17
novembre

Gerry Scotti a DM: «All’inizio pensavo che The Wall fosse un’americanata. Sono felice che La Corrida torni su Rai1 ma io quel linguaggio l’ho superato. Riporterei La Ruota e il Milionario»

Gerry Scotti

Gerry Scotti

Ad attenderlo nell’immediato c’è una grossa novità. Ma Gerry Scotti pensa anche al futuro che, nel suo caso, significa volgere uno sguardo al passato. Se da lunedì, infatti, il conduttore pavese porterà nel preserale di Canale 5 il nuovo game The Wall che promette di regalare “più emozioni che soldi”, allo stesso tempo desidera riportare in onda due formati storici: Chi Vuol Essere Milionario? e La Ruota della Fortuna. Il primo è una sua vecchia conoscenza, il secondo sarebbe un omaggio al compianto Mike Bongiorno e ai suoi 30 anni spensierati di una volta. Abbiamo incontrato Gerry Scotti.

Allora Gerry, com’è The Wall?

Finchè non provavo le puntate non te l’avrei saputo dire sinceramente. Mi basavo solo sulle puntate internazionali che vedevo come voi, che siete appassionati e probabilmente siete andate a vederle prima di me perchè ho letto su tanti blog: “Lo fa Gerry Scotti” e praticamente non avevo ancora deciso. Quando poi abbiamo fatto le prove in studio ho capito che c’era la dinamica per dare delle emozioni però non avevo ancora i concorrenti veri. Da questa settimana, da quando registro le puntate con i concorrenti veri, ho capito che questo muro è stato studiato per dare dei soldi e invece dà delle emozioni, perlomeno per adesso, ho girato dieci puntate e ho dato più emozioni che soldi.

Qual è il punto di forza di The Wall?

L’imprevedibilità, un meccanismo sempre uguale a se stesso e non si sa mai come va a finire. Ieri pomeriggio (martedì scorso, ndDM), una coppia aveva 190 mila euro, dopo la discesa delle ultime quattro palle rosse era a zero e la moglie ha pure stracciato il contratto. Quindi hanno vinto zero.

Qual è l’identikit della coppia ideale?

Una coppia ideale è una coppia normale, vera, abbiamo evitato le coppie finte, costruite per venire a giocare.  Deve essere provata l’affinità o familiarità. E poi devono essere molto normali, con dei sogni e desideri normali, persone normali anche nell’atteggiamento, nel carattere, nel vestiario. Noi non cerchiamo i fenomeni, i fenomeni servono per altri tipi di gioco. Uno che compra il biglietto della lotteria che caratteristiche ha? E’ una persona normale, è andato al bar, ha preso il caffè, e ha preso anche il biglietto della lotteria.

Nella tua carriera da veterano dei quiz c’è qualche concorrente che ricordi in maniera particolare?

Sì, quelli che ricordo di più sono quelli che hanno avuto modo di mostrarsi a me più volte. Ad esempio Passaparola che aveva il campione che tornava. Come dimenticarmi di Sallustio, ho citato lui, non me ne vogliano gli altri che regolarmente vengono nei miei quiz. Quelli erano dei campioni che sarebbero piaciuti anche al grande Mike, gente che veniva e sapeva di storia, di cinema, di teatro, di chimica, di fisica. Era difficile farli cadere e farli perdere perchè erano dei fenomeni. Mi sono rimasti nel cuore; invece questo tipo di gioco ti può regalare, delle simpatie, delle empatie, ma finita la puntata io quei due lì non li rivedrò mai più. Un po’ come il Milionario, ho dato dei milioni di euro a persone che non ho più visto nella mia vita.

A proposito di Mike, ti sei candidato per un remake de La Ruota della Fortuna.

Sì ogni tanto me l’avete sentito dire, oltre a queste novità che noi siamo un po’ obbligati a fare per il mercato e anche per me – che dopo un po’ mi annoio a fare sempre le stesse cose, mi sembra di essere un orso in gabbia – in testa ai miei desideri, ci sono i ritorni di alcuni grandi classici. Dei miei rifarei il Milionario che penso sui blog sia in testa alle richieste: “perchè non rifai il Milionario?” leggo. A me lo dite, devono capire di chi sono i diritti, si è persa la traccia di chi sono i diritti, se lo sapevo li compravo io.

Ce li ha Sony (in Italia rappresentata da Toro Media, ndDM)

Io Sony, c’ho il televisore, magari mi metto d’accordo. E l’altro è La Ruota della Fortuna. E’ un omaggio che farei a tutti i pomeriggi belli che ho passato insieme a questo programma nella spensieratezza dei miei trent’anni ma anche a Mike. In America è una grande realtà, fatta bene con i nuovi canoni. Sia il Milionario che The Wheel of Fortune sono due cose bellissime. Noi italiani ci stanchiamo presto, in America fanno ancora Jeopardy che ha più di 30 anni.

Arriverà il momento in cui appendere le “scarpette al chiodo”?

Vi do una data che è facilmente calcolabile: quando smetto di divertirmi io. La scelta di fare ogni tanto qualcosa di nuovo è anche per quello. Se smetto di divertirmi io come posso portare a casa della gente un’attenzione, un divertimento? Finchè va così il peso del lavoro, della ripetizione, di stare in piedi sei ore al giorno non lo sento. Se mi annoiassi sarebbe mortale.

E’ un divertimento diverso o è sempre lo stesso?

No, questo è diverso. L’ho dovuto confessare al mio gruppo di lavoro, non sono stato entusiasta all’inizio perchè lo giudicavo un’americanata. Poi l’ho visto fare in altri paesi, ad esempio l’edizione argentina è un po’ italiana, quindi ho detto: “Ah però”. Ho visto anche l’edizione francese che è tutta “Bonsoir” e poi ho sciolto le riserve.

Come si sopravvive così tanto in tv e ad alti livelli?

Ad avercela la formula. Beh la militanza e la permanenza ad una certa ora crea la continuità. Io sono lì da 20 anni, se mi avessero già cacciato via con repulsione, probabilmente non potrei più presentarmi con nuovi prodotti a quell’ora. Ringraziando il Signore, è che a quell’ora vengo vissuto come uno di casa. Quindi alla base ci deve essere quest’affetto, questa complicità che uno instaura con i propri telespettatori, poi non bisogna mai essere volgari, gridare, essere arrogante perchè la gente al giorno d’oggi si infastidisce molto per quelle robe lì. E avere sempre, come fanno i parenti quando vengono a trovarvi, il sorriso sulle labbra, qualcosa in mano da offrire e ogni tanto qualche novità. Se il parente che vi viene a trovare tutte le domeniche vi porta i cannoncini, la terza domenica voi direte: “e i bignè, quand’è che li porti?”. E così ogni tanto faccio un programma nuovo.

Carlo Conti riproporrà La Corrida. Perchè non Gerry Scotti?

L’ho letto su di voi. Sono felice per La Corrida. Il fatto che lo faccia Carlo Conti è perchè sarà in Rai, io non potrei. Io sono blindato qui, mi hanno messo anche un braccialetto elettronico, se passo da Corso Sempione suona. Perchè non a Mediaset? Hanno deciso di lasciarla andare, parliamo di linguaggio. E’ lo specchio di un’Italia, l’ho fatto per 7-8 anni, so cosa può dare quel programma ma avendo scelto, insieme a Maria (De Filippi, ndDM), di cambiare il linguaggio di quel genere lì, prima con Italia’s got talent e adesso con i trionfi di Tu si que vales sinceramente mi sembrerebbe un tornare un po’ indietro, ormai quel tipo di linguaggio l’abbiamo superato. Poi se mi voglio divertire con la Corrida, c’ho La Scuderia, sinceramente per me è diventata un’attività professionale!

Come hai vissuto la debacle della Nazionale?

Male. Ero con Zerbi e Mammucari, eravamo reduci da una registrazione di Tu si que vales, siamo andati nella nostra trattoria preferita a farci una bellissima amatriciana, ci siamo anche portati un televisore grosso così e alla fine siamo andati via come tre “imbesuiti”. Io ho la convinzione che sia colpa di Zerbi e Mammucari che portano sfiga!



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