La sorprendiamo mentre chiede “mi porti un altro caffè, per favore?“. E la domanda sorge spontanea: “Sei nervosa?“. Ilaria Dallatana, infatti, ha da poche ore ufficializzato il suo addio, in qualità di Amministratore Delegato, alla società di produzione che ha fondato 13 anni fa con Giorgio Gori e Francesca Canetta, Magnolia. E su davidemaggio.it traccia un bilancio di questi tredici anni di televisione, raccontandoci degli ultimi ‘colpi’ che tenterà di mettere a segno prima del suo addio.
Dicevamo, nervosa?
No, sono un po’ impicciata perchè ho tremila cose da fare e, naturalmente, un po’ agitata perchè è una scelta importante.
Lo sai che mi sembra una scelta strana?
Sono molto inquieta e ogni tanto ho bisogno di cambiare. Per come stavo bene lì, per la squadra che avevo e per le ‘coccole’ del mio azionista, sarei potuta rimanere in Magnolia per tutta la vita, ma ogni tanto bisogna prendersi del tempo e recuperare un po’ di prospettiva sulla propria vita, soprattutto sul quotidiano. Avevo un quotidiano inghiottito.
Ed ora cosa farai?
Farò parte dell’International Development Board di Zodiak (Magnolia fa parte del gruppo, ndDM) che si riunisce a Londra. Saremo io e altri 5 colleghi stranieri, si lavorerà sulla creatività, sulle idee del gruppo. Lo farò non dedicando tanti giorni e tante ore, ma con piacere: mi permetterà di confrontarmi con persone di altre culture e di viaggiare un po’ tra Londra e Parigi. Ma occuperà una parte piccola del mio tempo. Mi riposerò un po’.
A me sembrava strana la scelta perchè quando ci sono dei ‘dietrofront’ non singoli (ha lasciato anche Francesca Canetta), viene da pensare a strategie aziendali…
No. L’andar via insieme è per farci coraggio vicendevolmente. Seperatamente non ce l’avremmo fatta, Magnolia è la nostra famiglia. Ce l’ha fatta Giorgio (Gori, che ha lasciato nel novembre 2011, ndDM) perchè aveva questa nuova sfida da fare (in politica, ndDM). Ho dei magoni e mi sto facendo dei pianti che non puoi immaginare. Il 2013 è stato un anno faticoso, ma abbiamo tenuto botta e abbiamo un 2014 impostato molto bene. Quando prendi qualche legnata, tipo che non fai più l’Isola, ti devi tirar su, ma ti rimotivi molto. E’ un bel momento.
Non è che ti vedremo come assessore al comune di Bergamo? (Giorgio Gori è candidato sindaco)
No, per carità. Non ho il sacro fuoco politico. Sono molto più fancazzista di Giorgio che non riesce a stare senza far niente. Io, invece, sto da Dio.
Quando finisce un’avventura si fanno dei bilanci. Qual è la cosa migliore che hai fatto? E quale la peggiore?
La migliore è aver avuto la testardaggine di credere che quando fai le cose per bene, vieni ripagata. Questa cosa prima non mi era così chiara, l’ho imparata in Magnolia.
All’interno di questa perseveranza, cosa possiamo includere a livello produttivo?
Francesca (Canetta, ndDM) su MasterChef! Ci credeva davvero tanto.
A livello d’immagine, la soppressione dell’Isola dei Famosi vi ha creato problemi visto che era la vostra produzione più importante su una generalista?
Beh, facevamo anche XFactor, che però era tutta un’altra cosa. Problema di immagine no, ma ha creato il problema di non disperdere un patrimonio di persone che sapevano fare quel mestiere lì. Fortunatamente siamo riusciti a mantenere la maggior parte della squadra in altre produzioni. Poi c’era anche un problema di fatturato, ma era un problema numerico. Il problema d’immagine, dunque, non l’abbiamo avvertito. Avevamo tanta altra roba e su tanta altra roba di siamo buttati. La Rai, poi, se da una parte ha detto ‘no’ all’Isola, dall’altra ci ha dato la possibilità di lanciare un nuovo concetto, come l’adventure game, con Pechino Express. Credo, comunque, che da una parte o dall’altra, l’Isola prima o poi tornerà. Più prima che poi.
Qual è il programma del quale sei più orgogliosa?
L’Eredità, il programma che ha segnato la svolta. Sono orgogliosa perchè in quel momento ci siamo guardati e ci siamo detti: “forse abbiamo svoltato”. C’è stato un momento di orgoglio aziendale condiviso. Abbiamo condiviso tutto. Prima era una gestione trina, poi -nonostante fossi l’AD- ho sempre gestito tutto con Francesca. Noi diciamo sempre che abbiamo un cervello a metà.
Meglio l’Eredità di Amadeus o l’Eredità di Carlo Conti?
L’Eredità di Amadeus è stata l’Eredità degli inizi, l’Eredità di Carlo è quella di chi è riuscito a farne un programma diverso continuando a essere vincente. Sono due cose veramente diverse: Ama è il ricordo di quella prima garibaldina incursione, ma Carlo è una macchina da guerra. Ho una stima professionale per Carlo che non finisce mai. I programmi se li incarna e ha una visione sul suo pubblico incredibile.
La cosa peggiore, invece? Il tuo rimpianto?
Un programma che avrei voluto fare ma, pur essendoci arrivati molto vicini, non ci siamo riusciti: Italia’s Got Talent. Alla seconda edizione di XFactor, cominciammo a parlare con Roberto Sessa di Fremantle e c’eravamo iniziati a mettere in agitazione. Volevamo proporlo a Rai 1. La tempistica però non fu buona perchè Sabina (Gregoretti, ndDM), velocissima come sa essere lei, nel frattempo aveva chiuso. Mi sono mangiata le mani.
Secondo te Maria De Filippi, se non ci fosse Sabina Gregoretti, sarebbe la stessa cosa?
Penso sia un binomio artistico così forte che è difficile immaginare l’una senza l’altra. Secondo me, dunque, no. Con Sabina abbiamo lavorato insieme su Italia 1, prima che lavorasse con Maria. E’ quella che ha lanciato Matricole, Meteore, il Brutto Anatroccolo… c’era un gruppo (Zanfolin, Nocera, etc etc) che poi è passato lì. La declinazione artistica di Maria, per come la vediamo ora, è iniziata con Sabina. E’ una macchina da guerra.
A proposito di Fremantle, perchè quest’anno hanno preso la produzione in toto di XFactor lasciando a voi solo i casting?
E’ normale. Dopo due anni di co-produzione, quando hai la titolarità dei diritti, viene la voglia di produrlo al 100%. E’ un programma che genera una frenesia, un attaccamento che ti contagia. E’ speciale. Per me e per la squadra che ci ha lavorato è stato un momento difficile, ma lo comprendo.
Quali sono le ultime cose che farai prima di andar via?
Sto cercando di farne soprattutto una prima di andar via e ci siamo vicinissimi. E’ per l’autunno di Rai 2: una gran bella roba post-Pechino, una scommessa di linguaggio. Sarebbero 5/6 puntate, subito dopo Pechino Express. Poi sono riuscita a proporre una cosa a Rai 1 più di basso costo con un linguaggio diverso ma credibile e che potesse funzionare, Così Lontani Così Vicini. Quando sono usciti i dati della prima puntata, non ci credevo. Non ci ho dormito la notte, è stato come il mio primo programma su Italia 1. Grazie a Dio è andata bene e faremo una seconda serie. Teniamo la redazione accesa e continuiamo a cercar storie. Prima che venga formalizzata, in Rai ci sono dei tempi tecnici ma due giorni fa è stata confermata. Poi c’è anche un ultimo colpetto…
1. Marco89 ha scritto:
17 gennaio 2014 alle 14:38