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Stucky: la semplicità non è una cosa scontata

Stefania Stefanelli

di Stefania Stefanelli

31/10/2024 - 13:24

Stucky: la semplicità non è una cosa scontata

3.8 /5

Ci voleva uno come Stucky nella televisione italiana. Un investigatore semplice, attento, che non maltratta i sottoposti, che è gentile con tutti e che nella sua normalità esprime sempre ciò che anche lo spettatore sta pensando. E ci voleva una serie come quella andata in onda ieri sera su Rai2, diversa dalle colleghe tricolori.

L'”uovo di Colombo” della narrazione è il rovesciamento del normale andamento delle indagini, come nella popolare serie con il Tenente interpretato da Peter Falk. Il pubblico conosce l’identità e il modus operandi del colpevole da subito, perchè assiste al misfatto e dunque sa già tutto.

Chi non lo sa è proprio il protagonista, con il quale si instaura una sorta di sfida a distanza: sarà capace di cogliere tutti gli indizi e arrivare alla verità? Ovviamente sì, ma l’esperienza di visione non è per questo scontata nei 60 minuti abbondanti dell’episodio, che viene fatto assaporare con una messa in onda singola. L’azione, peraltro, è meglio condensata rispetto ai polizieschi da 40-50 minuti e non si diluisce rispetto a quelli tipicamente nostrani da 90-100 minuti.

Giuseppe Battiston è un perfetto Stucky

Poi, c’è Giuseppe Battiston. L’attore, che ha preso parte a titoli tra i quali val la pena citare Tutti Pazzi per Amore (era l’indimenticabile tuttologo Dottor Freiss) e Volevo fare la rockstar, si prende la scena con garbo e delicatezza, simpatico e carismatico allo stesso tempo. L’ispettore capo Giuseppe Stucky è proprio nelle sue corde, risulta credibile e vero, complici anche dialoghi efficaci e poco “scritti”.

In conclusione, dateci più serie come questa, che di ottima semplicità c’è sempre bisogno.

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