DMAX ci ha abituato alle follie più incredibili, nei suoi due anni e poco più di vita. Abbiamo visto uomini mangiare fino allo sfinimento senza battere ciglio, disastri naturali mai visti prima e ogni genere di sfida, ma quello che ci è stato proposto venerdì scorso nel primo appuntamento con Derren Brown, illusionista e scrittore inglese che accompagnerà i venerdì del canale 52 del digitale terrestre per alcune settimane, sfiora l’assurdo.
Nelle due puntate dello speciale Apocalypse, andate in onda su Channel 4 il 26 ottobre e il 2 novembre 2012 e proposte il 12 luglio in Italia una dopo l’altra, Brown ha voluto dimostrare come, lavorando sulla mente umana e sulle informazioni che un uomo ottiene dal mondo esterno, si possa far credere qualunque cosa e cambiare in questo modo l’approccio stesso alla vita di una persona. Per riuscire nello scopo, il mentalista ha fatto un’accurata selezione su circa ottomila persone facendola passare per quella di un programma televisivo decisamente più easy e tra tutti ha scelto Steven, un ventenne svogliato che passava la maggior parte del suo tempo sul divano a farsi servire dalla madre, senza particolare passioni.
Lo scopo di Brown era fargli credere che la fine del mondo era vicina e che una pioggia di asteroidi fosse sul punto di distruggere la terra. Per questo gli ha fatto sapere che la selezione non era andata a buon fine e, dopo quattro settimane di osservazione serrata e segreta della sua quotidianità, ha cominciato a pilotare le informazioni che gli arrivavano manipolando il suo cellulare. Poi, quando lo ha ritenuto abbastanza pronto, ha dato il via allo show: il povero Steven si è ritrovato nel bel mezzo dell’Apocalisse con tanto di scoppi e incendi dappertutto e, dopo essere stato “addormentato”, si è risvegliato in un letto d’ospedale in cui gli hanno fatto credere di essere uno dei pochi sopravvissuti e che, se voleva salvare la pelle e ritrovare la sua famiglia, doveva evitare di farsi contaminare dai malati, una sorta di zombie urlanti che volevano attaccarlo. Ora, evitando di porsi domande sulla veridicità o meno di tutta l’operazione e credendo all’universo filmico che ci è stato proposto, la legge della morale prende il sopravvento.