Giuliano Ferrara ha partorito una decisione : la presentazione alle prossime elezioni di una lista che avrà nell’aborto, nella moratoria sulla legge che consente l’aborto, il proprio caposaldo. A prescindere da questa “gravidanza isterica” che sta ossesionando il noto giornalista, questo post vuole parlare, lasciando da parte la politica, delle conseguenze televisive che una scelta del genere ha comportato.
Come annunciato dallo stesso conduttore, infatti, Otto e Mezzo non potrà più contare dal prossimo lunedi sulla presenza di Giuliano Ferrara e vedrà la “povera” Ritanna Armeni da sola (in realtà solo per una settimana) alla guida del salotto politico de La7.
Peccato! Perchè Otto e Mezzo riusciva a proporre quotidianamente, con uno straordinario garbo, discussioni legate alla politica e all’attualità riuscendo a mantenere pacati i toni e, soprattutto, a dare al telespettatore la possibilità di valutare autonomamente le situazioni oggetto di discussione intorno alla “tavola rotonda” del talk show.
Un programma in perfetta sintonia con le scelte di un’emittente che, da subito, ha privilegiato la qualità e un modo di fare televisione che riesce ancora a discostarsi dall’involuzione del piccolo schermo italiano succube, ormai in maniera compulsiva, degli ascolti. Una televisione che non si preoccupa di rimanere di nicchia preferendo privilegiare dei principi mediatici che non possono, per quanto mi riguarda, non essere condivisi.
Ed Otto e Mezzo era e continua ad essere una delle migliori manifestazioni di questa politica mediatica.
Grazie ad una formula giusta ed equilibrata, Giuliano Ferrara e Ritanna Armeni sono riusciti a proporre, ogni sera, un piccolo esempio di buona televisione che ha visto nel confronto il proprio punto di forza. Un confronto che partiva dagli stessi conduttori che, essendo portatori di valori e idee decisamente diversi se non opposti, offrivano relativamente agli argomenti proposti una “visione dei fatti” mai univoca. Un caso più unico che raro in un panorama televisivo fortemente politicizzato e sicuramente fazioso nei confronti di questo o di quell’altro schieramento politico.
Ma “all good things must come to an end”, direbbe qualcuno. E questa volta dobbiamo rinunciare, proprio durante la campagna elettorale, a quel singolare e stimolante contraddittorio che solo la coppia Ferrara-Armeni riusciva a mettere in… onda!