Ieri, in occasione dell’ormai annuale appuntamento con gli Screenings Rai, si è tenuto a Firenze il convegno d’apertura sul tema “Valore e valori dello sport”. Un’occasione per richiamare la tv di Stato all’insegnamento della sana cultura sportiva, perché, come ha precisato lo stesso vice direttore generale Gianfranco Comanducci, “la Rai può e deve alfabetizzare le scuole sullo sport”.
Peccato, però, che l’insegnamento e il buon esempio passino anche (e soprattutto) dalla messa in onda dei principali avvenimenti sportivi, ormai sempre più di “stampo” satellitare. La Rai, tirate le somme ed evidenziato un rosso in bilancio pari a 225 milioni di euro, si è vista costretta ad adottare la politica dei tagli che, per quanto riguarda lo sport, ammonta a 21 milioni. Risultato? Persa l’esclusiva sulla Formula 1, ora sono seriamente a rischio anche i Giochi Olimpici di Rio 2016. A suonare l’allarme è Eugenio De Paoli, direttore di Rai Sport:
“Non è possibile che il servizio pubblico sia costretto dal mercato dei diritti sportivi, che ha raggiunto prezzi inaccettabili, a rinunciare a eventi sportivi fondamentali come le Olimpiadi [...] Non è giusto che i telespettatori debbano pagare un abbonamento per vedere manifestazioni sportive di interesse nazionale. La finale della Pellegrini alle Olimpiadi di Londra è stata seguita da 9 milioni e mezzo di spettatori, le finali di scherma da 5 milioni, il pugilato 6 milioni. Non si può non tener conto a livello politico e sportivo di queste cifre. Le Olimpiadi sono la massima declinazione sportiva, se non c’è l’emittente di Stato vuol dire che lo sport ha perso“.