All’inizio della sua governance aveva annunciato di voler abbattere i costi generali di La7, che ammontavano a circa 24milioni di euro, e si era scagliato contro quei 500mila euro spesi in taxi prima del suo arrivo. Decisamente troppi. A ben vedere, la riforma di Urbano Cairo è iniziata da lì. Da quel momento, infatti, l’operato dell’editore si è mosso su due piani: quello della razionalizzazione economica (qui, tutti gli sprechi di La7) e quello della sperimentazione televisiva, con un significativo intervento sul palinsesto della rete.
“Abbiamo ridotto gli investimenti che producevano pochi ascolti e abbiamo cambiato il palinsesto in quelle parti in cui i programmi funzionavano meno pur avendo costi significativi. E i risultati di ottobre ci danno ancora in crescita“
ha affermato Cairo in un’intervista al Corriere. Dichiarazione entusiastica, che in realtà deve fare i conti anche con percentuali Auditel non sempre soddisfacenti. Si pensi, ad esempio, a Miss Italia o agli ascolti ballerini di nuovi programmi come Linea Gialla e La Gabbia, attestatisi spesso sotto la media di rete. A tal proposito, il manager ha commentato: