Alex Zanardi
“Nulla è impossibile“, parola di Alex Zanardi. E se lo dice lui, l’uomo dalle molte vite, viene pure da crederci. La sua è una storia che emoziona: dopo un incidente che gli costò l’uso delle gambe, l’atleta bolognese ha ricostruito la propria esistenza da zero, trasformandola in un’avventura piena di sfide. Tutte vinte. Quest’estate, a 46 anni, Alex ha fatto incetta di medaglie alle Paralimpiadi di Londra, su una handbike che pareva un fulmine. Ma la sua corsa continua sempre, anche in tv: dopo il programma E se domani, oggi Zanardi presenta Sfide, l’approfondimento di Rai3 in onda il lunedì alle 22.40, dedicato al mondo dello sport e ai suoi protagonisti (nella puntata di domani, 15 ottobre, toccherà a Marco Simoncelli). Dopo quattordici edizioni, è la prima volta che la storica trasmissione si affida al racconto di un conduttore, peraltro d’eccezione…
Sfide poteva andare avanti anche senza dare un volto al narratore. Ma è stato deciso diversamente e ritengo che questo sia stato un valore aggiunto. Il mio ruolo è però marginale rispetto alle storie, che sono il vero succo del programma. Esse rivelano molto dello spirito che la trasmissione ha coltivato nel tempo, riscuotendo il gradimento di un pubblico composto da sportivi, ma anche da persone interessate alle vicende umane raccontate.
Il filo rosso che ti lega a Sfide sembra essere proprio la tua storia personale. In questo senso non ci poteva essere conduttore più adatto…
Simona Ecolani, capo-autrice del programma, ha probabilmente pensato a questo quando ha deciso di propormi la conduzione, e forse anche la maggioranza del pubblico ha colto tale aspetto. Tuttavia, vorrei sottolineare non tanto le ragioni che mi hanno portato a Sfide, ma il fatto che sono contento di aver accettato un progetto che è pienamente delle mie corde, perché io sono uno sportivo.
Tra le vicende che raccontate ce n’è una che più ti ha emozionato o che hai sentito più vicina?
Per una coincidenza abbiamo debuttato con la storia di Gilles Villeneuve, di cui ricorre il trentesimo anniversario dalla scomparsa. Lui è stato un mio idolo, quando correvo coi go-kart avevo il suo poster attaccato al muro e mi faceva sognare con la sua Ferrari. Un’altra storia particolare sarà quella di Marco Simoncelli, un ragazzo che aveva la grande capacità di operare delle scelte controcorrente ma anche vincenti.
In tv si vedono programmi che trasformano situazioni di disabilità fisica in occasioni di spettacolo o di numeri da record. Pensi che queste siano forme di esibizionismo?