ricavi



25
febbraio

FESTIVAL DI SANREMO 2014, DEBACLE DA 6 MILIONI DI EURO? LA RAI SMENTISCE: CONTI IN ATTIVO

Fabio Fazio, Festival di Sanremo 2014

E’ calato il sipario sul Festival di Sanremo 2014, ma l’orchestra delle polemiche continua a suonare le sue dolenti note. Le critiche, in particolare, riguardano gli ascolti in drastico calo registrati della kermesse, che potrebbero aver innescato un effetto boomerang dannoso per il futuro prossimo della Rai. A conti fatti, la rassegna condotta da Fabio Fazio ha perso per strada 3 milioni di spettatori rispetto all’anno scorso, pari al 28% in meno di ricavi. Secondo La Stampa, questa débâcle potrebbe costare circa 6 milioni di euro al servizio pubblico.

Sanremo 2014, la Rai: i conti sono in attivo

Ma da Viale Mazzini tengono a precisare che i conti del Festival sono in attivo. Dunque, nessun problema (almeno in apparenza). In una nota divulgata ieri dalla Rai si legge:

“A fronte di costi per l’intera manifestazione 2014 pari a € 18 milioni (11 milioni Rai e 7 per il costo della Convenzione con il Comune di Sanremo), i ricavi sono i seguenti: ricavi pubblicitari lordi di € 23.700.000 pari ad un ricavo netto di € 20.140.000. Ricavi netti da vendita biglietti del Teatro Ariston pari a € 600.000. Il totale dei ricavi netti Rai è stato quindi di € 20.740.000. E’ pertanto non veritiero  e fuorviante affermare che non vi sia un saldo attivo per questa edizione della manifestazione sanremese, che è stato invece di € 2.740.000″.

L’azienda di Viale Mazzini ha inoltre fatto sapere che non corrisponde a verità che Rai Pubblicità procederà a ad assegnare spazi pubblicitari compensativi ai clienti in relazione agli ascolti del Festival.




13
luglio

C’ERA UNA VOLTA IL DUOPOLIO: I RICAVI DI SKY SUPERIORI A QUELLI DI MEDIASET

Sky - Mediaset

C’erano una volta Rai e Mediaset, sei canali e una torta (di profitti, pubblicità e personaggi famosi) divisa in due. Poi venne Telepiù, creatura berlusconiana, venduta a Murdoch, che la trasformò in Sky. La torta era sempre divisa in due, ma con il tempo tutto ciò al “piccolo Sky” non andava più bene: la tecnologia avanzava, le esigenze degli spettatori cambiavano così come le esigenze degli investitori pubblicitari. C’era una volta il duopolio, adesso non c’è più: le squadre in campo sono tre, la torta è equamente divisa in tre parti più o meno uguali, gli interessi economici elevatissimi. A dare conferma di questo scenario, è la relazione annuale sul mondo delle telecomunicazioni fatta da Corrado Calabrò, presidente AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni). Nella relazione si parla del digitale terrestre e dell’eventuale velocizzazione dello switch-off (dall’analogico al digitale) su tutto il territorio nazionale, si parla della situazione delle telecomunicazioni in generale, si parla di soldi e quando si parla di “soldi e TV”, lo stato dell’arte è ben diverso da quello che uno spettatore medio si può aspettare.

Nel 2008, spiega l’Authority, il mercato italiano delle tv ha conseguito 8,4 miliardi di ricavi con un aumento del 4,1% sull’anno precedente. Al primo posto sempre La Rai con 2,723 miliardi, con il canone (1,6 miliardi, +2,3% rispetto al 2007) a compensare il calo della raccolta pubblicitaria (1,1 miliardi, -3,6%). Al secondo posto del podio, Sky Italia con 2,64 miliardi (+9%) che scalza Mediaset ferma a 2,531 miliardi di fatturato ( ma comunque con un +5% rispetto al 2007).

Ebbene si, il “piccolo Sky”, quello penalizzato dal nuovo regime IVA (o forse è più coretto dire allineato alla tassazione IVA degli altri settori al 20%), fa un sacco di soldi e punta a farne sempre di più, lo si evince dal commento dei dati AGCOM da parte del Presidente di Sky Italia, James Murdoch: “Il mercato è ampio, c’è spazio anche per altri soggetti. Gli inserzionisti sono felici e vogliamo renderli ancora più soddisfatti”; “E’ solo l’inizio”.