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luglio

INTERVISTA A JASON PRIESTLEY. L’ATTORE A DM: NON CHIAMATEMI BRANDON MA FITZ. TORNERO’ A LAVORARE CON LUKE PERRY.

Jason Priestley

Jason Priestley al Roma Fiction Fest

Sono passati anni da quando ha lasciato il personaggio che lo aveva consacrato icona degli anni ‘90, vero e proprio idolo per milioni di teenager nel mondo. Ora Jason Priestley è un uomo di quarantadue anni, ha recitato in altre serie tv, ma non è mai riusciuto a scrollarsi di dosso il suo alter ego televisivo, Brandon Walsh. Ci (ri)prova ora con Call me Fitz, serie canadese dove Jason interpreta un cinico e “anomalo” venditore di auto usate, un vero e proprio antieroe che si pone letteralmente all’antitesi dell’adolescente modello interpretato nel telefilm di Aaron Spelling. Proprio in occasione della presentazione della serie al Roma Fiction Fest l’abbiamo incontrato, insieme all’ideatrice Sheri Elwood e ci siamo fatti rivelare qualche dettaglio in più sulla sua ventennale carriera. A cominciare proprio da Beverly Hills 90210

 Allora Jason la prima domanda è d’obbligo: se ti chiamano o ricordano esclusivamente come Brandon ti da fastidio?

Jason Priestley: No, non è che è mi dia proprio fastidio, però è così, succede. Spero che con Call me Fitz, che mi auguro abbia successo, il pubblico comincerà ad identificarmi con questo personaggio. Sarebbe ora (ride, ndDM). 

Di fatto quando si è protagonisti di una serie di successo come Beverly Hills 90210 diventa difficile scrollarsi di dosso il personaggio.

Jason Priestley: La sfida maggiore per un attore dopo aver interpretato una serie di enorme successo, come nel mio caso, è di riuscire a prendere le distanze nella mente del pubblico. Quel che faccio io è cercare di trovare dei progetti che siano sempre nuovi e finora – sotto questo punto di vista - mi pare di essermela cavata abbastanza bene.

Quali sono state le ragioni del successo straordinario di Beverly Hills 90210?

Jason Priestley: Di sicuro il fatto che nelle prime stagioni si sono affrontate tematiche sociali delicate nel migliore dei modi. Nelle ultime, invece, la serie è divenuta come tante altre.

Sheri Elwood: A mio avviso in quegli anni Beverly Hills rappresentava un po’ il mondo di Hollywood e per la prima volta la vita dei divi diventava, per così dire, accessibile agli occhi degli adolescenti da casa.

Tanta è stata l’importanza di Beverly Hills nel mondo della serialità che ne hanno fatto uno spin off, 90210. Jason come l’hai trovato?

Jason Priestley: Innanzitutto, direi che 90210 è molto diversa dall’originale, le due serie hanno ben poco in comune. Non la seguo, però, perchè ho quarant’anni e sono, ormai, troppo vecchio per una serie dedicata ai teenager.

Ci sono possibilità di rivederti nei panni di Brandon in 90210?

Jason Priestley: Io ho partecipato alla serie dirigendo diversi episodi ma la mia risposta è no, non rivedrete Brandon, l’ho interpretato per 9 anni e devo dire che mi sembrano sufficienti. Quando ho chiuso la mia esperienza con Beverly Hills, dopo ben 250 episodi, avevo già detto tutto quello che c’era da dire sul mio personaggio.

 Com’è cambiato il tuo modo di stare sul set rispetto agli inizi?

Jason Priestley: Devo dire che mi sono sempre sentito a mio agio davanti alla macchina da presa, ci sto da una vita e credo di avere un’ottima etica di lavoro. Quello che è cambiato, nel corso della mia vita professionale, lo devo ai corsi di recitazione in teatro che ho seguito e su cui ho costruito la mia carriera. Se ti riferisci, poi, alle cattive abitudini ti dico che non ne ho.

Sheri Elwood: Fumi…

Jason Priestley: No, non è vero (ride, ndDM).

In Call me Fitz, il tuo personaggio si trova a fare i conti con la propria coscienza. Per l’attore Jason, è arrivato il momento di fare i conti con la propria coscienza professionale, di fare dunque una sorta di bilancio?

Jason Priestley:  Non ci avevo mai pensato effettivamente, ma credo di essere per indole più proteso verso il futuro che verso il passato, non mi guardo mai troppo indietro, anche se a volte farlo è necessario, anzi è indispensabile fare un po’ il bilancio della propria carriera e capire.

A proposito di Call me Fitz, Sheri puoi raccontarci la genesi del progetto?

Sheri Elwood: La storia nasce, in un certo qual modo, dalla mia famiglia. In particolare da mio fratello che, da giovane, era un rivenditore di auto un po’ sopra le righe. Un giorno a pranzo con mia nonna, quest’ultima mi ha detto: Quel ragazzo avrebbe bisogno di prendere un aperitivo con la propria coscienza. Da questa frase è nata l’idea centrale della sceneggiatura che, però, in quel momento, ho scritto per me stessa e non con l’idea di farne una serie tv. Ho tenuto, quindi, per un po’ di tempo il progetto nel cassetto, malgrado fosse il mio preferito e non ho voluto realizzarlo finché non sarei riuscita a farlo come volevo io. Nello specifico ho dovuto trovare gli interpreti che reputavo migliori e un network che mi potesse dare la più ampia libertà possibile. Il risultato a me è piaciuto e spero possa piacere anche al pubblico.

La serie è anche molto particolare.

Sheri Elwood: Sì ritenevo che fosse possibile fare qualsiasi cosa, anche le più strane, purché fossero basate su delle emozioni reali, per questo lo show è anche molto serializzato. Le cose che vengono narrate possono sembrare folli, se raccontate fuori contesto, ma vi assicuro che tutto in questa serie ha un suo senso preciso. In ogni episodio c’è un confronto tra Fitz e la sua coscienza, un aspetto diverso della sua personalità che viene messo in risalto, come, ad esempio, il suo senso di colpa nei confronti della madre interpretata da una fantastica attrice come Joanna Cassidy che aveva recitato in Six Feet Under.

Perché Call me Fitz è stato prodotto in Canada e non negli States?

Sheri Elwood: Siamo entrambi canadesi e già questo ci è parso un ottimo motivo. Inoltre, le produzioni canadesi sono molto più veloci rispetto a quelle americane e c’è molta più libertà creativa, per noi è stato come un po’ vestire il mantello dell’anonimato, non ci facevano domande su quello che stavamo facendo e hanno voluto vedere il progetto solo alla fine. Aggiungo altresì che l’emittente ci ha dato la possibilità di preparare la seconda stagione senza che la prima sia ancora andata in onda. La première sarà, infatti, il 19 settembre. 

Jason Priestley: In Canada ti danno carta bianca, c’è meno pressione. Negli USA ti stanno addosso, ti fanno mille problemi e appunti sul lavoro che realizzi. C’è un forte controllo da parte degli studios ma, non mi fraintendete, non parlo di ingerenze politiche.

Vedremo Call me Fitz anche in Europa?

Sheri Elwood: In Europa è stato venduto a diverse emittenti, Italia compresa, mentre negli Usa ci stiamo lavorando.

Non tutti sanno che Jason Priestley è anche regista. Ci puoi svelare i tuoi progetti futuri?

Jason Priestley: Sì, sto preparando un film, e spero che Sheri collabori con me alla scrittura, sulla storia vera di Sam Brown, un giovane ciclista di mountain bike canadese che viene arrestato perchè coinvolto in un traffico di marijuana tra la British Columbia e gli Usa. Con l’accusa di aver pilotato un elicottero che trasportava circa 100 kili di marijuana, viene rinchiuso in una cella nello stato di Washington dove, poi, viene ritrovato impiccato. Tale morte ha dato adito ad una serie di sospetti. Reputo la storia di Sam molto interessante, ragion per cui ho acquistato i diritti del libro. Ciò di cui ho voglia è di raccontare la doppia vita di un ragazzo che si divideva tra la normalità familiare e l’attività segreta di trafficante. Non appena tornerò da Roma a Vancouver voglio dirigere un western, intitolato Goodnight for Justice, che sarà interpretato da Luke Perry (Dylan in Beverly Hills). Credo proprio sarà molto divertente lavorare insieme a lui.

Una curiosità: quali sono le serie che Jason Priestley guarda?

Jason Priestley: Breaking Bad ma anche True Blood.

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5 Commenti dei lettori »

1. brendaforever ha scritto:

12 luglio 2010 alle 18:24

Beverly hills rimarrà sempre il teen -drama piu’ bello!!!basti pensare agli ascolti incredibili che aveva su italia 1 ( 6milioni in prime -time);tra le dieci serie le piu’belle sono le prime 5!



2. Mattia Buonocore ha scritto:

12 luglio 2010 alle 18:51

@brendaforever c’è da dire che non ha avuto rivali davvero all’altezza, vuoi perchè è stato il primo o vuoi perchè è stato effettivamente il migliore.



3. ANnuccia ha scritto:

12 luglio 2010 alle 19:03

Da bambina Brandon era il mio idolo e devo dire che sono legata anche in senso affettivo a Beverly Hills…Non nascondo che continuo a vederlo su Rai 4… sono curiosa di vedere questa nuova serie di Jason Priestley, e poi anche io adoro True Blood,spero che questa nuova serie possa avere una simile carica innovativa!!



4. lauretta ha scritto:

12 luglio 2010 alle 19:13

brendo e dylan…quanti ricordi!! Dopo un successo come beverly hills…credo che non sia stato per niente facile proseguire la carriera di attore, per nessuno dei protagonisti!!



5. SaraLurker ha scritto:

13 luglio 2010 alle 03:06

Brandon era il personaggio della serie che mi piaceva di meno.
Troppo buono, troppo perfetto, troppo tutto.

Poi quando finalmente Priestley si è sganciato dalla serie, è si è affacciato al cinema ho amato quasi tutti i personaggi che ha interpretato.

E’ ormai una decina d’anni che ha abbandonato i ruoli di bamboccio e si è riscattato alla grande in parti da villain, da bastardissimo, che ho amato alla follia.
Decisamente fare il cattivo della situazione gli riesce bene.
Chi segue la serialità sa di cosa parlo.

Anche come regista lo trovo interessante. Fresco e mai scontato.

Sono contenta che abbia vinto come miglior attore.
Anche se non aveva molta concorrenza e Aj Buckley non ha mai nascosto le sue simpatie per questo attore.

Attendiamo la Premiere.



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