Paolo Ruffini ha fatto tendenza, ha lanciato una moda senza nemmeno saperlo. Quella della sdegnata richiesta di reintegro sta diventando una soluzione così trendy che anche Massimo Liofredi ci sta già facendo un pensierino. Pare che l’attuale direttore di Rai2 sia ormai in procinto di essere rimosso dal suo incarico e stia per essere sostituito da Susanna Petruni del Tg1. Le voci a riguardo si susseguono da tempo, sempre più insistenti, e lo stesso Liofredi ha ricevuto diversi “avvisi di sfratto”. Una volta, in questi casi, i direttori di rete con l’acqua alla gola rilasciavano qualche dichiarazione, aspettando rassegnati l’esecuzione capitale. Ora invece la soluzione è a portata di mano, suggerita da Ruffini, e si chiama reintegro. Massimo Liofredi pare sia già intenzionato ad adottarla, prima ancora di essere rimosso. Non è mai troppo tardi, avrà pensato.
L’attuale direttore di Rai2, infatti, avrebbe già concordato assieme ai suoi avvocati come ragire ad un’eventuale ‘decapitazione’: un bel ricorso all’articolo ex 700 per puntare dritti al reintegro. La decisione di rimuoverlo arriverebbe direttamente dai palazzi della politica, dove spesso si decidono le sorti degli alti piani della tv pubblica. Lo stesso Berlusconi avrebbe assecondato la decisione, probabilmente deluso dal fatto che Liofredi non sia riuscito a mettere fuori gioco Santoro e il suo Annozero. Non solo, il responsabile di Rai2 avrebbe anche permesso al pm Ingroia di criticare il governo su intercettazioni e mafia, durante una puntata del “Fatto del giorno” di Monica Setta.
In effetti non si vedono altre motivazioni all’eventuale rimozione di Liofredi, se non quelle di natura politica. Infatti, sul piano degli ascolti, la sua rete ha retto bene nella scorsa stagione, con gli ottimi risultati di Santoro e della Setta. Lo stesso Liofredi, a riguardo, ha dichiarato a Repubblica: “i loro ascolti ci hanno permesso di vincere la garanzia di Primavera. ‘Il Fatto’ è stato chiuso contro il mio parere”. Ciò che colpisce e fa sorridere, però, è che Liofredi sia pronto a ricorrere contro una rimozione che di fatto non è stata nemmeno ufficializzata.
In Rai, e certe sotituzioni al Tg1 ce lo confermano, le poltrone sono qualcosa di sacro e inviolabile. Guai a chi le tocca. Liofredi ora si erge a patrono della tv pubblica e dichiara: “Con gli ascolti di Rai2 io proteggo l’azienda e i 2000 lavoratori della rete. Si dovrebbe avere rispetto per chi paga il canone”. Poi dice di non essere più riuscito a parlare con Berlusconi e si chiede sibillino se un manager serio può ancora lavorare senza protezioni. In realtà la risposta la conosce benissimo, non ha bisogno che gliela suggeriscano.
Il tono delle sue dichiarazioni, risentito e pungente, fa parte del copione di chi sta per essere sfrattato, ma la richiesta di reintegro preventiva è una novità a cui non pensavamo di dover assistere. Il gioco delle poltrone è vecchio come il mondo, e i direttori di rete sanno bene come comportarsi quando la rimozione è vicina. Un tempo si lamentavano, poi guardavano alla politica e facevano i ruffiani. Oggi fanno i Ruffini, è molto più efficace.
1. Clà ha scritto:
12 luglio 2010 alle 11:50