Libia



20
ottobre

E’ MORTO GHEDDAFI. AL JAZEERA LO MOSTRA SENZA VITA: UCCISO IN UNA SPARATORIA

Al Jazeera, Gheddafi morto

In Libia è di nuovo primavera. Araba. E’ di queste ora la notizia della morte di Muammar Gheddafi, il dittatore che per quarant’anni ha tenuto il Paese sotto il gioco del suo regime. Il Colonnello coi baffoni sarebbe deceduto in ambulanza, a seguito delle ferite riportate durante lo scontro a fuoco che ha preceduto la sua cattura. Questa la ricostruzione divulgata per prima dall’emittente Al Jazeera e confermata poi dal Cnt, il governo transitorio libico. Secondo Libya Tv, Gheddafi sarebbe stato ucciso con un colpo alla testa e assieme a lui sarebbero stati catturati il figlio Mutassim e l’ex capo dei servizi segreti. Una cosa è certa: il Raìs è crepato

La morte di Gheddafi ha immediatamente trovato massimo risalto sulle tv mediorientali e in queste ore anche l’Occidente segue l’evolversi della situazione con un occhio al piccolo schermo. Cnn e Bbc, in particolare, stanno trasmettendo edizioni straordinare e aggiornamenti in diretta (anche sul web). Finistre aperte sulla Libia anche per le emittenti italiane SkyTg24 e Rainews24. Le generaliste, invece, tratteranno la notizia nelle edizioni pomeridiane dei loro tv e negli approfondimenti serali. Gli argomenti di discussione non mancheranno, a cominciare dai futuri equilibri geopolitici del Medio Oriente dopo la morte del Colonnello e le rivolte popolari degli scorsi mesi.

Intanto, in diretta su Al Jazeera, vediamo che da Tripoli a Sirte (luogo dell’uccisione di Gheddafi) la Libia sta festeggiando il definitivo tramonto di un’intera epoca caratterizzata dalla dittarura. I ‘ribelli’ hanno invaso le strade e le piazze, sventolano bandiere e si sentono spari in aria in segno di vittoria. Le tv, nel frattempo, mandano a tutto schemo una foto in cui si vede il corpo del colonnello Muammar Gheddafi con il volto insanguinato e con la bocca aperta, riverso a terra su un telo bianco. L’ultima istantanea di 40 anni di storia.




28
agosto

GHEDDAFI COME SADDAM: INCITA I SUOI IN TV, MA E’ GIA’ TRE METRI SOTTO TERRA

Gheddafi parla in tv

Tre metri sotto terra. I dittatori finiscono tutti così, in una buca. Nascosti tra le macerie dei loro regimi, braccati come conigli. Stavolta tocca a Muammar Gheddafi, il leader libico che fino all’altro ieri andava a braccetto coi paesi occidentali. Il Rais con la faccia stropicciata ha le ore contate: i ribelli e le forze internazionali gli stanno infatti dando la caccia da giorni e pare lo abbiano ormai circondato. Manca poco e lo acchiappano. Intanto lui fugge, si dilegua tra un bunker e l’altro, e affida alla televisione una compilation di messaggi rivolti ai suoi fedelissimi. Un copione che ci ricorda tanto quello inscenato da Saddam Hussein nelle settimane che precedettero la caduta del suo regime.

Nel 2003 le scorribande criminali del dittatore iracheno volgevano ormai al termine per mano degli Alleati occidentali. Ma guai a mostrare il petto sanguinante: dai suoi nascondigli sotteranei, Saddam rilanciava in tv un’immagine eroica ed incoraggiante di sè. Dagli schermi dell’emittente libanese al-Hayat annunciava: “la vittoria è vicina“. E ancora, a pochi giorni di distanza: “L’unica soluzione è quella di resistere all’occupazione per mezzo della jihad“. Il piccolo schermo usato come ultima arma di massa a disposizione del despota baffuto. La tv come piazza mediatica da rimepire con proclami di illusione e terrore: “altri soldati stranieri moriranno. Combatteterli è un compito legittimo, patriottico e umanitario“.

Oggi il rebus geopolitico porta la nostra attenzione in Libia. E anche lì, con un parallelismo inquietante e diabolico, troviamo riproposta la teatrale farsa del Raìs che tiene duro. Sono settimane che di Gheddafi non si vede nemmeno l’ombra. Il leader libico è indebolito e in fuga. Ma l’altro ieri la tv è tornata a far sentire la sua voce. “Bisogna resistere e scacciare questi ratti nemici che saranno sconfitti con la lotta armata” ha tuonato il dittatore, incitando i suoi alla jihad. Come aveva fatto Saddam. Davanti al televisore il mondo intero assiste agli ultimi giorni di un regime trentennale, e ne osserva ritratti i due volti.


4
aprile

SOS LAMPEDUSA: UNA NUOVA PAGINA DI DIARIO DEL REPORTER FABIO CARESSA

Fabio Caressa

Per chi se lo ricorda come il telecronista delle notti magiche di Berlino sarà forse strano vedere Fabio Caressa nelle nuove vesti di reporter di Sky. Dopo il primo lavoro dedicato al lavoro dei soldati italiani all’estero con il reportage Buongiorno Afghanistan, il giornalista più brillante della testata sportiva satellitare torna su Sky Uno per parlare di attualità e geopolitica.

Sos Lampedusa, questo il titolo del diario che Sky trasmetterà giovedì sera alle 22,05, sceglie di portare i telespettatori nel vivo dell’emergenza che sta vivendo la piccola isola siciliana. Se la televisione sempre più veloce ed effimera contrae i tempi dedicati ai fatti lasciando spesso più spazio alle opinioni che agli eventi in sé, il documentario di Caressa si propone un filtro minimo per lasciare parola alle testimonianze dirette di chi gestisce quotidianamente l’accoglienza dei clandestini.

Le telecamere di Sky hanno seguito a bordo di una motovedetta dei guardacoste il drammatico salvataggio di cinque profughi, unici sopravvissuti all’ennesimo dramma del mare che ha disperso nelle acque del Mediterraneo decine di corpi di profughi fuggiti giorni prima dalla Libia nella speranza di una vita migliore. Il bravo giornalista racconterà così, attraverso le parole dei superstiti, l’angoscia di chi è costretto a vivere episodi strazianti come questo. Per chi  si pone con indifferenza, o peggio con insofferenza, verso questa strage quotidiana sarà un bel pugno allo stomaco, ma forse è ora che la realtà cruda smuova un po’ gli animi.