Editoriale



23
settembre

#TELERATTI2013: L’EDITORIALE DI MAURIZIO COSTANZO (VIDEO)




17
febbraio

SANREMO 2013: L’EDITORIALE DI RITA DALLA CHIESA. LUCIANINA UNICA GRANDE IDEA

Modà a Sanremo 2013

Modà a Sanremo 2013

di RITA DALLA CHIESA per DavideMaggio.it

L’anno scorso “La notte” di Arisa, quest’anno la notte del terremoto, almeno per noi del Lazio. Quindi, ansia e meno attenzione all’Ariston. Anche se non è sfuggita, ai più, la  vittoria già ampiamente prevista di Marco Mengoni. Niente contro di lui, la sua canzone è bellissima. Ma io ho tifato fin dall’inizio Modà. Il testo, che ha fatto arricciare il naso ai più “colti”, è una vera poesia alla vita.

Detto questo, il Festival non è stato, come aveva promesso Fazio in conferenza stampa, il festival delle idee. Di una sola idea…forse si! A parte l’orchestra, appesa e sacrificata alle pareti del teatro, strepitosamente brava e mai ringraziata abbastanza, l’unica grande idea è stata Lucianina. Ha dissacrato con ironia, intelligenza e un pizzico di incoscienza la liturgia di uno spettacolo che ho fatto fatica a riconoscere come “il Festival della canzone italiana”. Abbiamo cominciato con l’emozione del “Va pensiero” di Verdi, per proseguire subito dopo con l’Armata Rossa di Toto Cutugno. Scusate, ma non sarebbe stato meglio chiamare la nostra Banda dei Carabinieri, allora? Quel palcoscenico vuole la musica, i cantanti vogliono musica, le case discografiche vogliono musica, il pubblico vuole musica. E questo, indipendentemente dagli ascolti. Si è sostenuto che si è voluta fare una scelta di qualità. Giusto. Ma dove sta scritto che la qualità sia solo quella ascoltata in queste serate? A me sono mancate le figure carismatiche di Sanremo. Mi sono mancate la Bertè e la Oxa. Albano e Leali. I Pooh. Mi è spiaciuto vedere quasi ignorata Malika Ayane, e osannato Elio. Sarò di coccio, ma non ho capito il motivo di tanto entusiasmo… Mentre ho pianto sul momento di magia pura del “come prima” di Bollani e Veloso. Mi sono emozionata quando è entrato Baudo, con i suoi capelli bianchi. O quando la Littizzetto ha fatto il suo bellissimo monologo sulla violenza contro le donne. Ripeto, tutto questo senza nulla togliere alla professionalità di Fazio. Che è riuscito a portare sul palco dell’Ariston quell’intellighenzia che, fino a qualche giorno fa, aveva sempre dichiarato di non averlo mai nemmeno visto, il Festival!

Bella la regia di Duccio Forzano, un nome, una garanzia. Lui è uno che non deve più dimostrare niente a nessuno. Il suo è un “tratto” sicuro, che non mette ansia in chi sta guardando. Ma c’è stato davvero un Festival di Sanremo? Io ho visto per cinque sere uno spettacolo ben confezionato, condotto con eleganza da Fazio e con della musica forse troppo raffinata per essere capita da una nazional popolare come me. Ma è finito da un’ora, e, a parte per pochissime canzoni, lo ricorderò solo per la frase di Luciana “la bellezza del maschio conta poco. Altrimenti tu non avresti spiegazione”, e per per il suo salto di gioia sulla caduta della Balti che stava sfilando in passerella come una dea. In quel momento è stata tutte noi!!! Ma domattina che canto???


16
febbraio

SANREMO 2013: L’EDITORIALE DI CARLO FRECCERO PER DM. FESTIVAL TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE

Pippo Baudo, Fabio Fazio e Luciana Littizzetto

di CARLO FRECCERO per DavideMaggio.it

Quando si lavora su una trasmissione che è anche un evento, un’istituzione, come il Festival di Sanremo, piuttosto che Miss Italia o il Giro d’Italia, il compito del conduttore è officiare una trasmissione già codificata, rinnovarla lavorando sulla sua memoria storica. Questo lavoro sulla traduzione, per legarla e rinnovarla, è il meccanismo che permette di sopravvivere al concetto di tradizione e autore. Rinnovare il Festival di Sanremo significa partire: ma cosa caratterizza il Festival di Sanremo?

Rinnovare significa cambiare, ma anche enfatizzare il passato, conservarlo, contrapporre il nuovo all’esasperazione del vecchio. Il Festival di quest’anno è nuovo nella misura in cui cerca nuove strade, anche a livello musicale, dando spazio ai fenomeni emergenti sul mercato. Nello stesso tempo è tradizionale nella misura in cui ritaglia, ad ogni serata, uno spazio per gli aspetti più tipici,  eccessivi, ridondanti, dell’estetica tradizionale dell’evento.

Quest’anno non sono in gara le vecchie glorie nazionali. Nonostante ciò ogni sera, accanto all’ospite internazionale di tendenza, c’è spazio per una gloria arci italiana: Toto Cotugno, (Ricchi e Poveri), Albano e Pippo Baudo. Il gusto nazionalpopolare sopravvive, ma, ancora una volta, in una bacheca di cristallo, che rende il kitsch accettabile, il cattivo gusto o comunque il gusto popolare un vezzo elitario perfettamente coniugabile con il nuovo.





16
febbraio

SANREMO 2013: L’EDITORIALE DI PIERO CHIAMBRETTI PER DM

Sanremo 2013 - Piero Chiambretti - Pippo Baudo

Sanremo 2013 - Piero Chiambretti - Pippo Baudo

di PIERO CHIAMBRETTI per DavideMaggio.it

Sono da cinque giorni a Sanremo, la città dei fiori di Amsterdam, per seguire per Radio 2 il festival della contemporaneità. Una volta il Festival era lo specchio del Paese, adesso è il Paese che chiede al Festival lo specchio.

Radio 2 si chiama così perchè siamo in due a realizzare questo programma andato in onda tutte le sere in contemporanea con la più famosa kermesse musicale dell’Unione Sovietica trasmessa da Rai 1. I due in questione sono due imitatori eccezionali: Gianfranco Butinar che interpreta 21 voci ma è pagato per una, e Gabriella Germani che ne imita altrettante ma viene quasi gratis.

Seguire il Festival dalla postazione radio è un’esperienza notevolissima. Guardi la trasmissione, vedi immagini ma non senti l’audio (perchè quello lo facciamo noi) e ti rivolgi ad un pubblico misterioso: automobilisti, autotrasportatori, i senza fissa dimora, tutti lontani da un apparecchio televisivo riesumato per il Festival della canzone. La Radio è la contemporaneità, altro che la tv; mentre ascolti fai almeno altre 20 cose contemporeamente. Tra queste spostare un voto, spostare un mobile, spegnere il cervello, il telefonino, la bocca e ahimè pure la radio.

Gli ascolti della sessantreesima edizione del Festival hanno dimostrato una cosa: che una tv sola è meglio di 900. Sappiamo cosa guardare, commentare e, nel caso, rimuovere.

Il mondo in questa settimana ha cercato di fare la sua personale controprogrammazione alla kermesse: dimissioni del pontefice, arresti eccellenti, asteroidi, assassini olimpici potenziali, ma nulla ha potuto fermare la corazzata dei buoni sentimenti, specchio di un Paese stanco di farfalle e galline.

In conclusione, visto il trend, consiglierei ai dirigenti della Rai di organizzarne subito un altro a Pasqua.

Ah, dimenticavo, il Festival ha stabilito un record. Nella categoria giovani, per la prima volta ha vinto un blogger: Maggio, Davide però!


15
febbraio

SANREMO 2013: L’EDITORIALE DI FRANCESCO FACCHINETTI SU DM

Sanremo 2013: Fazio e Littizzetto

Sanremo 2013: Fazio e Littizzetto

di FRANCESCO FACCHINETTI per DavideMaggio.it

L’incipit di tutto è che ogni volta che c’è Sanremo, come quando gioca la nazionale, gli italiani si scagliano contro la kermesse. Soprattutto i musicisti celebrati e blasonati. Anche io mi son messo dentro questo calderone perchè non è più un Festival della Canzone ma un varietà nel quale le canzoni fanno da contorno allo spettacolo.

Mi sono chiesto: “come mai nel corso degli anni è successa questa cosa?”. Perchè negli anni 60 il Festival pullulava di musica e di grandi cantanti? Pensate a Domenico Modugno, Gino Paoli, Mina… passavano sul palco dell’Ariston i più grandi della musica italiana.

Sono arrivato alla conclusione che… la colpa è dei cantanti! Se Sanremo è così, la colpa non è della tv, che si è adeguata e, non avendo più un carico da 90 da un punto di vista musicale, ha dovuto necessariamente puntare su qualcos’altro. Pensate, invece, se potessimo vedere un Festival come quelli degli anni 50, 60 o 70 che puntasse su grandi nomi come Laura Pausini, Raf, Cesare Cremonini, Vasco Rossi, Ligabue, Baglioni, Jovanotti o Fabri Fibra che, come succedeva in quegli anni, duettano con dei big della musica straniera. Immaginateli a duettare con Rihanna, Lady Gaga, Madonna, Bruno Mars, Justin Timberlake, Jay Z… secondo voi, ci sarebbe bisogno di 40 minuti di comicità o di tanti siparietti a fare da intermezzo?





14
febbraio

SANREMO 2013, L’EDITORIALE DI MASSIMO BERNARDINI: TRAPIANTATO UN FELICE EPISODIO POP DOMENICALE DI RAI3

Fabio Fazio nel backstage di Sanremo 2013

Fabio Fazio nel backstage di Sanremo 2013

di MASSIMO BERNARDINI per DavideMaggio.it

Facile, adesso, dire che Sanremo fa ascolti comunque, chiunque lo conduca, lo disegni, lo inquadri, lo scriva, lo gestisca editorialmente. Invece riflettiamo per un attimo sull’operazione tv che è stata fatta: è stato trapiantato un felice episodio pop domenicale di Raitre (il finale di “Che tempo che fa” fra Fazio e Littizzetto, picco d’ascolto felicissimo ma che non va mai oltre il 20 di share e accade una volta la settimana per non più di 10’ di durata) sul maggiore evento tv della tv italiana.

L’intuizione di Giancarlo Leone, neodirettore di Raiuno, di proiettare in scala quel frammento dentro un iper-contenitore di ben 4 ore (!) è stata un azzardo, eppure ha funzionato, facendo assurgere la nicchia a dimensione popolare con uno share medio che supera di un bel po’ il 40% e un totale teste di 12/14 milioni (con vette di target pregiato mai viste su Raiuno: per le prime 2 sere i laureati sono stati la quota più alta di pubblico mai raggiunto dal festival!). Ma la partita era ancora più sofisticata, perché la squadra era tutta di innovatori: Francesca Montinaro scenografa modernissima che unisce tecnologia e gusto del teatro; Duccio Forzano regista che ha l’innovazione e il profondo rispetto della musica nel sangue; Ivan Pierri che è ormai il più elegante light designer della tv, più la banda di autori di “Che tempo”, Pietro Galeotti, Marco Posani, Massimo Martelli, Michele Serra, Francesco Piccolo, rafforzati da un solidissimo autore da studio come Claudio Fasulo. E naturalmente la direzione artistico-musicale consapevolmente attuale di Mauro Pagani. Gli “eroi che fecero l’impresa” di dare una spallata al Festivalone sono questi, e Raiuno (che ha dovuto segare ben 1 milione di risorse, quest’anno) aveva visto giusto. Credo, conoscendo da tempo la banda di cui sopra, che parecchie sorprese ci aspettino da qui a sabato.

P.S. Per soddisfare il lato “giornalismo d’inchiesta” degli amici di Davidemaggio.it, specifico che l’albergo assegnatomi dalla Rai come al solito (in vena di evidenti risparmi sulla caldaia) mi aveva dato una stanza gelida e con riscaldamento mal funzionante. Dopo una prima notte difficile mi era stato assicurato di aver rimediato ma non era vero, dunque dopo aver richiesto un’altra stanza e avendo ricevuto un diniego causa appunto il limitato numero di quelle “riscaldate”, alle 23 di martedì mi sono messo in cerca di un altro rifugio per la notte. I 2 convenzionati con la Rai non avevano più posto e mi è stato segnalato che solo il Royal, 5 stelle, ne aveva ancora. Ho dunque ottenuto una stanza fronte collina per la cifra di 211 euro a notte (fronte mare ne costava 40 di più). Come al solito anticiperò personalmente il dovuto, e non so se la differenza di 50/100 euro dal convenzionato Rai mi verrà rimborsata. Tutto chiaro?


29
marzo

TG4, L’ULTIMO EDITORIALE DI EMILIO FEDE: “MI FACCIO DA PARTE, MA TORNERO’ A PARLARE”

Emilio Fede

Edizione storica del Tg4 quella trasmessa stasera. Per la prima volta dopo vent’anni, il notiziario di Rete4 non è andato in onda sotto la direzione di Emilio Fede, che proprio ieri ha lasciato il suo incarico. Il giornalista, che è stato sostituito dal collega Giovanni Toti, ha salutato il suo pubblico con un editoriale di addio nell’edizione delle 19 condotta da Marina Dalcerri.

“Questo intervento è un saluto non è un addio. Da oggi c’è un nuovo direttore, bravissimo, che prenderà il mio posto ma io non sarò lontano da voi. Voi mi mancherete sicuramente spero di mancarvi anch’io. Sono 23 anni che io conduco e dirigo questo telegiornale nel massimo della libertà, dell’obiettività, in un’azienda che mi ha molto amato ed è stata da me, e resterà sempre, molto amata” ha detto l’ex direttore del Tg4.

Il giornalista è intervenuto con un messaggio registrato dal suo studio, nel quale sarebbe rimasto ‘barricato’ tutta la giornata. Emilio Fede ha poi spiegato:

Altri bravissimi colleghi condurranno il telegiornale, un altro bravo collega lo dirigerà, però non è escluso che io qualche volta torni a parlare e a dirvi che io ci sono, perché ci sarò, perché ci sono stato per tanti anni. C’è un momento in cui l’azienda volendo ristrutturare e rendere un po’ più giovane, quello che ha la mia età deve un attimo farsi da parte, cioè deve aiutare gli altri a crescere

Dunque, Fede non ha escluso la possibilità di tornare a dire la sua magari nelle vesti di opinionista, come già si vociferava potesse accadere dopo il suo addio al Tg4. Infine il giornalista ha salutato il pubblico.

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13
novembre

EDITORIALE DI MINZOLINI: LE CONTESTAZIONI A BERLUSCONI SONO STATE RIPROVEVOLI

Augusto Minzolini, Tg1

Le manifestazioni di piazza che hanno accolto le dimissioni di Silvio Berlusconi come un nuovo 25 aprile sono state “riprovevoli“, una “brutta pagina” nella storia dell’Italia. Lo ha affermato questa sera il direttore del Tg1 Augusto Minzolini, in un editoriale andato in onda nell’edizione delle 20 del suo notiziario. Pochi minuti prima il Cavaliere aveva divulgato un videomessaggio nel quale si diceva rattristato dai fischi e dagli insulti che gli erano stati rivolti ieri dalla folla esagitata di piazza del Quirinale (leggi qui).

È legittimo manifestare su tutto e su chiunque, ma le 2000 persone che ieri hanno lanciato monetine e gridato hanno messo in scena il rito tribale del capro espiatorio che non ha nulla a che vedere con la democrazia” ha detto il responsabile del Tg1.

Il giornalista ha poi proseguito con tono indignato, affermando che tanta violenza verbale non sarebbe giustificata da nessuna ragione.


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