Nel pomeriggio delle ammiraglie Rai e Mediaset non ci sono solo alluvioni devastanti e modelli femminili pericolosi, ci sono anche storie di vita. Normali. Particolari. Sono le storie di chi vive una condizione di transizione sessuale, i cosidetti transgender o anche solo trans, e che, dopo averla superata o anche durante la stessa, decide di andare da Lamberto o dalla Bislacca e raccontarla ai quattro venti catodici.
Un male? Affatto. Ormai, la televisione ha assunto essa stessa il ruolo di un unico ”Grande Fratello” e, pertanto, visto che i costumi italiani sono cambiati, la gente, comune e non, ha voglia di raccontare il proprio vissuto e di raccontarsi. Ma come forma di liberazione terapeutica più che come mero esibizionismo.
La Vita in Diretta e Pomeriggio Cinque ospitano con puntualità i Mario che sognano di essere Luana e gli Alessio divenuti Vittoria e, soprattutto, lei: Vladimir Luxuria, la portabandiera in tema e trans-fuga per eccellenza, visto che oggi, dopo puntate su puntate in cui abbiamo seguito sul Biscione i suoi dubbi e tutte le cliniche che ha contattato prima del passo importante che la aspetta, ha abbandonato la Bislacca di Cologno per il Bello della diretta.
Vladimir e tutti gli ospiti dei salotti di Sposini e della D’Urso sono vari e per nulla variopinti. Organisti, bancari, suore, ermafroditi: questo il parterre che abbiamo conosciuto proprio nel pomeriggio di ieri, a reti unificate. Uomini, donne, persone con un vissuto difficile e tanta voglia di superarlo.
Un nuovo fenomeno mediatico? Sicuramente. Ma un fenomeno da tenere sempre a bada. E lo si fa in base a quel noto principio che va sotto il nome di par condicio. In sostanza, quando c’è un trans c’è sempre un contraltare dialettico che deve riportare il tutto “alla normalità” e ricordare a tutti noi cosa andrà incontro e cosa non potrà più fare dopo questo passo. E l’esperto di turno risponde oggi al nome di un prete (Don Mario su Raiuno) o di uno psicologo (Meluzzi su Canale 5), sempre pronti ad elargire dei ‘ma’, dei ’se’ e dei ‘no’, senza scomporsi e con fare fermo e sorridente all’accendersi della lucetta rossa delle telecamere. Tutto sempre lì a dirci che i pregiudizi ancora esistono e che i vecchi bigottismi sono duri a morire.
Vladimir cita un grande della musica, Lucio Battisti, ricordandoci che per lui “Le anime non hanno sesso“, un po’ come gli angeli. Noi preferiamo ricordare un grande del cinema, Pedro Almodovar, e, forse, uno dei personaggi più riusciti in uno dei suoi film più belli. Quell’Agrado di “Tutto su mia madre”, il quale, dopo aver ironizzato su tutti i soldi spesi nel percorso che lo ha portato a diventare una donna, così conclude il suo memorabile monologo: ”Quel che stavo dicendo è che costa molto essere autentiche, signora mia, e in questa cosa non si deve essere tirchie, perché una è più autentica quanto più assomiglia all’idea che ha di se stessa.”
1. Mauro Cataldo ha scritto:
6 ottobre 2009 alle 10:14