Paolo Romani



19
ottobre

REPORT, ROMANI ACCUSA: PUNTATA ODIOSA. MA GARIMBERTI DIFENDE IL PROGRAMMA

Report, casa di Berlusconi ad Antigua

Da Viale Mazzini al Parlamento, le case ai Caraibi di Berlusconi fanno discutere. Proseguono ancora le reazioni alla puntata di Report andata in onda domenica sera. La trasmissione di Milena Gabanelli, tra gli argomenti trattati, ha trasmesso un’inchiesta sulle proprietà immobiliari che il premier possiede sull’isola caraibica di Antigua, chiedendosi da chi le avesse acquistate. Tra società off-shore, banche svizzere e operazioni milionarie la tesi implicita sottesa dai ’segugi’ del programma di Raitre è sembrata chiara: qui il pirata Silvio ha combinato qualcosa di losco.

Tra le voci che si sono levate da Viale Mazzini è da segnalare quella del Presidente Rai Paolo Gariberti che ha assolto il programma dicendo che politicamente ognuno può esprimere le proprie opinioni ma “giornalisticamente parlando non vedo fondati motivi di polemica“. Invece secondo il ministro per lo Sviluppo economico Paolo Romani i servizi si Report sono stati “odiosi” dal momento che “si facevano supposizioni basate non su fatti rispetto alle proprietà del premier, ma facendo riferimenti e accostamenti che non ho assolutamente condiviso”. Le sue parole sono state subito bacchettate dalla Fnsi, che indignata ha accusato: “un ministro della Repubblica non può dire che un programma televisivo è odioso, solo perché pone domande su un affare privato, ma di chiaro interesse pubblico, che riguarda il suo leader di riferimento”.

Sul fronte politico la voce fuori dal coro è stata quella di Antonio Di Pietro. Il leader dell’Idv ha chiesto al premier di ”spiegare al Paese e al parlamento in diretta televisiva la sua posizione sugli investimenti immobiliari nell’isola di Antigua”. Fabio Granata di Fli, ricordando che la legge deve essere uguale per tutti, ha dichiarato: “per me questa storia delle ville di Antigua ripropone ancora una volta il nodo irrisolto del conflitto di interessi di Berlusconi”.




11
agosto

DIGITALE TERRESTRE, IN MOLTI LO PREFERISCONO ALL’ANALOGICO GIA’ PRIMA DELLO SWITCH OFF

Digitale Terrestre

Il digitale terrestre avanza con la sua valanga di canali e prende sempre più confidenza con i telespettatori. Manca ancora un po’ al prossimo switch off , ma tra i due c’è già feeling. Forse incuriositi dalla maggiore offerta o attirati dalla qualità di trasmissione del segnale, gli italiani smanettano col telecomando e finiscono sul digitale ben prima che diventi obbligatorio. Lo documentano alcuni dati che svelano come il decoder sia già utilizzato anche solo per guardare le reti generaliste. La visione tradizionale, vigente in Italia dal 1954, ha dato abbastanza e si appresta ad andare in pensione.

A darle il congedo anticipato ci hanno pensato ormai in molti. Il digitale terrestre infatti è già utilizzato per il 45% della programmazione televisiva. E il dato, ovviamente, è destinato a crescere. Ora è ufficiale, ha sorpassato e staccato di un passo l’analogico, che rimane al 39% e il satellite (pay e free) al 15,8%. Intanto, per quanto riguarda le novità legate allo swicth off, il ministero dello Sviluppo Economico ha chiesto alle regioni che passeranno al DTT dal 2012 di anticipare il passaggio di un anno. La Commissione Europea ha inoltre concesso a  Sky Italia di partecipare alla gara per l’assegnazione delle frequenze per il digitale. La decisione ha messo in allarme Mediaset, che teme di essere penalizzata e per questo ha già minacciato di voler ricorrere Corte di Giustizia Europea.

Allo stesso tempo molte regioni non avranno affatto fretta di effettuare la transizione ‘epocale’, che gli è stata frenata. Come già spiegato da DM, il viceministro Paolo Romani ha posticipato lo switch off per Piemonte orientale, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Liguria (per maggiori dettagli e date clicca qui). A dispetto di quello che si possa credere, molte persone tireranno un sospiro di sollievo.


3
giugno

ROMANI SU RADIO2: IL TG1 INFORMA IN MANIERA CORRETTA. LA DANDINI? PEGGIO DI SANTORO.

Ne ha una per tutti, proprio come nelle pagelle di fine anno scolastico. Il ‘professorino’ in questione è Paolo Romani, viceministro allo Sviluppo economico con delega alle telecomunicazioni.  Intevenuto al programma di Radio2 “Un giorno da pecora”, irriverente spazio condotto da Claudio Sabelli Fioretti e da Giorgio Lauro, il Sottosegretario non si è sottratto alla richiesta di esprimere un’opinione sull’obiettività dei vari tg della tv pubblica e anzi, ha sparato giudizi netti che hanno subito generato polemiche e imbarazzi in Rai.

Il Tg1 di Minzolini non mi dispiace, è quello che guardo se voglio essere sicuro di essere informato in una maniera ragionevolmente corretta”.

Nelle pagelle senza voto di Paolo Romani il tg della prima rete risulta quindi il più obiettivo, quello da guardare per informarsi al meglio sulle vicende del Paese. Dopo una dichiarazione del genere, la replica dei conduttori è stata inevitabile, servita su piatto d’argento: “E per essere sicuro di non essere informato in maniera corretta, cosa guarda?”. Il viceministro non si è sottratto alla domanda e senza giri di parole ha affermato: “Guardo il Tg3, o anche Rainews24. Il Tg3 fa danni per 30 minuti, Rainews24 fa danni per 24 ore”. Poi, tra una dichiarazione seria e una più leggera secondo lo stile del programma di Radio2, è arrivata la ‘picconata’ di Romani sulla conduttrice di “Parla con me”, Serena Dandini:

“E’ peggio di Santoro, è scoraggiante: invita solo personaggi dichiaratamente di sinistra, facendo domande retoriche e preconfezionate”.

Le parole di Paolo Romani, come si diceva, pare abbiano procurato certi fastidi in Rai causando anche inevitabili reazioni politiche. Il Pd ha parlato di “liste di proscrizione” e “vaniloquio”. Risentiti i comitati di redazione di Tg3 e Rainews24, che hanno rimproverato Romani di provare “fastidio per l’informazione corretta”. Dai piani alti dell’azienda il presidente della Rai Paolo Garimberti si è solamente dichiarato certo che quelle del sottosegretario siano “considerazioni personali, da telespettatore”. 

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10
aprile

EUROPA 7 TRASMETTERA’ DA GIUGNO. ACCORDO RAGGIUNTO TRA GOVERNO E DI STEFANO.

Europa7 Ch8 @ Davide Maggio .it

Europa 7 andrà in onda. Dopo un centinaio di ricorsi e sentenze italiane ed europee, la “rete che non c’è” (o meglio che non c’era) inizierà le trasmissioni il prossimo giugno, a seguito di un accordo tra il viceministro alle Comunicazioni, Paolo Romani, ed il patron di Europa 7, Francesco Di Stefano.

Dopo un lunghissimo contenzioso legale di ben 11 anni, l’accordo tra Governo e Di Stefano è stato raggiunto grazie alla ricanalizzazione di Raiuno degli scorsi mesi ed alcune frequenze integrative, che hanno permesso l’assegnazione del canale di trasmissione ad Europa 7. Frequenze aggiunte al canale 8 in banda VHF iniziale, in quanto necessarie all’emittente per ottenere una copertura pari all’80 per cento del territorio, dopo il ricorso di Europa 7 al Tar contro il provvedimento governativo nel dicembre 2008 di assegnazione della rete proprio perchè insufficiente. Romani spiega così l’intesa:

«Ad Europa 7 saranno assegnate anche altre frequenze, i cosiddetti ‘cerottì, che le consentiranno di raggiungere una copertura adeguata. L’intesa, raggiunta anche attraverso gli ottimi rapporti personali con di Stefano, si inserisce in maniera virtuosa nel processo di chiusura della procedura di infrazione aperta dall’Europa a carico dell’Italia, ormai in fase conclusiva».

All’incontro congiunto per illustrare il progetto, Di Stefano ha spiegato di non aver ancora deciso se partire in analogico o digitale, e ha rimandato a maggio la presentazione del progetto editoriale della nuova tv. L’intesa, inoltre, prevede che le frequenze aggiuntive concesse a Di Stefano non possano essere alienate fino alla fine del processo di digitalizzazione del 2012. Quel che è strano, però, è che Di Stefano ha raggiunto un compromesso proprio con il Governo del proprietario della tv prima a lui avversa. Dichiara Romani:

«Rappresenta un passo avanti enorme, che la dice lunga sul comportamento di questo ministero: non siamo qui a difendere gli interessi di chicchessia, ma a gestire un problema complesso».


24
gennaio

STOP AI PORNO IN (PAY) TV IN FASCIA PROTETTA: AL VAGLIO IL DECRETO LEGISLATIVO CHE ESTENDE IL DIVIETO A TUTTE LE PIATTAFORME

Stop ai film vietati ai minori di 18 anni e ai programmi per soli adulti tra le 7 e le 23 su tutte le piattaforme televisive. E’ questo, in estrema sintesi, quello che prevede l’articolo 9 sulla tutela dei minori, contenuto nel decreto legislativo sull’esercizio delle attività legisative promosso dal viceministro delle Comunicazioni Paolo Romani, attualmente al vaglio del Parlamento. L’approvazione della norma, che non è una novità, in quanto già in vigore per le tv generaliste, darebbe non pochi problemi alle tv a pagamento, satellitari e non, che sull’offerta porno hanno costruito veri e propri business.

Sky, infatti, registra introiti di circa 45 milioni grazie ai film hard, mentre per Conto Tv, emittente di Marco Crispino, il porno è uno dei prodotti core. Non solo porno, comunque, nel decreto Romani: rientrano, infatti, anche tutti i film e i programmi vietati ai minori di 14 anni. Una norma che sta facendo discutere, visto l’eventuale impatto sui bilanci delle emittenti coinvolte, e che raccoglie sorprendentemente il parere contrario dell’Adoc (Associazione per la difesa ed orientamento dei consumatoi) che considera “eccessivamente penalizzante la regola per le tv a pagamento in quanto rappresenta una forte limitazione alla loro attivita’, visto che la maggior parte dei film d’autore e di qualita’ sono vietati ai minori di 14 e 18 anni”.

Di fatto la promulgazione della norma potrebbe non cambiare nulla. Spunta, infatti, già il modo per aggirarla: a permettere a Sky e company di trasmettere i film vietati potrebbe esserci l’uso automatico del “parental control”,  una specie di filtro, ad oggi già esistente per i programmi a bollino rosso. Non è  detto che però il decreto escluda questa opzione. Non ci resta, allora, che attendere le decisioni del Parlamento per capire quali saranno le sorti del porno in (pay)tv.





21
gennaio

SWITCH OFF 2010: APPROVATO IL CALENDARIO PER LOMBARDIA, PIEMONTE, LIGURIA, EMILIA ROMAGNA, VENETO E FRIULI VENEZIA GIULIA. CONFERMATO LO SLITTAMENTO A SETTEMBRE.

E’ stata approvato e reso pubblico questo pomeriggio il calendario degli switch off che porteranno a quota 70% la popolazione italiana all digital. La riunione odierna del CNID – Comitato Nazionale Italia Digitale – ha, infatti, stabilito le date dei prossimi spegnimenti che interesseranno, da settembre al prossimo dicembre, Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia portando,quindi, tutto il Nord Italia al solo digitale. 

Già ad inizio Gennaio erano circolate le prime voci su un probabile rinvio degli switch off a causa delle elezioni regionali e dei Mondiali, voci che trovano conferma in questa riunione, poichè sono state condivise le motivazioni del rinvio dai delegati regionali, dal ViceMinistro Paolo Romani, dalle emittenti Tv, dalle associazioni dei consumatori e dai produttori e distributori di elettronica.

Ma vediamo nel dettaglio il calendario. Lo switch over, spegnimento dei segnali analogici di Rai2 e Rete4 e accensione dei rispettivi multiplex digitali, è stato fissato per il 18 maggio prossimo e interesserà le province lombarde di Milano, Pavia, Cremona, Lodi, Monza e Brianza, Bergamo, Brescia, Varese, Como, Lecco, Sondrio, quelle piemontesi di Novara, Vercelli, Asti, Alessandria, Biella, Verbania e quelle emiliane di Piacenza e Parma, coinvolgendo, praticamente 19 province e 12 milioni di abitanti.


5
gennaio

SWITCH OFF 2010: POSTICIPATI (FORSE) AL SECONDO SEMESTRE GLI SPEGNIMENTI IN PIEMONTE ORIENTALE, LOMBARDIA, VENETO, FRIULI, EMILIA ROMAGNA E LIGURIA

Siamo appena entrati nel nuovo anno e la Penisola si prepara, nuovamente, ad affrontare una nuova stagione di spegnimento del segnale analogico, il cosiddetto switch off, che interesserà, per i prossimi mesi, Piemonte Orientale, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Liguria.

Il Governo, nella persona del ViceMinistro Paolo Romani, ha già annunciato di aver stanziato per la comunicazione relativa allo switch off un fondo di 53 milioni e mezzo di euro che verranno distribuiti tra i vari “attori” protagonisti della svolta. 12 milioni andranno ad aiutare le tv locali nelle campagne di comunicazione, 8 saranno destinati alla Fondazione Bordoni per le sue attività di sostegno allo switch, 7 verranno destinati, invece, alle Poste che gestiscono il call center e altrettanti andranno alla comunicazione stampa. I rimanenti 19,3 milioni saranno destinati, invece, ai contributi elargiti a favore di alcune categorie di utenti per l’acquisto dei decoder.

Sul fronte date, niente è stato ad oggi ufficializzato ma pare che tutti gli spegnimenti di quest’anno saranno posticipati al secondo semestre così da consentire un corretta ricezione dei segnali televisivi durante le elezioni regionali e i mondiali di calcio. Questa proposta avanzata dal coordinatore di Aeranti-Coralli Marco Rossignoli è stata valutata positivamente dal ViceMinistro Romani che ha anche precisato che le date esatte verranno rese note dopo la prossima riunione del CNID, Comitato Nazionale Italia Digitale, il prossimo 20 gennaio.


21
dicembre

AUMENTA IL CANONE RAI PER IL 2010: + 1,50. CONSUMATORI: INOPPORTUNO

Aumenta il canone Rai per il 2010: + 1,50

Aumenterà da 107,50 a 109 euro il canone Rai per il 2010. Lo ha deciso Paolo Romani, viceministro con delega alle comunicazioni, in un decreto da poco firmato. L’adeguamento è stata fissato, ai sensi della legge, per adeguare l’entrata all’inflazione programmata.

Appena la notizia è stata diramata, il Consiglio Nazionale degli Utenti, organismo interno all’Agcom, ha diramato una nota nella quale ha espresso tutta la sua contrarietà.

Assolutamente da evitare l’aumento del canone. Soprattutto a fine 2009, anno che ha visto il passaggio al digitale in diverse aree, tra cui Roma, con notevoli difficoltà per i cittadini. Abbiamo più volte espresso la nostra contrarietà all’aumento del canone. Sarebbe, infatti, utile che i cittadini conoscessero con esattezza quali attività il canone va a finanziare e quali invece sono realizzate con la pubblicità. Una manovra inopportuna anche considerato il fatto che è stato ridimensionato il Qualitel.”


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