Puntata meno brillante e dinamica del solito ma che ha lasciato il pepe sulla coda quella di ieri di The Apprentice. La mancanza della sfida a squadre e l’assenza di riprese in esterna, insieme a una durata più lunga del normale, hanno influito sull’attenzione dello spettatore medio ma anche in questa semifinale non sono mancati i sorrisi. Iniziamo col dire che il nono appuntamento col talent show di Cielo ha avuto il merito di farci conoscere anche la personalità dei ragazzi, per la prima volta visti come individui e non come concorrenti o candidati allo stipendio messo in palio dal Boss.
I colloqui così martellanti hanno messo in luce l’indole dei protagonisti e, se ancora una volta ad uscirne peggio di tutti è stato ancora una volta l’ormai mitico Alberto Belloni (sul quale nessuno degli esaminatori ha espresso un giudizio positivo), l’esame con gli headhunter si è rivelato una vera e propria risorsa per Francesco Menegazzo che ha avuto il merito di guadagnare punti sull’outsider Silvia e ha raggiunto in finale il sempre più brillante Matteo, che se dimostrerà di essere una ‘sola’ nel campo del business potrà almeno trovare un posto a Colorado riuscendo a far sorridere più dei vari comici del carrozzone di Italia1.
Matteo infatti ha conquistato proprio tutti: energia, genuinità e capacità da venditore non indifferenti (e riconosciute dai cinque esaminatori) compensano la mancanza di un diploma di scuola superiore e una totale ignoranza della lingua inglese. Peraltro il tema della finale sembra scritto apposta per lui, essendo relativo all’organizzazione di un evento mondano in puro ‘Billionare style’ avvalendosi della collaborazione degli ex compagni d’avventura. A sfidare “l’asfaltatore” in quella che si annuncia come una vera e propria mission impossible – anche per la spoilerata dell’ascoltatore de La Zanzara – sarà dunque Francesco, che ci ha intenerito per aver confessato l’esistenza di un dramma familiare (sconosciuto anche al Boss) ma che è riuscito a far uscire nell’ambito del colloquio una freddezza e un cinismo che ha ben impressionato gli headhunter e gli ha consentito di scalare posizioni.