13
gennaio

GOLDEN GLOBES 2014: I VINCITORI. TRIONFA LA GRANDE BELLEZZA DI SORRENTINO

Paolo Sorrentino

Dopo il red carpet, la pioggia di statuette. E’ da poco terminata la cerimonia di premiazione della 71^ edizione dei Golden Globes, la celebre kermesse che decreta i migliori film e programmi televisivi della stagione. La serata, trasmessa in diretta su SkyUno HD, ha regalato particolari emozioni anche al pubblico italiano, con una vittoria tricolore. La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino ha infatti trionfato nella sezione dedicata al miglior film straniero.

Ritirando il premio, il regista ha ringraziato l’Italia, “un Paese ben strano ma bellissimo“. Sempre nella categoria cinematografica, interessante il riconoscimento attribuito a Leonardo Di Caprio come miglior attore protagonista (film musicale/commedia) con  The Wolf of Wall Street. Frozen, di recente uscita nelle sale italiane, ha conquistato il premio come miglior film d’animazione, mentre 12 anni schiavo ha ottenuto il podio come miglior film drammatico.

Per quanto riguarda la sezione tv, premiato Breaking Bad come miglior serie drama. Il suo protagonista Bryan Cranston ha ricevuto la statuetta come miglior attore, mentre Robin Wright ha vinto per la sua interpretazione in House of Cards. Doppietta per la serie tv Brooklyn Nine-Nine, riconosciuta come miglior commedia e vincitrice con Andy Samberg, miglior attore protagonista. Bis di statuette anche per Dietro i candelabri, miglior miniserie e miglior attore, premio assegnato a Michael Douglas.

Golden Globe 2014: ecco tutti i vincitori

Ma ecco, nel dettaglio, tutti i vincitori della 71^ edizione dei Golden Globe 2014. Li abbiamo segnalati in grassetto, così che possiate confrontarli con i competitor della rispettiva categoria (dopo il salto):

MIGLIOR FILM (DRAMMA)

12 anni schiavo

Captain Phillips – Attacco in mare aperto

Gravity

Philomena

Rush

MIGLIOR FILM (COMMEDIA O MUSICAL)

The Wolf of Wall Street

American Hustle – L’apparenza inganna

A proposito di Davis

Nebraska

Her

MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA (DRAMMA)

Tom Hanks per Captain Phillips – Attacco in mare aperto

Chiwetel Ejiofor per 12 anni schiavo

Matthew McConaughey per Dallas Buyers Club

Idris Elba per Mandela: Long Walk to Freedom

Robert Redford per All Is Lost

MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA (DRAMMA)

Judi Dench per Philomena

Sandra Bullock per Gravity

Cate Blanchett per Blue Jasmine

Emma Thompson per Saving Mr. Banks

Kate Winslet per Labor Day

MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA (COMMEDIA O MUSICAL)

Leonardo DiCaprio per The Wolf of Wall Street

Bruce Dern per Nebraska

Oscar Isaac per A proposito di Davis

Christian Bale per American Hustle – L’apparenza inganna

Joaquin Phoenix per Her

MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA (COMMEDIA O MUSICAL)

Amy Adams per American Hustle – L’apparenza inganna

Julie Delpy per Before Midnight

Greta Gerwig per Frances Ha

Julia Louis-Dreyfus per Non dico altro

Meryl Streep per I segreti di Osage County

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA

Michael Fassbender per 12 anni schiavo

Barkhad Abdi per Captain Phillips – Attacco in mare aperto

Daniel Brühl per Rush

Jared Leto per Dallas Buyers Club

Bradley Cooper per American Hustle – L’apparenza inganna

MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA

Julia Roberts per I segreti di Osage County

June Squibb per Nebraska

Lupita Nyong’o per 12 anni schiavo

Jennifer Lawrence per American Hustle – L’apparenza inganna

Sally Hawkins per Blue Jasmine

MIGLIORE REGIA

Paul Greengrass per Captain Phillips – Attacco in mare aperto

David O. Russell per American Hustle – L’apparenza inganna

Alfonso Cuarón per Gravity

Alexander Payne per Nebraska

Steve McQueen per 12 anni schiavo

MIGLIOR SCENEGGIATURA

Spike Jonze per Her

David O. Russell e Eric Singer per American Hustle – L’apparenza inganna

Steve Coogan e Jeff Pope per Philomena

John Ridley per 12 anni schiavo

Bob Nelson per Nebraska

MIGLIORE COLONNA SONORA

Hans Zimmer per 12 anni schiavo

John Williams per Storia di una ladra di libri

Alex Ebert per All Is Lost

Alex Heffes per Mandela: Long Walk to Freedom

Steven Price per Gravity

MIGLIOR CANZONE ORIGINALE

Frozen – Il regno di ghiaccio (‘Let it Go’)

A proposito di Davis (‘Please Mr. Kennedy’)

Hunger Games: la ragazza di fuoco (‘Atlas’)

Mandela: Long Walk to Freedom  (‘Ordinary Love’)

One Chance  (‘Sweeter Fiction’)

MIGLIOR FILM STRANIERO

Il sospetto

La vita di Adele

Il passato

La grande bellezza

The Wind Rises

MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE

I Croods

Frozen – Il regno di ghiaccio

Cattivissimo me 2

MIGLIOR SERIE TV (DRAMMA)

Masters of Sex

Downton Abbey

The Good Wife

House of Cards

Breaking Bad

MIGLIOR SERIE TV (COMMEDIA O MUSICAL)

Modern Family

Brooklyn Nine-Nine

The Big Bang Theory

Girls

Parks and Recreation

MIGLIOR MINISERIE O FILM PER LA TV

The White Queen

Dietro i candelabri

American Horror Story

Dancing on the Edge

Top of the Lake

MIGLIOR ATTORE (MINISERIE O FILM PER LA TV)

Matt Damon per Dietro i candelabri

Al Pacino per Phil Spector

Michael Douglas per Dietro i candelabri

Chiwetel Ejiofor per Dancing on the Edge

Idris Elba per Luther

MIGLIOR ATTRICE (MINISERIE O FILM PER LA TV)

Helen Mirren per Phil Spector

Elisabeth Moss per Top of the Lake

Helena Bonham Carter per Burton and Taylor

Rebecca Ferguson per The White Queen

Jessica Lange per American Horror Story

MIGLIOR ATTORE (SERIE TV – DRAMMA)

Kevin Spacey per House of Cards

Bryan Cranston per Breaking Bad

Liev Schreiber per Ray Donovan

Michael Sheen per Masters of Sex

James Spader per The Blacklist

MIGLIOR ATTORE (SERIE TV – MUSICAL O COMMEDIA)

Jim Parsons per The Big Bang Theory

Don Cheadle per House of Lies

Jason Bateman per Arrested Development

Michael J. Fox per The Michael J. Fox Show

Andy Samberg per Brooklyn Nine-Nine

MIGLIOR ATTRICE (SERIE TV – DRAMMA)

Julianna Margulies per The Good Wife

Taylor Schilling per Orange Is the New Black

Robin Wright per House of Cards

Tatiana Maslany per Orphan Black

Kerry Washington per Scandal

MIGLIOR ATTRICE (SERIE TV – MUSICAL O COMMEDIA)

Julia Louis-Dreyfus per Veep

Edie Falco per Nurse Jackie – Terapia d’urto

Zooey Deschanel per New Girl

Lena Dunham per Girls

Amy Poehler per Parks and Recreation

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA (SERIE TV, MINISERIE O FILM TV)

Aaron Paul per Breaking Bad

Jon Voight per Ray Donovan

Corey Stoll per House of Cards

Rob Lowe per Dietro i candelabri

Josh Charles per The Good Wife

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA (SERIE TV, MINISERIE O FILM TV)

Sofía Vergara per Modern Family

Monica Potter per Parenthood

Hayden Panettiere per Nashville

Janet McTeer per The White Queen

Jacqueline Bisset per Dancing on the Edge

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12 Commenti dei lettori »

1. Giuseppe ha scritto:

13 gennaio 2014 alle 06:43

Non è il miglior film di Sorrentino, ma sono contento che La grande bellezza sia stato preferito agli altri film in gara, alcuni dei quali (come La vita di Adele) sono stati, in precedenza, sopravvalutati.
Meritato anche il riconoscimento agli interpreti di Dietro i candelabri.



2. Carmine ha scritto:

13 gennaio 2014 alle 13:07

chiedo a DM quando andrà in onda su Canale 5 il film… ?



3. Davide Maggio ha scritto:

13 gennaio 2014 alle 13:16

Entro la fine del mese!



4. Vince! ha scritto:

13 gennaio 2014 alle 13:31

E’ sempre gradevole assistere a questa cerimonia che si differenzia dagli Oscar per il maggior numero di divi presenti, per le battute davvero pungenti di chi presenta e per il fatto che man mano che si va avanti con le premiazioni tutti appaiono sempre più ubriachi (si mangia e soprattutto si beve molto!). Insomma, ogni anno la consegna dei Golden Globes risulta essere una trasmissione molto divertente.
Quest’anno però ci sono stati alcuni inconvenienti tecnici di troppo, che mi hanno fatto ricordare in maniera preoccupante le imbarazzanti premiazioni dei David di Donatello.



5. Peppe93 ha scritto:

13 gennaio 2014 alle 13:38

Sono contento, il film è ben fatto.



6. Andrej ha scritto:

13 gennaio 2014 alle 15:51

La vittoria di Sorrentino, soprattutto a fronte di tre eccellenze al massimo della forma come Kechiche, Farhadi e Miyazaki, conferma la difficoltà per certi versi invalicabile del cinema italiano di presentarsi rinnovato, autentico e urgente agli occhi del mondo: preoccupato soltanto di rassicurare lo spettatore non autoctono fornendo un’immagine del Paese – e soprattutto del modo di fare cinema – stantia, derivativa, parassitaria e autoindulgente, “La grande bellezza” riporta la cinematografia nostrana indietro di cinquant’anni, vanificando decenni di sperimentazioni, di rinnovamenti e di rinascite, limitandosi a presentarci come i curiosi nipotini di quel Fellini così tanto frainteso e scimmiottato.

E questa burrasca di aria fritta e di speculazioni sul nulla, di stereotipi rimasticati e di sguazzamenti nel proprio declino lascia a bocca asciutta tre prospettive moderne e autenticamente vive, dalla intensissima immersione multisensoriale di “La vita di Adèle” allo straordinario, compendiario e dolcissimo commiato di “The Wind Rises”, passando per lo straziante autoritratto più vero del vero della condizione umana de “Il passato”.

No, gente: rimettete a posto le bandiere, le vuvuzela e il popopò, ché non c’è proprio nulla da festeggiare.



7. Vince! ha scritto:

13 gennaio 2014 alle 16:25

Io invece festeggio, alla faccia di critici e rosiconi!
Il film di Sorrentino, che avrà pure qualche difetto, riesce a rappresentare benissimo gli Italiani e l’Italia per quello che sono oggi. E questo viene riconosciuto e apprezzato soprattutto all’estero.



8. Carmine ha scritto:

13 gennaio 2014 alle 16:45

Grazie DM!! :-)



9. Davide Maggio ha scritto:

13 gennaio 2014 alle 16:48

Come ho scritto su Facebook, leggo tanti commenti di persone che dicono che La Grande Bellezza, fresco vincitore del Golden Globe come Miglior Film Straniero, è sopravvalutato. E sono pure d’accordo. Ma sapete che c’è?! Non me importa nulla. L’Italia porta a casa un Golden Globe e penso si debba essere felici.



10. Andrej ha scritto:

13 gennaio 2014 alle 16:56

L’Italia di Sorrentino non è l’Italia reale, ma ciò che l’Italia si ostina a pensare di essere e, soprattutto, come l’Italia vuole essere vista all’estero: “pazza ma bella” – parole di Sorrentino -, arrovellata nella sua decadenza ma sempre guascona, simpaticissima, intrallazzona e furba quanto basta.

All’estero importa poco di Bellocchio, di Martone, di Di Costanzo, di Frammartino, di Diritti, di Marcello, di Mereu, di Ciprì, di D’Anolfi & Parenti e di Rosi, perché l’immagine del Paese è ancora quella delle feste in terrazza, degli allegri puttanieri, dei salotti e dell’intellighenzia da strapazzo.

Manca il paese reale, quello dei già citati Kechiche (in Francia) e Farhadi (in Iran, e ora in Francia), della Nouvelle Vague greca (dalla Tsangari a Lanthimos, passando per Avranas, Leone d’Argento a Venezia70), di Zhangke in Cina, di Larrain in Cile e di Ceylan in Turchia, così come manca l’idea di andare oltre la forma e di dire davvero qualcosa, equilibrio perfettamente raggiunto dai Kar-Wai, dagli Haneke, dagli Anderson, dai Malick e dai Carax, solo per citare le ultimissime stagioni.

Vedere Sorrentino con il suo Golden Globe in mano è stato come vedere un cadavere in putrefazione essere incoronato Miss Universo.

Il cinema – e l’arte in generale – è qualcosa di troppo importante per essere ridotto alle tifoserie, al nazionalismo e alle bandiere: si dovrebbe parteggiare per il più meritevole, non per quello che parla la nostra stessa lingua.

è una vittoria più deleteria di qualsiasi sconfitta, e non c’è Italia o non Italia che tenga.



11. Michele ha scritto:

13 gennaio 2014 alle 18:28

Sono d’accordissimo con Davide Maggio, per una volta tanto un film italiano non comico è riuscito a richiamare molto pubblico e ad avere una grande visibilità internazionale: questa è una cosa di cui bisogna essere solo contenti, veramente tutte queste polemiche snob da cineclub radical-chic anni ‘70 lasciano il tempo che trovano; il nostro cinema ha smesso di essere un grande cinema perchè per l’appunto, ha rinunciato ad essere popolare per mettersi ad inseguire delle vacue velleità artistiche con il risultato che oggi, se si escludono le commedie, quasi tutti i film italiani hanno in comune il fatto di essere trasmessi in sale cinematografiche deserte perchè nessuno li va a vedere



12. Andrej ha scritto:

13 gennaio 2014 alle 19:05

Certo tipo di cinema – quello che resta – non ha bisogno di pubblico.
C’è chi frequenta le sale, se va bene, 5 volte l’anno, rigorosamente sotto le feste e dietro battage pubblicitari invasivi: per questo genere di spettatore probabilmente “La grande bellezza” è un grande evento, il carro del vincitore su cui salire a bella posta e su cui crogiolarsi in quanto nato entro i confini del Paese in cui il film è stato realizzato.

Le polemiche snob da “cineclub radical-chic anni ‘70″ (complimenti per la fantasia) vengono probabilmente da chi col cinema ci vive, ci lavora e vi si confronta, con chi, per mestiere e/o per passione, almeno una settantina di titoli di film usciti durante l’anno li va a vedere – senza contare tutte le visioni casalinghe: ci sono altre realtà fuori dalla Roma dei salotti, altre cinematografie assai diverse dalla pseudo-autorialità dei Sorrentini del caso, tanti di quei film da vedere e da scoprire che la piccolezza autoreferenziale, compiaciuta e sterile de “La grande bellezza” vi scomparirebbe.

Quanti di voi, senza contare visioni festivaliere come “L’image manquante” di Rithy Panh, “Feng Ai” di Wang Bing o “Under the Skin” di Jonathan Glazer, hanno visto quest’anno un saggio di messinscena come “Venere in pelliccia”, un’immersione nei sensi come “La vita di Adèle”, una sfida alla sensibilità dello spettatore come “La moglie del poliziotto”, un epico delirio come “The Wolf of Wall Street” o un’apoteosi di poesia come “The Grandmaster”?

Il nostro non ha mai smesso di essere un grande cinema: lo è ancora (leggere i pochi esempi nel post precedente), ma è affossato da patrocinatori e spettatori impegnati a fare e a pensare ad altro, a vivere di commedie post-cinepanettonesche davvero convinti che ci sia stato un miglioramento e a improvvisarsi cinefili quando sentono al telegiornale che uno dei nostri ha vinto un premio.

La Francia, al contrario, è orgogliosa in toto di quello che produce, e basterebbe pensare soltanto a Kechiche, Polanski, Farhadi, Garrel, Assayas, Ozon, Audiard e Carax (solo per citare titoli usciti nell’ultimo anno e mezzo), portati in palmo di mano non solo dalla critica e dai media, ma anche da molti spettatori, per rendersi conto che il nostro problema non è la presunta inaccessibilità dei film con “vacue velleità artistiche” (come, con invidiabile complesso di inferiorità, vengono amabilmente descritti), ma l’imbarbarimento culturale di un intero Paese.

Quello di Fellini era tutt’altro che cinema “popolare” (ma l’avete mai visto, voi, “La dolce vita”, o parlate per sentito dire?), eppure riempiva le sale: chiediamoci il perché.

Godetevi il vostro divanetto sul carro del vincitore: ve lo meritate.



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