sentenza



23
settembre

BAILA COPIA DI BALLANDO CON LE STELLE? LA SENTENZA SLITTA A LUNEDI

Barbara D'urso

Fumata nera sul caso Baila-Ballando. La sentenza di una delle controversie più chiacchierate dell’estate era attesa per questa mattina ma le parti, alle 10.30, hanno appreso che il giudice sentenzierà soltanto nella mattinata di lunedi, a poche ore dalla messa in onda del nuovo show di Barbara D’urso.

Cenci, Carlucci, Rai, Mediaset, BBC e tutti i curiosi che oggi erano in attesa del verdetto dovranno resistere col fiato sospeso almeno per un altro weekend da batticuore. Evidentemente le ultime settimane non sono bastate al giudice per stabilire se si tratti di un eclatante caso di violazione di copyright o di libero adattamento dell’ennesima gara di ballo.

La querelle, che ora vede impegnata anche la BBC al fianco di Milly Carlucci e della Rai, avrà dunque il suo epilogo solo poche ore prima della messa in onda del programma.




7
marzo

TG1: TIZIANA FERRARIO DISCRIMINATA. IL TRIBUNALE CONFERMA IL REINTEGRO DELLA GIORNALISTA

Tiziana Ferrario

Minzo, la senti questa voce?! Tiziana Ferrario deve essere reintegrata al Tg1: lo ha (ri)stabilito il giudice. Il tribunale di Roma ha infatti rigettato il ricorso della Rai contro l’ordine di riammettere la giornalista alla conduzione del notiziario e alle mansioni di inviata per i grandi eventi (maggiori info sulla sentenza del 28 dicembre scorso, qui). Oggi la magistratura ha nuovamente respinto quella che era stata una decisione presa da Augusto Minzolini nell’ambito della sua redazione. 

Mettendo in atto di un progetto di “svecchiamento” del Tg1, il direttorissimo aveva infatti sostituito Paolo Di Giannantonio, Piero Damosso e la stessa Ferrario, da anni presenze stabili della conduzione in video. Qualcuno aveva subito gridato all’epurazione forse ignorando che, anche quando discutibile, la distribuzione delle mansioni lavorative rientra nelle competenze del responsabile di redazione. Ma i giudici disposero il reintegro di Tiziana Ferrario, con una sentenza che oggi viene confermata. “Sussistono elementi indiziari che convergono univocamente nel far ritenere che lo spostamento della lavoratrice dalle mansioni di conduttrice di telegiornale sia da addebitare più che ad effettive esigenze organizzative ad una volontà ritorsiva posta in essere dai vertici della redazione al fine di sanzionare il dissenso manifestato dalla giornalista nei confronti della linea editoriale impressa al telegiornale dal direttore” si legge nella decisione del Tribunale di Roma. 

La Ferrario esulta per la sentenza: “è il piu bel regalo che potessi ricevere per la festa dell’8 marzo, dopo mesi di dolorosa solitudine e umiliazione come donna“. E intanto sulla capoccia di Minzolini pende un’altra spada di Damocle: ora il direttore potrebbe essere costretto a far tornare in video la giornalista, tradendo così i suoi piani di “rinnovamento”. Anche Domenico e Giovanni Nicola D’amati, legali della anchorman, impugnano la decisione del tribunale e fanno notare che “ora la Rai non ha più alcun appiglio” per non eseguirla.


23
settembre

L’INSULTO NEI REALITY? CONSIDERATO IL CONTESTO E’ DEL TUTTO LEGALE, LO HA DECISO LA CASSAZIONE.

IL REALITY E GLI INSULTI SURVIVORS MANCINI

Concorrenti dei reality italiani insultatevi pure quanto vi pare! Se i regolamenti interni ai format di casa nostra potrebbero punirvi con una temutissima eliminazione, avrete comunque compiuto un atto del tutto legittimo e legale.

Lo ha stabilito la Cassazione, che ha definito i reality come un contesto con l’insita “caratteristica di sollecitare il contrasto verbale tra i partecipanti“, che a tal proposito ne sono “perfettamente consapevoli“. La sentenza in questione è arrivata in merito alla domanda di Franco Mancini, concorrente del reality Survivors, flop colossale andato in onda su Italia1 nel 2001 con la conduzione di Benedetta Corbi. Saranno stati i concorrenti nip, sarà stata colpa della mancata diretta, ma il programma in questione non è mai decollato negli ascolti, destinando il format a sparire sulle reti Mediaset, salvo poi ricomparire in chiave vip su Raidue, che con L’Isola dei Famosi non ha certo avuto problemi di auditel.

Il concorrente in questione si era rivolto al tribunale per ottenere un risarcimento in seguito ad un insulto arrivato da un suo collega naufrago, Samuele Saragoni, reo di aver apostrofato Mancini con il termine di “pedofilo” per aver rivolto delle attenzioni ad un’altra concorrente più giovane. Mancini aveva sostenuto che il taglio della scena era possibile, essendo lo show completamente registrato prima della messa in onda, e aveva dunque chiamato in causa anche Stefano Magnaghi, responsabile del controllo su Survivor per conto di RTI. Ma a Mancini avevano dato “picche” già il Tribunale di Rieti e la Corte d’Appello di Roma.





15
luglio

IL CANONE RAI DEVE ESSERE PAGATO. PER LA CORTE EUROPEA E’ LECITO APPORRE I SIGILLI

Rai Canone Tv Sentenza Europea @ Davide Maggio .it

E’ inutile appellarsi al sempre uguale palinsesto estivo di repliche, agli introiti pubblicitari, o alla somiglianza, vera o presunta, fra tv di stato e tv commerciale. Se non pagate il canone venite meno ad un dovere tributario che è nell’interesse collettivo della società.

Lo ha deciso la Corte Europea nella causa Faccio/Italia, stabilendo che il cittadino italiano che non paga il canone non può rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo per la tutela dei diritti riconducibili alla sua “vita privata”, e che dunque è assolutamente lecito porre dei sigilli sui televisori dello spettatore che abbia incautamente, o volutamente, mancato di pagare il tanto discusso canone Rai. Un motivo in più per evitare di ignorare tutti gli appelli, più o meno palesi, a pagare la tassa della tv di Stato, ogni qual volta si stia avvicinando la scadenza del temuto versamento: come dimenticare i sottotitoli che ci ricordano di sborsare i soldi mentre è in onda il finale del nostro telefilm preferito, o gli appelli inespressivi del conduttore di turno, alle prese con un gobbo su cui campeggia la cifra e la velenosa minaccia della mora (che in questo caso non è una velina, ma la sanzione per i ritardatari)?

Così, mentre in molti paesi europei, e non solo, il canone della Tv di Stato è ormai da tempo un lontano ricordo (fra gli altri Olanda, Ungheria, Bulgaria, Spagna, Belgio fiammingo, Lussemburgo, Portogallo, Lituania, Lettonia, Estonia, Bielorussia, Ucraina, Moldavia, Turchia non chiedono più ai loro telespettatori la famigerata tassa, per la Polonia manca solo la firma al decreto legislativo), e scompaiono gli spot commerciali dalle tv che continuano invece a chiederlo (Francia, Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia), in Italia arriva l’ennesimo avviso che il pagamento deve esserci, con annessa informazione che il rischio sigillo è dietro l’angolo. La tassa c’è, la sentenza anche, gli spot proprio non sembrano voler lasciare le tre reti Rai. Dunque gli ingredienti per proseguire la polemica sulla tassa più odiata dagli italiani ci sono tutti, ma non mancano nemmeno gli esempi da seguire, in questa Europa in cui troppo spesso siamo fanalino di coda. Anche se, parlando di tasse, l’unica coda che può venirci in mente, per ora, è solo quella agli sportelli.

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