Miss Italia 2011 continua solo per Fabrizio Frizzi. Con l’eco gattopardiano del tutto che cambia per non modificare di fatto niente, è arrivata la decisione di viale Mazzini. Va bene che non saranno più le terme di Salsomaggiore a fare da sfondo al concorso di bellezza, bensì la nuova sede di Montecatini, ma il rischio di riaccoppiare un volto già legato alla kermesse alcuni anni fa presenta più rischi che vantaggi in termini di appeal dell’evento.
L’usato sicuro, la linea del conservatorismo medio piuttosto che il salto nel vuoto ha prevalso ancora una volta sulla gestione della faccenda. Nulla da eccepire alla professionalità di Frizzi, che appartiene indubbiamente ai soliti noti della conduzione garbata, senza strepiti e senza accelerazioni improvvise. Tanto, moltissimo da contestare invece al garantismo amarcord. Sembra quasi di rivedere l’effetto Festival dato in passato ciclicamente a Pippo Baudo quando c’erano da togliere le castagne dal fuoco. Altro che la giovanissima coppia Francesco Facchinetti-Miriam Leone, profetizzata da Patrizia Mirigliani qualche mese fa…
Sarà pure sparito l’ingombrante occhiale del passato, sarà indubbiamente più sbarazzino il nuovo capello dopo il buon restyling a seguito di qualche anno di emarginazione più o meno intensa dall’ammiraglia. Pensare che solo questi piccoli cambiamenti possano garantirgli un galoppo tranquillo sulla sella scomoda dell’evento, che ultimamente non ha brillato per efficacia spettacolare, è però un azzardo. Molto ovviamente conterà anche il taglio e il numero delle serate che auspichiamo siano veloci e senza troppe litanie di ripescaggi.
Un rischio già per lo stesso conduttore che con un risultato non troppo positivo potrebbe rientrare nell’alone dell’incertezza che domina le strategie della Rai tutta accartocciata sul dissidio interiore tra modernità ed equilibrismo. Il fatto che il testimone passi da Milly Carlucci a Fabrizio Frizzi non è sicuramente casuale, considerate le affinità elettive che i due stili di conduzione hanno, anche a seguito di una lunga collaborazione nei fasti dello Scommettiamo che dell’epoca che fu.
Un uomo che con la sua moderazione garantisce ai vertici scelte destinate a non impressionare per eco mediatica o sensazionalistica. Una garanzia preferita a quello che poteva essere uno spettacolo aperto a mille sorprese e ad uno stile imprevedibilmente non istituzionale. Parliamo ovviamente del brio clericiano, che, piaccia o meno, già all’Ariston ha spadellato tutte le diffidenze garantendosi un seguito eccezionale.
Speriamo solo che a Frizzi non capiti il malaugurato lapsus, che già colpì il buon Mike, di sbagliare l’annata al momento topico della proclamazione…
1. Nicola ha scritto:
1 luglio 2011 alle 14:25