L’Italia in modalità slow. Un viaggio green nei meandri meno conosciuti del Belpaese in compagnia di due grandi conoscitori di natura, tradizioni e arte come Patrizio Roversi e Syusy Blady. Titolo emblematico per il nuovo programma che con il riferimento semantico alla lentezza si riallaccia a tutta un’aria culturale del Paese che propone modelli alternativi di sviluppo.
Le tappe di Slow Tour seguiranno una messa in onda essenzialmente da striscia quotidiana. Mediaset ospita in 20 speciali quest’avventura su Rete 4 dedicandole lo slot feriale che va dal lunedì al venerdì alle ore 10,50. Previsti già anche quattro ulteriori appuntamenti, di domenica, dalle ore 14,00, ma solo dal 25 marzo.
La nuova missione dei nomadi documentaristi? Come scrivono sul loro blog: ”Contribuire a drenare il turismo mordi-e-fuggi che invade le nostre città senza lasciare nulla, inducendolo a rallentare, a fruire delle pieghe dell’offerta turistica diffusa.”
In filigrana c’è il filone dello SlowFood che da anni anima alcune realtà italiane e che due bolognesi come i conduttori hanno potuto osservare da vicino nella città delle due torri, molto attiva nella creazione di percorsi enogastronomici che sappiano legarsi al mondo della cultura.
L’orizzonte del viaggio si sposterà sulle coordinate di Sicilia, Campania, Calabria, Sardegna, Toscana, Liguria, Veneto e Friuli. Più centrosud che nord ma con un larghissimo sguardo su estremi italiani tanto belli, quanto diversi. Percorsi da fare in auto, se uno vuole, ma anche a piedi, in bicicletta, a cavallo, con mezzi elettrici o a metano, in barca o in treno, con qualsiasi mezzo ecologico.
Dare luce a tipicità locali e a nuovi fenomeni di consumo che potrebbero rivelarsi decisive per salvare alcune economie a rischio di estinzione nella dinamica globalizzante ed accentratrice che lascia prevedere ondate di sovraffollamento, contrapposte a fenomeni intensi di necrosi di molte piccole realtà.
Documentari che promettono di innovare il linguaggio tipico del genere mirando a completare la panoramica sul nostro paese affiancando virtualmente le altre trasmissioni, come Lineaverde, Lineablu, Mediaverde, che già fanno della natura il loro soggetto e il loro oggetto. Un’Italia che guarda più a Il paesaggio e il silenzio di Eugenio Turri che ai corridoi europei di collegamento, alias TAV.
1. Giuseppe ha scritto:
12 marzo 2012 alle 11:05