Più che un fenomeno mediatico, sembrano l’inquietante risultato di una mutazione genetica. Ma le avete viste le Velone di Canale5? Divorano il palco con un entusiamo straripante, ballano, cantano, strizzano l’occhio alla telecamera. Sanno sedurre lo spettatore, lo incuriosiscono con la battuta pronta, poi lo fanno ribaltare dalle risate ancheggiando a intermittenza sulle note di una musica da discoteca. Le over 65 dello show di Antonio Ricci raccontano la loro nuova giovinezza attraverso pochi minuti di celebrità in cui l’apparire pimpanti, disinvolte e trendy sembra l’unico modo per esorcizzare la paura della morte. Il piccolo schermo le attrae e le inganna attraverso un subdolo gioco di parole. Così, in prima serata, non sono più “vecchie” ma “Velone”, cioè la versione âge delle bellissime e famose soubrette. Miracoli della tv nazional-popolare.
Scienziati e sociologi sono disperati: anni di studi andati all’aria. Le Velone, infatti, sono creature che sfuggono totalmente alle ordinarie leggi fisiche. Le loro paillettes e certi passi di danza che sfidano l’osteoporosi meriterebbero una puntata di Mistero o uno speciale di Roberto Giacobbo. Da dove vengono? Ma soprattutto, come vivono? Non capita tutti i giorni di imbattersi in un esemplare di Velona. Infatti, gli anziani delle nostre città hanno sì una gran voglia di vivere e di divertirsi, ma posseggono anche un pudore ben lontano dalla caricatura eccentrica e carnevalesca della tv. I casi sono due: o siamo di fronte a una mutazione genetica delle over 65, oppure le Velone del piccolo schermo sono finte, iperbolizzate. Sono le nuove donne, anzi, nonne-oggetto.
Il circo estivo delle vecchiette ‘ammaestrate’ può anche essere divertente, purchè lo si consideri un semplice intrattenimento. Niente di più. Nella realtà le over65 scherzano e ballano, sono autoironiche ed emancipate, ma non in quel modo. Le Velone dell’access prime time di Canale5 si lanciano in “stacchetti” alla maniera delle soubrette, si offrono in pasto ad un pubblico che -inevitabilmente- se la ride di fronte ai loro movimenti spesso impacciati e ai loro tempi non propriamente ‘televisivi’. Un meccanismo che crea lo show con estrema facilità.