luciano moggi



8
novembre

CALCIOPOLI: RAISPORT 1 SEGUE LA SENTENZA IN DIRETTA. CHE NE SARA’ DI MOGGI?

Luciano Moggi- Speciale Calciopoli sulla sentenza di primo grado

La ‘Cupola’, Moggiopoli, Calciopoli. Mille nomi per descrivere lo scandalo che ha travolto in maniera eclatante il nostro settore calcistico. Effetti devastanti ma come spesso accade prospettiva poco chiara. Ecco finalmente il momento della sentenza di primo grado a cui Rai Sport 1 dedicherà ampio spazio.

Dalle 14,30 alle 17,50 un lungo pomeriggio, dal titolo Speciale Calciopoli, per ripercorrere le tappe delle rivelazioni e delle decisioni che decretarono la retrocessione in serie B dei bianconeri di Bettega, Giraudo e Moggi, nonché la decisione di togliere gli scudetti conquistati fino all’assegnazione ai nerazzurri di Massimo Moratti, così come la penalizzazione al Milan.

Con un occhio alle notizie che arrivano dal tribunale di Napoli Carlo Paris condurrà un percorso all’interno degli avvenimenti, delle polemiche successive alle decisioni del commissario Guido Rossi, con gli strascichi delle schermaglie tra Torino e Milano. I tifosi juventini spaccati a metà sono la migliore immagine del Paese nell’era post Moggi: chi rimpiange il manager ritenendolo solo uno dei tanti che intrallazzavano segretamente per difendere il proprio marchio, chi non ha alcuna malinconia e gioisce per il fatto di non essere associati più ad un uomo perlomeno misterioso.




21
novembre

CHE (S)VENTURA!

Simona Ventura - Lucia Ocone @ Davide Maggio .it

Simona Ventura ha deciso di scherzare col fuoco!

Evidentemente le polemiche per l’ospitata di Luciano Moggi a “Quelli Che il Calcio e”, le critiche per la scorrettezza salace che hanno macchiato la conduzione dell’edizione hondurena de L’Isola dei Famosi e il fastidio che ormai suscitano nei telespettatori le Sue grida sovrumane non son bastati a ridimensionare gli eccessi che caratterizzano, negli ultimi tempi, il personaggio Ventura.

Eccessi che a mio avviso sono sintomo della consapevolezza di una leadership e di un potere mediatico conquistati definitivamente con gli ascolti da record della terza edizione dell’Isola dei Famosi che, è bene ricordarlo, ha potuto contare sul clamore suscitato dalla bagarre sentimentale della coppia Al Bano – Loredana Lecciso.

E la conseguenza è stata l’acquisizione di ciò che definisco un “passepartout televisivo“ implicitamente ed automaticamente rilasciato, secondo una consolidata seppur recente tradizione, ai personaggi meritevoli d’aver “portato a casa” risultati (in termini di ascolti e di share) non trascurabili e in virtù del quale è consentito ”espatriare”, senza conseguenza alcuna, dal buon gusto, dall’educazione, dal rispetto e/o semplicemente da quella che ormai è un’inesistente televisione di qualità

Una sorta di Maurizio Costanzo al femminile, insomma, con l’aggravante d’essere un personaggio di una Tv che commerciale non è e che, a volte, dovrebbe metter da parte le sfide all’ultimo…telespettatore in ragione di interessi superiori.

L’ultima “stravaganza” c’è stata proprio la scorsa domenica quando Lucia Ocone ha preso di mira, in una delle Sue parodie domenicali, l’ormai celeberrima Supplente di Matematica di Nova Milanese sorpresa in classe con alcuni allievi a far tutt’altro che una lezione di matematica.

Di sicuro divertente (la parodia) ma probabilmente, in una fascia oraria come quella, la Radio Televisione Italiana avrebbe potuto evitare di giocare su un fatto di cronaca sul quale sarebbe preferibile ironizzare ben poco

Se la Ventura ha deciso di scherzare col fuoco… Le auguriamo di non scottarsi!

Voi, intanto, scottatevi pure con il video della Ocone!

[Segnalato su Libero.it]


29
settembre

LA SOAP OPERA DEI PALINSESTI IMPAZZITI

Non ho mai scritto un post che si limitasse a riportare pedissequamente gli scritti di qualche altro autore.

Avete presente, però, quando, leggendo un giornale, un blog o qualsiasi altra fonte di notizie condividi un articolo al punto tale da dire a Te stesso : “Ecco. Esattamente ciò che avrei scritto io“?

Aldo Grasso @ Davide Maggio .itUna sensazione grazie alla quale Ti sembra che ciò che stai leggendo sia la materializzazione dei Tuoi pensieri!

Bene! A me è capitato con l’articolo di Aldo Grasso (nella foto) che sto per riportarVi, pubblicato ieri sul Corriere della Sera.

Lungi da me il paragonare i semplici scritti di questo blog ad una penna elegante qual è quella del noto critico televisivo! Ci mancherebbe altro!

Parlo, fondamentalmente, dei contenuti, non della forma e non Vi nascondo che l’aver trovato, nell’articolo di Grasso, delle affinità di interpretazioni e di vedute con quanto ho scritto alcuni giorni fa e con ciò che penso su questa ”scostumata” questione, mi ha inorgoglito un po’! 

Oggetto di analisi è  l’ormai infinita “soap opera dei palinsesti impazziti”.

Buona Lettura 

Un sinistro scricchiolio sta allarmando i custodi del palazzo televisivo. Da dove proviene? Chi l’ha provocato? Lo scricchiolio è causato dalla follia dei palinsesti. Che ormai oscillano come trottole, mappe impazzite. Da tempo, sui giornali, l’inizio della prima serata di Canale 5 e Raiuno è segnalato alle 21. In realtà, non inizia mai prima delle 21.20.
Perché questo inganno? La seconda serata non esiste più, è slittata a mezzanotte. Gli show finiscono all’ una di notte, con buona pace di chi la mattina deve alzarsi. Un telefilm di successo come Dr. House viene brutalmente spostato causando la ribellione dei telespettatori; il programma di Bonolis va in prima serata, poi in seconda, poi viene collocato nella fascia preserale; Reality circus dal lunedì passa alla domenica, dalla domenica al mercoledì: una giostra. Le anomalie non finiscono qui, anzi paiono ben più profonde. Joe Petrosino vince ampiamente la serata di domenica 24 settembre con quasi sei milioni di spettatori, favorito dal clamoroso flop del reality di Canale 5 (3.104.000 spettatori, 16,38% di share, 5/6 punti sotto gli obiettivi della rete). Lunedì 25 Petrosino perde duecentomila spettatori e quasi il 5% di share, andando contro una logica sempre rispettata: ovvero che la seconda puntata di una fiction di successo va meglio della prima, per l’effetto valanga e per l’effetto persistenza, degli spettatori che hanno visto la prima. Ma qui entra in gioco la contro- programmazione de L’Onore e il rispetto, coi suoi 5.656.000 spettatori (22%), già accumulati nelle 4 puntate precedenti. Altri flop da palinsesto. Le quattro serate di Miss Italia, a dimostrazione di come ormai la manifestazione non sia più vissuta come evento. O l’inatteso insuccesso di Luca Barbareschi: Giorni da Leone 2, il seguito di una fiction in onda nel 2002. Allora fece il 20% di share, ma il seguito non funziona. La prima puntata (5 settembre) ha uno share di appena il 12,16 per cento, ridicolo per Raiuno. Tanto che si decide di sfilarla subito per sostituirla con una replica di Bartali.

Ma la situazione più clamorosa riguarda Paolo Bonolis. Fattore C, un format così collaudato e sperimentato da sembrare un plagio, floppa clamorosamente in prima serata: domenica 10 settembre supera il 23% di share ma la domenica successiva crolla al 17,61. Spostato nel preserale non fa di meglio, meno del 18% di share.

Programmi dislocati, orari oltraggiati, soppressioni improvvise, sforamenti abituali. Il palinsesto (dal greco palímpsèstos, «raschiato di nuovo», a significare l’originale programmazione trimestrale fatta di tanti fogli sovrapposti) è ormai inattendibile. Rispetto ai corrispettivi francesi (grille) e inglesi (schedule), il termine italiano sottolinea l’incessante lavoro di perfezionamento, ridefinizione, correzione cui è sottoposta la programmazione. Che può essere infatti continuamente rielaborata in rapporto agli obiettivi della rete (proprio come le antiche pergamene venivano continuamente corrette e riutilizzate). Ma la sensazione è che la nostra programmazione venga raschiata ogni giorno, senza sosta, da una mano insensata. Ciò che vediamo sul piccolo schermo corrisponde raramente a ciò che è riportato dalle guide ufficiali.

«Il palinsesto è matematica», sostiene Alba Parietti. Ha ragione. Ma il suo reality sa contare solo fino al 7 (di share). Gli esempi si sprecano, giusto per fornire una sismografia del terremoto in atto. Per Raiuno e Canale 5, come detto, il ritardo è cronico, e francamente anche un po’ ridicolo.

Non va molto meglio sulle altri reti, la litania dello sforamento si ripete. Il telefilm su Raidue e The Oc su Italia 1 iniziano con cinque minuti di ritardo, il film su Retequattro con quindici. Raitre è in orario, e anche La7 non sgarra. Però il programma di Giuliano Ferrara e Ritanna Armeni sfora volentieri. Nel maggio scorso ha ceduto la linea a Gad Lerner solo alle 21.43. Che non l’ha mollata prima delle 24.00. Per la disperazione di Piero Chiambretti, previsto con Markette alle 23.30. Siccome non è un caso isolato, il conduttore ha pensato di ribattezzare il suo programma Uno mattina Markette.
L’altra sera ha bevuto il calice amaro anche Bruno Vespa battuto da Enrico Mentana che aveva in studio Luciano Moggi (Moggi è la variabile impazzita del palinsesto: una volta era chiamato per rispetto adesso per alzare l’audience). Ma Vespa è stato costretto dal film di Raiuno a partire molto tardi. Da cosa dipende questa debolezza intrinseca della tv generalista, questa assurda partita a scacchi che denota mancanza di rispetto nei confronti dello spettatore? Alcuni impazzimenti sono dovuti alle logiche perverse dei palinsesti.

Il ritardo della prima serata è stato «inventato» da Striscia la notizia per fare il pieno d’ascolto. Da questo «male» ne discende un altro ancora più grosso. Per non avere concorrenza in quell’ ora topica, Mediaset è stata costretta a riportare Bonolis all’ovile, a peso d’oro. Ma Bonolis è tornato con tutto il clan di Lucio Presta (Paola Perego, Amadeus, Panicucci) imponendo alcuni programmi rivelatisi poi dei fallimenti (Amadeus è già sparito dal video).

Visto che parliamo di clan, la disarticolazione dei palinsesti dipende anche dal fatto che in troppi ci mettono le mani. Ormai personaggi come Lucio Presta, Bibi Ballandi, Lele Mora, Beppe Caschetto contano più dei direttori di rete. Non a caso a dirigere Raiuno c’è Fabrizio Del Noce, un giornalista che non si era mai occupato di programmazione. A dirigere Canale 5 ci sarà Massimo Donelli (tanti auguri!), la cui unica esperienza tv consiste nell’ aver diretto Sorrisi e canzoni (dove spesso si è lamentato dell’infedeltà dei palinsesti!). Qualcuno imputa la follia della programmazione alla crisi imprevista dei reality (difficoltà che coinvolge persino un campione d’ascolti come L’isola dei famosi) o all’esplosione del satellite, di Sky (è il caso di Lost, laserie di culto, che in onda il lunedì regala share record a Fox). Qualcun altro, più addentro, la spiega con la difficoltà delle reti ammiraglie (specie Canale 5) a raggiungere gli obbiettivi promessi agli investitori pubblicitari; di qui gli spostamenti, le protezioni, i traslochi, le cancellazioni apparentemente inspiegabili. Tutto questo mina due meccanismi su cui si fonda, o si dovrebbe fondare, il patto comunicativo della tv: l’abitudine e la fedeltà. Il pubblico è consuetudinario e affezionato ai programmi preferiti. Perché svilire così il palinsesto? Gli orari dei treni non sono sufficienti per garantire a un Paese una rete efficiente di trasporti, ma senza orario i treni non si muovono, e se si muovono creano solo caos.