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L’ANNO D’ORO DI MAURIZIO CROZZA

di Cristian Tracà

23/12/2011 - 19:37

L’ANNO D’ORO DI MAURIZIO CROZZA

L'anno d'oro di Maurizio Crozza

Anno di grazia, occasione di consacrazione. Per Maurizio Crozza il 2011 ha l’oro in bocca. Dietro al successo di Ballarò c’è anche la sua firma: nel balzo qualitativo e quantitativo che Giovanni Floris ha conquistato negli ultimi mesi, fino a diventare talvolta persino il fuggitivo dell’auditel nella serata del martedì sera, c’è anche lo zampino del comico genovese che con la sua apertura fa da calamita anche ai meno interessati al dibattito.

Abile imitatore (Zichichi, Marzullo, Altafini solo per ricordare alcuni dei suoi esperimenti a Quelli che…) per lui il successo popolare arriva ai primordi della Ventura alla domenica pomeriggio. Subito dopo la scelta di abbandonare la Mona, per Crozza, impegnato nel frattempo in tour teatrali e programmi più di nicchia, una fisiologica flessione di eco mediatica, senza particolari ripercussioni sul radicamento nella simpatia del pubblico.

Per il pelato showman di Italialand, successo di stagione che ha accompagnato La 7 verso una media di stagione molto interessante, il periodo d’oro coincide infatti con il cambiamento di atmosfere. Dallo sventolare delle bandiere arancioni nelle elezioni che hanno rovesciato il destino politico italiano all’insediamento Monti la sua è stata un’escalation fatta di buone intuizioni e talento. Efficacissime le sue parodie di Brunetta, Bossi e Bersani: per quest’ultimo un pungolo decisivo per trovare una comunicazione più brillante con gli elettori.

Le sue copertine hanno fatto il giro del web beccandosi anche qualche tiratina d’orecchie dal pubblico meno disposto a barattare una risata di gusto con un’impennata di toni. Mai tenero nemmeno con le istituzioni più intoccabili, la sua linea di condotta, mirabilmente rappresentata dai personaggi che porta in scena il martedì e il venerdì sera, è stata premiata con un calore crescente di settimana in settimana. Irresistibile da ultimo il siparietto in cui imitando Scilipoti lo immaginava disposto a ridursi gli arti piuttosto che lo stipendio.

Di fronte all’imbarazzo dell’interregno, dopo anni di battaglie comiche facili contro quel governo ‘toccasana’ per la comicità, Crozza è stato il primo a trovare la nuova chiave per far ridere riuscendo a far breccia nell’abito abbottonatissimo di Mario Monti. L’ormai proverbiale parodia del robottino che esegue gli ordini del Quirinale, il pianto liberatorio insieme al ministro Fornero, la parodia di Giarda Star Trek gli hanno aperto il nuovo sentiero per resistere a quella crisi e a quel cambiamento che qualche altro comico invece respira profondamente in attesa di trovare nuove idee e bersagli.

Una comicità schierata, e non si fa fatica a dirlo, e che non nasconde il suo segno quando il sorriso a mezza bocca si compiace di saper essere ghigno da iena al momento giusto. Avendo precisa coscienza politica sull’attualità e sulle prospettive Crozza sembra avere l’autorevolezza di poterle cantare, dentro e fuor di metafora, a tutti, in quello sforzo che talvolta fa per essere bipartisan.

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4 commenti su "L’ANNO D’ORO DI MAURIZIO CROZZA"

  1. Strepitoso anche nelle sue lacune, le risate che scappano in diretta, i cambi di scena alla buona, certamente uno show fatto veramente bene e soprattutto preparato a dovere, tra le poche cose che seguo nella tv generalista .

  2. La sua satira colpisce nel segno e fa quasi sempre divertire perchè priva delle stucchevolezze e dei manierismi tipici di chi vuol essere a tutti i costi schierato. Non credo che sia un risultato facile da raggiungere perchè richiede preparazione, equilibrio e talento che, a Crozza, certamente non mancano.

  3. a me non sempre entusiasma,ma indubbiamente fa uno show che è molto sopra la media di ciò che si vede in giro,preparato,pensato. che non è poco

  4. E stasera si replica!!