Qualcosa è successo. Con il presagio di una scappatella non meglio quantificata sottocoperta tra Biagio e Giordana si apre una puntata dominata dal fattore Ah bella. Come in quei film in cui per un caso fortuito si aprono le gabbie dei giardini comunali la casa del Grande Fratello si è inondata, come mai prima, di piccoli cucciolotti di coatto, ben allevati e cresciuti dalla produzione. Nemmeno il tempo di chiudere una parentesi che la sceneggiatura forsennata degli scandali subito proponeva un piatto nuovo da gustare. L’impressione che tutti hanno è che gli autori le abbiano provate tutte pur di salvare anche Guendalina , dopo l’impresa sospetta di Baroncini. Nonostante un televoto chiuso ad orario inoltratissimo però il boato del pubblico ad ogni parola della procace concorrente è stato subito sintomatico del plebiscito che già ribolliva contro la Tavassi.
Se pensavamo di non poter trovare in giro per l’Italia concorrenti più (s)pregiudicati di quelli che già abbiamo avuto l’onore di conoscere in questo undicennale di tribolazioni gieffine la Marchesa Giordana ci riporta alla triste realtà. La rosicata dei gomiti trova una nuova protagonista eccellentissima che riesce con il massimo della sana antisportività a togliersi lo sfizio di gran parte dei telespettatori: esultare davanti a Guendalina proprio nel momento della sua eliminazione. La Gialappa definendo meraviglioso quel frangente di televisione ha così commentato: ‘ci mancava solo che le mettesse le chiappe in faccia e gliele scuotesse davanti’. Chi ha l’opzione per salvare quel fotogramma in cui Guenda controbatte maledicendo con il palmo aperto la nemica non lesini il suo contributo alle teche storiche Mediaset. Potrebbe derivarne un pregiatissimo prodotto da filatelia.
Una puntata dal doppio volto: da un lato i selvaggi colonizzatori dei reality, i morti di fama che per un’ospitata accettano pure il rischio di non poter più girare per la capitale e dintorni, dall’altro un briciolo di reality pulito. Per numero, dimensioni e proporzioni ad averla la meglio è proprio la mandria della specie più fastidiosa ormai cullata nell’oasi naturale di Mediaset: gli ex borgatari ringalluzziti dalle copertine, e da luci e lucette rosse. Prima erano la lanterna magica e le pailletes ad attirare il popolo ai margini, adesso la nuova meta per i ceti ex pasoliniani in cerca d’identità sono le sedie girevoli degli studi di Cinecittà. Tutti fatti con lo stampino e con le stesse mire: passeggiate sporadiche dalle signore di Videonews in attesa del grande salto sul trono, inconsci ormai del fatto che forse l’unica cosa a cui possono attaccarsi è il tram più che il tron.