Serale che vai…stesso fuoco incrociato che trovi. Ricomincia proprio da dove si era interrotta nel serale dell’anno scorso la disputa che ruota attorno ad Alessandra Celentano, alla sua professionalità e alla sua faziosità. Basta una gocciolina di polemica, agitata tanto per cambiare dalla malalingua di Vito Conversano, per far traboccare il vaso di Luciano Cannito. Il coreografo sembra cogliere al balzo l’assist del suo ballerino, non fa alcuna fatica a sbottare violentemente ed esprimere la sua insofferenza verso il divismo della collega.
Il pretesto è un nuovo atteggiamento snob di Anbeta che, in combutta con la nipote del molleggiato, non fa altro che umiliare i ballerini non protetti dalla sua mecenate e guida. I Bianchi allora sentono puzza di bruciato e spifferano tutto a Cannito, la cui reazione verbale è più che mai eloquente. Le trappole strategiche posizionate dalla coreografa nella sala di danza -secondo il prof baffetto- non sono altro che pretesti per farla balzare al centro dell’attenzione mediatica. Senza riserve dunque la condanna al suo metodo didattico che chiude categoricamente al dialogo e non lavora affatto in prospettiva, stroncando senza se e senza ma.
Il riferimento più pesante arriva però qualche secondo più tardi quando Cannito lancia un’accusa mirata e precisa, destinata ad animare gran parte del serale, con la collaborazione di Villanova e di ripicche mediatiche varie che metteranno in mezzo i ragazzi. Voglio aprire una finestra reale sul mondo della danza, sul mondo della didattica. Il suo metodo è finto, non esiste nel mondo una cosa del genere, non esiste nella terra. Voi siete schiavi di una fiction, non esiste che in un’ora di lezione non ci sia una cosa che fai bene. Non ho mai visto nella mia vita un didatta che non dia un minimo di carica.