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21
gennaio

Rai Parlamento: al via i nuovi tg in tre edizioni quotidiane

Parlamento

Rai Parlamento inaugura nuovi spazi in diretta per raccontare la politica “a Camere aperte”. Da oggi – 21 gennaio – la testata del servizio pubblico che segue i lavori parlamentari sarà in onda con tre edizioni quotidiane dei notiziari trasmessi sui tre canali generalisti Rai: nello specifico, appuntamento alle 9.35 su Rai1, alle 15.15 su Rai3 e alle 18.00 su Rai2.

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20
maggio

MATTEO RENZI IMPERVERSA NEI TG RAI: ECCO I DATI. ED E’ POLEMICA SULL’OSPITATA DA GILETTI

Matteo Renzi

Ieri sera a Porta a Porta, domenica scorsa a L’Arena di Giletti. En plein. Matteo Renzi non si fa mancare nulla: in vista delle imminenti elezioni regionali e in tempo riforme, il premier imperversa in televisione spaziando dai tg ai programmi più seguiti del servizio pubblico. Davanti alle telecamere, l’inquilino di Palazzo Chigi sorride, spiega, annuncia, rettifica. E’ un fiume in piena, anche in par condicio. E la sua recente doppietta mediatica non è certo un caso isolato, come attestano gli ultimi dati dell’Osservatorio di Pavia.

Matteo Renzi in tv: i dati dell’Osservatorio di Pavia

Secondo l’istituto di ricerca, che ha preso in esame il mese di aprile, Renzi è risultato il più presente sui tg Rai. In trenta giorni, il premier ha trascorso in video 61 minuti, a fronte dei 45 riservati al Presidente della Repubblica Mattarella. Il ministro dell’Economia Padoan ha invece parlato per 17 minuti, quello delle Infrastrutture Delrio 13. A seguire, Renato Brunetta con 11 minuti, Matteo Salvini con 8 minuti di intervento, Maurizio Gasparri e Giorgia Meloni con soli 5 minuti.

Matteo Renzi in tv per sette ore al mese

Il minutaggio del premier – rileva l’Osservatorio – cresce esponenzialmente se nel calcolo si considera anche il tempo in cui nei tg Rai si parla di Renzi senza che vi siano sue dichiarazioni dirette. Aggiornando così il contatore, i minuti a lui dedicati salgono a 416 (quasi sette ore), quelli riservati a Mattarella sono 169. Berlusconi si attesta al quinto posto con 48 minuti, seguito da Salvini ed i suoi 38 minuti. A Toninelli del Movimento 5 Stelle sono dedicati 13 minuti in un mese. Meloni (11 minuti) e Gasparri (8 minuti) rimangono invece nelle retrovie.

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24
luglio

RAI, CAMBIANO I TG. IL PIANO DI GUBITOSI: DUE SUPER REDAZIONI IN STILE BBC

Luigi Gubitosi, Bianca Berlinguer

Il piano che rivoluzionerà l’informazione Rai si chiama “15 dicembre“. In quella data, nel 1979, nacquero il Tgr e il Tg3, a completamento dell’assetto giornalistico. Trentacinque anni dopo, il DG Luigi Gubitosi è pronto a lanciare un nuovo cambiamento epocale: in arrivo, un riassetto strutturale (ma non formale) che porterà alla nascita di due super redazioni. Due grandi newsroom al posto della frammentazione di testate oggi esistente. “È il modello Bbc. Ma è anche quello del Gr creato da Livio Zanetti” ha spiegato Gubitosi in un’intervista all’Espresso.

Per il top manager di Viale Mazzini, si tratta della naturale evoluzione del progetto di digitalizzazione e del piano industriale, che nel terzo anno – quello corrente – avrebbe previsto anche una riorganizzazione dell’area editoriale. Domani, venerdì 25 luglio, la manovra verrà presentata al CdA, e Gubitosi è pronto ad andare fino in fondo. Se lo bloccassero, ha spiegato, “dovrò prenderne atto“. La rivoluzione avverrà in due fasi, la prima delle quali si dovrà realizzare tra il 2015 e il 2016.

Informazione Rai: ecco le due Newsroom

Prevede la nascita di due newsroom. La numero 1 sarà composta dall’accorpamento di Tg1, Tg2 più Rai Parlamento. La 2 sarà formata da Tg3 più Rai News più Tgr e Ciss, meteo e Web. Newsroom 1 sarà generalista e avrà anche un canale istituzionale. Newsroom 2 porterà un’evoluzione dell’all news integrando offerta nazionale, internazionale e locale. Con Newsroom 2 otteniamo un risparmio immediato. Rai News che doveva sostituire la sua digitalizzazione di prima generazione, ora potrà usare quella di ultima di Rai Tre senza costi aggiuntivi

ha illustrato Gubitosi, avvisando che “saranno due grandi accorpamenti ma apparentemente non cambierà nulla“. Il trucco c’è, ma non si vedrà.

Rai, Gubitosi: i marchi TG1, Tg2 e Tg3 rimarranno

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16
gennaio

ASCOLTI TV 2013: RAI PREDOMINA CON RAI1. REAL TIME OTTAVA RETE

Sanremo 2013

Sanremo 2013

E’ giunto il momento di tirare le somme dell’anno Auditel 2013, con i dati relativi ai gruppi, alle reti ma anche ai singoli programmi.

Ascolti per reti

Generaliste – prima serata

La prima notizia rilevante è che Rai1 si conferma leader in prima serata, nel totale individui, con il 19.1% di share, merito dello sport senza dubbio, ma anche di un palinsesto ben più ricco della diretta concorrente del Biscione, che più volte durante l’anno ha preferito fare cassa con film e repliche di magazzino.

L’ammiraglia Mediaset, Canale5, è seconda rete con un poco brillante 15.3% di share. Subito dietro c’è la Rai3 di Andrea Vianello che, nonostante alcune scelte sperimentali infelici, arriva al 7.8%, superando Rai2 al 7.4% e Italia1 al 7.1%.

Rete4 e La7 fanalini di coda con, rispettivamente, il 5.2% e il 4.9% (+22% rispetto al 2012 per la rete diretta da Ruffini).

Generaliste – intera giornata

Nell’intera giornata situazione pressoché stabile: Rai1 è ancora leader con il 18.1%, seguita da Canale5 con il 15.0% e Rai3 con il 7.4%. Minore il distacco tra Rai2 e Italia1 rispettivamente al 6.9% e il 6.6%, mentre Rete4 è stabile al 5.1%, e La7 segna il 3.85% (+11% rispetto al 2012).

Tematiche

Per quanto riguarda le specializzate del Biscione, Iris raggiunge un ottimo 1.5% di share, ma è Top Crime la vera rivelazione che, a soli 6 mesi dalla nascita, ha già collezionato l’1%.  Real Time è ottava rete con l’1.6% (+11% rispetto al 2012).

Sempre sul fronte Discovery con l’1.3% di share sul totale giorno,  Dmax è il canale a registrare la maggiore crescita sull’intera offerta televisiva (+92% anno su anno) portandosi all’11° posizione nel ranking dei canali nazionali. E sono ancora Iris e Top Crime, per le reti del gruppo Mediaset, a registrare le migliori performance: 1.3% e 1.5% rispettivamente. La5 e Mediaset Extra segnano, invece, lo 0.8% al pari di Giallo.

Ascolti per editori

Visti i numeri delle tre generaliste in prima serata, non è difficile immaginare che il gruppo Rai stacchi, forte anche dei suoi 14 canali free, il gruppo Mediaset: 40.1% contro il 33.8%. Cairo Communication è al 5.4%, tallonato da Sky che raggiunge il 5.3% (6.7 con il gruppo Fox) mentre Discovery ha messo la quarta ed è arrivato al 3.7%. Situazione ribaltata nell’intera giornata, dove Rai e Mediaset arrivano al 39.1% e al 32.6%, ma sono seguite dal gruppo Discovery con il 5.3%, che supera Sky (4.5%, 6% con il gruppo Fox) e Cairo Communication al 4.36%.

Telegiornali

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18
gennaio

MOVIMENTO DEI FORCONI: LA SICILIA E’ IN RIVOLTA. MA LA TV ARRIVA IN RITARDO

Movimento dei Forconi, Sicilia bloccata

Altro che gli indignados. Quando girano le balle ai siciliani, la reazione è assai più dirompente: scatta la rivolta, u’ capisti? Per questo vanno tenute d’occhio le proteste del cosiddetto Movimento dei Forconi, una schiera di autotrasportatori, edili, agricoltori e disoccupati che da lunedì sta paralizzando la Sicilia. La loro contestazione, che proseguirà fino a venerdì, si sta espandendo a macchia d’olio procurando disagi significativi. Ma la televisione sembra ignorarla, o quasi.

A sentire i notiziari ed i programmi d’informazione, infatti, la rivolta siciliana pare un episodio marginale, una delle tante proteste che ultimamente riempiono le piazze. Ma non è così, visto che stavolta c’è un’intera regione in sommossa e in ogni angolo dell’isola echeggiano slogan durissimi. Dunque, cos’è questo Movimento dei Forconi? La tv latita, tace, arriva in ritardo e quando lo fa non riesce ad offrire un ritratto completo della protesta.

Ieri, ad esempio, il Tg1 delle 20 ha riservato pochi secondi alle agitazioni in Sicilia a margine di un servizio sulle liberalizzazioni. Il Tg5 vi ha dedicato un pezzo con immagini  annesse, mentre in altri notiziari c’è stato solo qualche accenno. Poca roba, insomma. Non pervenuti, invece, gli interventi dei programmi d’approfondimento, che fino ad ora hanno ‘bucato’ la notizia. Eppure di spunti da cogliere ce ne sarebbero parecchi, a cominciare dalla natura della rivolta.

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21
maggio

RAI, GARIMBERTI RICHIAMA I TG DOPO IL BERLUSCONI SHOW: ORA SERVE RIEQUILIBRIO

Il Presidente della RAI, Paolo Garimberti

Il Presidente della Rai Paolo Garimberti chiede un riequilibrio tempestivo per dare spazio a punti di vista di candidati o leader di partiti diversi da quello del Presidente del Consiglio. La richiesta arriva con toni severi ed espliciti, dopo che ieri Silvio Berlusconi aveva rilasciato interviste ai principali notiziari nazionali (Tg1, Tg2, Tg4, Tg5, Studio Aperto). Un contropiede mediatico inaugurato dal Cavaliere a seguito della batosta elettorale al primo turno delle Amministrative.

”Un conto è dare una notizia, e il primo commento del Presidente del Consiglio ai risultati delle amministrative certamente lo era. Altro discorso è consentire che questa notizia diventi poi una sorta di comizio, per giunta senza un’adeguata compensazione con opinioni di altri candidati” ha affermato Garimberti, proseguendo: “Questo nessun giornalista dovrebbe mai permetterlo, meno che mai i giornalisti del Servizio Pubblico che devono sempre avere chiara la missione fondamentale che è affidata loro: informare e dare al cittadino la possibilità di avere un panorama completo delle opinioni“.

Una sferzata ai notiziari Rai che ieri hanno offerto ampio spazio alle dichiarazioni del premier, il quale ha parlato del responso delle urne ma ha anche utilizzato toni da campagna elettorale. “Alla luce di quanto accaduto, è necessario che la Rai – per adempiere appieno alla sua missione di servizio pubblico – riequilibri tempestivamente dando spazio sui temi delle amministrative a punti di vista di candidati o leader di partiti diversi da quello del presidente del Consiglio” ha concluso il Presidente della Rai.


2
maggio

UCCISO OSAMA BIN LADEN: L’ANNUNCIO IN TV FA IL GIRO DEL MONDO. SPECIALI DI RAI E MEDIASET IN SECONDA SERATA

Ucciso Osama Bin Laden

Hanno accoppato Osama Bin Laden, il principe del terrore, il capo di Al Qaeda, il ricercato numero uno al mondo. E’ stato ucciso a nord di Islamabad, in Pakistan, nel corso di un’operazione mirata messa a punto dai corpi speciali dell’esercito americano. A darne pubblico annuncio è stato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama con un comunicato trasmesso in diretta tv poco prima delle 23 (le 5 del mattino in Italia). Da quel momento le informazioni sul colpaccio messo a segno dagli sceriffi a stelle e strisce ha fatto il giro del mondo, ripreso dai grandi network.

A poche ore dalla diffusione della notizia, la televisione pakistana ha trasmesso alcune immagine di Bin Laden morto, col volto sanguinante e sfigurato. Il clamore suscitato dalla divulgazione di quelle foto in realtà è stato subito smorzato da alcune voci che mettevano in dubbio l’autenticità degli scatti. Cinque mesi fa un sito iraniano aveva trasmesso le stesse immagini ritenute un falso. Nel frattempo, però, gli organi di informazione di mezzo mondo riproponevano quelle fotografie senza sincerarsi della loro attendibilità. Che anche l’uccisione del terrorista annunciata con orgoglio da Obama fosse una messa in scena?

Foto false a parte, sembra di no. Come riferito dall’emittente AbcNews i tecnici americani hanno detto di aver confrontato il Dna del capo di Al Qaeda con quello di una sorella morta a Boston e tra i due codici genetici ci sarebbe “una corrispondenza molto affidabile“. La Cnn, intanto, rilanciava notizie apprese dal Pentagono, secondo cui se le foto originali del corpo di Bin Laden verranno diffuse non esisteranno dubbi. La tv americana ha inoltre fatto sapere che il cadavere del terrorista  “è stato sepolto in mare, trattato secondo la tradizione islamica“, senza però fornire ulteriori dettagli.


9
luglio

DDL INTERCETTAZIONI: L’INFORMAZIONE SCIOPERA, ANCHE I TG CADONO NELLA CONTRADDIZIONE DELL’AUTO-BAVAGLIO

Contro il bavaglio, un altro bavaglio: ragazzi che trovata! Eureka, questo sì che è un colpo di genio. Oggi tutti zitti, il mondo dell’informazione tace per protestare contro le norme restrittive previste dal disegno di legge sulle intercettazioni con uno sciopero organizzato dalla Federazione Nazionale della Stampa. Quando il sindacato chiama, lo scioperante risponde di scatto: obbedisco! Anche la tv sarà coinvolta nella protesta e andranno in onda solo notiziari in versione ridotta. Rai e Sky, quindi, non trasmetteranno rubriche di approfondimento giornalistico, nemmeno in forma registrata. Black out totale dell’informazione. Le ragioni della protesta sono condivisibili, ma i modi lasciano perplessi perché mostrano un’evidente contraddizione.

Che senso ha che la stampa protesti contro chi la vuole mettere a tacere auto-imbavagliandosi? In questo modo si fa il gioco della “cricca” e si assecondano quanti, a destra e a sinistra indistintamente, traggono vantaggi dal silenzio. Si grida alla censura, alla dittatura, si avverte un reale pericolo ma alla fine, quando arriva il momento di usare i media per denunciare le imperfezioni di questo ddl, che si fa? Tutti in silenzio, zitti e mosca. E’ il cane che si morde la coda, la sindrome di Tafazzi. L’informazione televisiva, di cui ci occupiamo, è la prima che dovrebbe farsi un esamino di coscienza. Se è vero che l’italiano medio si informa principalmente dai notiziari del piccolo schermo, è una grave mancanza che questi gli impediscano intenzionalmente di sapere cosa accade nel Paese. Poi nessuno venga a lamentarsi di Minzolini, a dirci che in Italia non c’è abbastanza libertà di parola.

Allo sciopero silenzioso e fine a se stesso, ai tg dimezzati e in forma ridotta, preferiremmo altra forme di denuncia più utili e ‘democratiche’. DM, ad esempio, vi ha raccontato l’urlo della Gabanelli in diretta tv. La conduttrice di Report, a chiusura di una puntata, aveva lanciato un personale allarme contro le norme della ‘legge bavaglio’ che avrebbero danneggiato la tv-realtà con le sue inchieste. Sempre meglio che stare zitti, imbavagliati dal sindacato. Skytg24 aveva listato a lutto lo schermo in segno di protesta, e anche Federica Sciarelli di Chi l’ha visto aveva detto la sua sull’argomento.


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