Il maledetto fascino della mafia, il magnetismo dei protagonisti, un intreccio appassionante e coinvolgente, o la sublimazione del brutto, per rifarsi in qualche modo alle parole di Aldo Grasso. Detrattori e ammiratori potrebbero disquisire a lungo sul successo della fiction di Canale5 L’Onore e il Rispetto.
Noi che non biasimiamo entrambe le parti, scegliamo di focalizzarci su un incontrovertibile pregio, tale da oscurare gli innegabili limiti della fiction: l’aver intessuto le trame di elementi emozionali non ritrovabili altrove. L’amore per la famiglia e per i figli che va oltre qualunque cosa; la presenza della Fede, sempre e comunque; il rumoreggiare popolare che influenza le nostre scelte. Caratteristiche, queste, della nostra società che l’atavica miopia della fiction nostrana fa spesso, troppo spesso, dimenticare ma che L’Onore e Il Rispetto ha, con fermezza, saputo rappresentare, complice l’ambientazione storica.
La fierezza mafiosa di Donna Rosangela capace di farle ordinare i più crudi delitti ma che nulla può dinnanzi all’amore per suo figlio, l’indissolubile legame tra Santi e Tonio nonostante le diverse scelte di vita, la ricerca di aiuto e sostegno che solo un Prete può dare sono solo alcuni esempi che palesano quanto detto e che hanno differenziato L’Onore e il Rispetto da altre fiction italiane. Per la finzione televisiva made in Italy, infatti, l’Italia è un paese di famiglie di fatto dove non esistono zii e cugini, divorziati, giovani quarantenni alla ribalta e atei. Tutte balle: l’Italia è una grande provincia.