Sognate di diventare come Davide di Porto, il personal trainer più coatto del web (e ormai anche della televisione) e siete pazzi di Veronica Ciardi, la morona del Gf, tutta tatuaggi e parolacce, il vostro habitat naturale è la palestra e vi nutrite di pane e anabolizzanti? Gioite popolo di “palestrati”, arriva il 22 marzo alle 22 su Mtv, il docu-reality che fa per voi. Si chiama “Jersey Shore” ed è già stato consacrato fenomeno del momento negli States. In America, infatti,è già una “malattia” tanto da vantare fan del calibro di Leonardo Di Caprio e Lindsay Lohan e da chiudere la serie con ben quasi 5 milioni di telespettatori, record assoluto di ascolti per Mtv.
Ma cosa hanno di speciale Vinny, Angelina, Mike, Nicole, Ronnie, Jenni, Dj Pauly D e Sammi, gli otto protagonisti italo-americani del reality più trash del secolo? Muscoli, sguaiatezza, e tanta “coattaggine”, appunto. Il reality, infatti, mostra la vita dei ragazzi, che gira a suon di “Gtl” (gym-tan-laundry, ovvero ginnastica-abbronzatura- lavanderia) le cui uniche preoccupazioni e obiettivi sono quelli di avere i muscoli ben scolpiti, tatuaggi in vista e magliette sempre linde e aderenti. E dopo il dovere, regola vuole che arrivi il piacere, ossia prendere a botte qualcuno a caso, tanto per dimostrare di essere veri “stalloni”, cercare storie di sesso occasionali e bere fino al collasso per esaltarsi di più. A “bordo” di lettini solari portatili rispecchiano perfettamente lo stereotipo del “tutto muscoli niente cervello” o se volete della “tutta tette, poca testa”.
E con questi ingredienti l’ America va in brodo di giuggiole, lieta di poter ridere, ancora una volta, dopo i Soprano, a spese della cultura italo-americana, nazionalità che i produttori del reality hanno tenuto “simpaticamente” a sottolineare decorando la casa-set di bandiere tricolori e poster di Al Pacino in Scarface. Immediato il tentativo delle associazioni di italo-americani, giustamente offese, di bloccare la programmazione denunciando la stereotipizzazione della minoranza che rappresentano. La NIAF (National Italian American Foundation) è arrivata a dichiarare di essere «sotto attacco», come se fosse scoppiata una guerra all’italianità. Tentativo che a nulla è valso contro la veloce diffusione del programma-fenomeno che, vuoi per curiosità, vuoi per piacere, ha tenuto davanti al teleschermo milioni di americani.