Stasera parte su Fox la seconda stagione, ma se credete che tutte le vostre domande troveranno risposte, vi sbagliate. Homeland-Caccia alla spia è stata già rinnovata per un terzo ciclo di episodi, quindi supponiamo che nuove verità e nuove menzogne tormenteranno i protagonisti e, inevitabilmente, lo spettatore, completamente catturato da una storia di terrorismo raccontata da una prospettiva originale. Eh si, Homeland è una di quelle serie che, dopo aver visto la prima puntata, uno pensa che gli autori nella sceneggiatura ci abbiano messo l’ingrediente segreto del Big Mac, quello che sviluppa una inspiegabile dipendenza.
La prima stagione ci ha preso talmente tanto che, a un certo punto, ci è venuto il dubbio che la spia che Carrie Mathison (Claire Danes) cercava in modo così ossessivo fossimo proprio noi. Ma poi, no. Passi essere tv addicted, ma terroristi per empatia con una serie tv sarebbe davvero troppo. E poi nessuno è venuto a prelevarci. Il titolo è esplicativo. C’è una spia. O meglio un soldato americano convertito in terrorista. Questo è quello che viene confidato all’agente Carrie Mathison nella prima puntata della prima stagione. Il confidente probabilmente non sapeva soffrisse di un disturbo bipolare, si imbottisse di psicofarmaci per tenerlo nascosto non all’oratorio non alla scuola di pilates ma bensì alla CIA e che avrebbe scatenato un’ossessione che al confronto quella di Carrie Bradshaw per le scarpe è un hobby.