Cento volte ho scritto e riscritto l’attacco di questo pezzo. E, dannazione, mi succede sempre la stessa cosa quando devo parlare di Maria De Filippi. Capita, in sostanza, che raccontare la semplicità diventi l’ impresa più ardua del mondo. Ma forse, proprio questo, mi ha portato, nel tempo, a capire Maria De Filippi.
Pensate che avevo deciso di soffermarmi a parlare del fatto che Maria non c’avesse pensato due volte prima di bere alla bottiglia, in prima serata su Raiuno, domenica scorsa. Voleva e “doveva” dare un freno alle sue emozioni, a quei sentimenti che le canzoni, evocatrici di ricordi, le suscitavano. Poi mi sono fermato e mi sono detto “ma quante volte tu hai bevuto alla bottiglia?”. Ma continuavano a frullarmi per la testa la semplicità dell’acqua e la profondità delle emozioni. Bottiglia ed emozioni. Emozioni e bottiglia. Emozionarsi per la semplicità o essere semplicemente emozionati?
O forse, raccontare con semplicità delle emozioni, come se si fosse tra… Amici. I silenzi, il lento incedere della sua camminata, l’impaccio nel tenere un microfono o nel salutare un ospite, come se le procurasse forte imbarazzo sentire il calore dei riflettori su di sè. E se quando si tratta di narrare le storie altrui, Maria è maestra e il self control riesce a vincere, nel momento in cui è lei ad esser protagonista, col suo vissuto, il racconto è destinato a trasformarsi in evento tanto coinvolgente quanto disarmante. Accade raramente, forse perchè la De Filippi è priva di qualsiasi sovrastruttura, straordinariamente consapevole della propria normalità e delle proprie debolezze. Quelle debolezze, proprie di ciascuno di noi, pronte ad emergere prepotentemente quando ci si lascia andare e viene meno qualunque barriera.
Inizia così a pizzicarsi insistentemente il fianco destro, a cingersi protettivamente la vita, a stringere la mano destra tra le gambe, a sfiorarsi le labbra e ad impugnare con forza il microfono per trovare una valvola di sfogo e riuscire a tenere sotto controllo la situazione. E l’apprensione dei suoi aficionados cresce. Così come cresce l’immedesimazione, l’empatia, di ciascun telespettatore nel vederla davanti alla telecamere come se fosse una novella del piccolo schermo. E’ come se tenesse tutti col fiato sospeso, incuriositi e affascinati, a chiedersi “ce la farà ad arrivare alla fine?”.