è la disperata indagine di Carrie Mathison, agente della Cia, bipolare, sola, istintiva e a volte maniacale ma disposta a tutto pur di arrivare alla verità.

Lei è convinta fin dall’inizio che il sergente Brody si sia convertito e sia coinvolto nell’organizzazione dell’attentato. Peccato che quasi nessuno sia disposto a crederle. L’agente Mathison è anche maledettamente sfortunata: ogni volta che sembra sul punto della svolta decisiva, qualcosa la incastra. Ed è così che Homeland alterna la carota e il bastone: fornisce indizi, gioca sui sospetti, sembra voler dare delle risposte e intanto tiene il telespettatore col fiato sospeso in uno stato di continua incertezza, in attesa del prossimo colpo di scena.

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