Colpirne uno per educarne cento. Stavolta i giudici sono stati chiari: d’ora in poi, chi evade il canone delle tv a pagamento con mezzucci e taroccamenti, rischia grosso. Anche il carcere. La Cassazione ha infatti condannato a quattro mesi di reclusione e 2mila euro di multa un palermitano di 52 anni che vedeva Sky nella sua abitazione usando il sistema illegale del “card sharing“, ossia la condivisione tra più utenti-pirata dei codici per la visione della pay tv senza la relativa smart card.
Confermando la sentenza pronunciata dalla Corte di Appello di Palermo nell’aprile 2016, la Cassazione ha condannato l’imputato ‘taroccatore’ per aver “installato un apparecchio con decoder regolarmente alimentato alla rete Lan (domestica ed internet), collegato con la tv e l’impianto satellitare così da rendere visibili i canali televisivi del gruppo Sky Italia in assenza della relativa smart card“.
Card sharing – Cos’è e come funziona
A finire sotto accusa è stato ancora una volta il sistema del card sharing, utilizzato per acquistare i codici necessari alla visione della pay tv e dei suoi programmi criptati da un soggetto terzo che, in maniera fraudolenta, li vende a più clienti a prezzi più convenienti del canone. Ecco spiegata la truffa, il taroccamento satellitare. Si tratta di un sistema di pirateria non particolarmente sofisticato, che richiede solo il possesso di un decoder da collegare al televisore e alla rete locale attraverso il router. Grazie al collegamento Internet i decoder ricevono costantemente i codici seriali che abilitano alla visione della pay satellitare.
Il card sharing, che era stato depenalizzato nel 2000, ha ripreso rilevanza penale nel 2003, tornando ad essere un reato in seguito a un decreto legislativo. Da parte loro, le forze dell’ordine non hanno mai smesso di eseguire controlli al fine di individuare comportamenti illegali: nel 2015, la Guardia di Finanza di Trento scoprì un’associazione a delinquere operante in varie regioni d’Italia e dedita proprio allo sfruttamento di questa pratica. Scattarono sequestri e perquisizioni da nord a sud.
Nel caso della recente condanna, l’imputato si era difeso, senza successo, sostenendo di aver acquistato i codici di decodifica dei programmi sul web per giustificare il fatto che, durante la perquisizione a casa sua, non fosse stata “mai stata rinvenuta la smart card“. Secondo la Cassazione, invece, i giudici palermitani hanno “correttamente” emesso la condanna, “evidenziando la finalità fraudolenta del mancato pagamento del canone Sky“.
1. Luca ha scritto:
11 ottobre 2017 alle 13:50