Neorealismo



23
gennaio

CESARE ZAVATTINI E LA TV: UN’APERTURA ALLA REALTA’ E ALLA DEMOCRAZIA

Sono passati vent’anni dalla morte di Cesare Zavattini, straordinario protagonista del neorelismo italiano e intellettuale a tutto tondo capace di districarsi in maniera lodevole in tutte le arti dell’espressione, e proprio per chiudere le celebrazioni del ventennale la Cineteca di Bologna, in collaborazione con l’archivio Zavattini e la Biblioteca Panizzi ha organizzato una giornata di confronto tra storici e critici dei media, della cultura e del costume italiano per parlare del sogno della tv democratica, che l’artista ha coltivato a lungo, e presentare il testo Zavattini ha le antenne. Pensieri sulla televisione della giovane studiosa Anna Chiara Maccari, che per il titolo ha usato un’espressione di Federico Fellini.

Il primo merito riconosciuto da tutti a Zavattini è stato quello di essersi confrontato, raro caso tra gli intellettuali marxisti di allora e sinistrorsi elitari odierni, con il mezzo televisivo concentrandosi sulle potenzialità democratiche che avrebbe consentito, una volta acquisita la forza di medium capace di garantire pluralismo e formazione in maniera veloce, gradevole ed assolutamente senza costi. In questo quindi estremamente diverso da quel Pier Paolo Pasolini, apocalittico contrastatore della tv, ritenuta strumento già di per se stesso antidemocratico.

Zavattini cullò a lungo l’utopia, condivisa dalle avanguardie europee come il surrealismo, che la forza della fantasia potesse modificare la realtà, rendendo concreta la svolta della modernità, creando cioè una coscienza critica di massa capace di conquistarsi lentamente il suo spazio nella decisione del futuro dell’umanità. Era propio l’umanesimo più profondo a muovere le sue speranze, e il suo desiderio di combattere la divisione culturale all’epoca imperante che aveva dato alle sinistre il dominio spirituale del cinema, al cattolicesimo moderato quello della tv, capace di usare un linguaggio molto più diretto del grande schermo, ancora colpevolmente avvinghiato all’uso della metafora come forma d’espressione.