25
gennaio

TELEVISIONE DI QUALITA’, TELEVISIONE SCRITTA: FLOP, LOW BUDGET, INFOTAINMENT, WEB E CROLLI D’ASCOLTO

Monoscopio

Per qualche mese è stato “latitante”. Ma lo è stato per una giusta causa: dedicarsi anima e corpo alla seconda edizione di ‘Io Canto’. Adesso Massimo Dorati torna a deliziarci con qualche tele-riflessione. E noi, gli diamo il bentornato.

Crollo preoccupante degli ascolti, avvento del digitale terrestre, il web che avanza implacabile, un’offerta oceanica di contenuti sempre più targetizzati per tutti i gusti e i palati, tv on demand, tv satellitare, nano share che assommati cominciano a dare risultati sempre più consistenti, total audience (somma effettiva degli ascolti di un dato contenuto proposto in multiprogrammazione, in replica o su media differenti: telefonini, tv satellitare, digitale terrestre, web).

Queste sono alcune delle motivazioni che dotti massmediologi tendono a dare per giustificare la sempre più clamorosa disaffezione ed emorragia di ascolti della cosiddetta televisione generalista. Un esempio? Oggi con un 19% di share in prima serata, ai piani alti si festeggia stappando champagne e profondendo comunicati stampa che celebrano il successo, scindendolo, tra l’altro, per aree geografiche, target commerciali o anagrafici. Diciamocela tutta: sono giganteschi artifizi, clamorosi “pipponi” creati ad hoc da quella macchina da guerra che si chiama “Marketing” per giustificare ascolti deficitari che non possono non preoccupare seriamente chi, forse, aveva preso “alla leggera” un fenomeno così tsunamicamente devastante per la sopravvivenza della gallina dalle uova d’oro (la tanto celebrata televisione generalista portatrice sana di miliardi di euro di investimenti pubblicitari). E’ una visione esageratamente esasperata, ma riteniamo esserci un fondo di oggettiva verità.

Forse non tutti sanno che un punto di share equivale, sul mercato pubblicitario, a 50 milioni di euro l’anno. Capite bene che la perdita di sette, otto o addirittura di 10 punti può produrre una perdita secca di 500 milioni di euro (mica cotica!). E se tutto questo fiume di danaro finisse per essere veicolato su altre forme di media, non sarebbe un dato drammatico? Sicuramente sì! Ed aggiungiamo inoltre: se questo trend dovesse proseguire, che tipo di smottamento tellurico provocherebbe (in realtà, in qualche modo, sta già provocando)? Una catena senza fine di effetti devastanti: contenimento parossistico dei costi a scapito della qualità, budget ridotti all’osso, totale assenza di sperimentazione, tagli dei compensi a pioggia, riduzione sistematica delle risorse umane e strutturali necessarie, figure professionali destinate a perdere dignità e peso specifico (autori, orchestre, corpi di ballo, truccatori, parrucchieri) ritenute inutili e troppo costose in rapporto a queste nuove logiche di contenimento dei costi con la conseguente nascita di nuove figure professionali denominate realizzatori, videomakers, stagisti, figli di “Youtube”, “Google” e “Facebook”, giovani con contratto a progetto, iperutilizzati, con tanta buona volontà ma carenti di esperienze specifiche di “vissuto produttivo”.

Diamo tempo a questi giovani di formarsi professionalmente, di imparare il mestiere serenamente senza imporre loro subliminalmente la legge del “Mors tua vita mea” con il rischio di trasformarli in pescecani con il “dentino avvelenato” pronti a sbranare chiunque possa, anche solo minimamente, invadere il loro seppur ristretto campo d’azione. Non trasformiamo loro in squallidi yesman al servizio di burocrati col pallino della carriera ad ogni costo. Tutto ciò nuoce al “Clima”, al “Gioco di squadra”, alla loro formazione professionale, elementi fondamentali per la riuscita di un programma.

Fino a 3, 4 anni fa, se un programma di prime time, per esempio, su Canale 5 o Raiuno faceva gli ascolti che alcune prime serate hanno registrato, sarebbe stato un vero dramma da tragedia greca: riunioni infuocate, messa in discussione del programma e odore di soppressione  che sarebbe arrivata dopo massimo una, due puntate in presenza degli stessi risultati.

I motivi succitati sono oggettivamente rilevanti ma aggiungerei qualche altra considerazione di non poco conto: un grande potere da parte di potenti manager di artisti che muovono e condizionano, novelli Richelieu, le logiche di assegnazione di conduzioni e team autorali: far parte di certe parrocchie oggi è fondamentale per lavorare, essere tutelati e lautamente retribuiti. Vi è da aggiungere, sopratto in alcuni casi piuttosto evidenti, la carenza acclarata di “Manici capaci” o banalmente inadeguati a svolgere ed occupare certi ruoli specifici: managers più esperti di finanza, sublimi uomini di comunicazione piuttosto che he reali esperti di “prodotto”.

Un altro aspetto, ma probabimente entriamo nel campo della mera fantascienza, potrebbero essere alcune lotte intestine tra centri di potere, lotte sottili, pianificate strategicamente a tavolino, tutte volte ad arginare e restringere il campo di azione di singole strutture che, col tempo, hanno preso sempre più potere a scapito di altre.

Ma torniamo alla nostra televisione generalista e alla dispersione di ascolti. Qualcosa sta cambiando in effetti, sembra che un risveglio primaverile stia ritornando ad illuminare le giornate fin qui fin troppo buie della nostra amata televisione generalista. Che si stiano allungando le giornate con scelte editoriali piu precise? Che si sia capito finalmente che per contrastare la dispersione emorragica di ascolti si debba tornare vichianamente al passato? Sembra di si e da amanti della tv fatta bene, della televisione provata e scritta ce ne compiacciamo.

Alcuni esempi? Le meravigliose fiction di Rai uno, “I migliori anni”, un produzione ricca, opulente, condotta bene, trasversale, per famiglie; “Io canto”, un programma fatto bene, provato, di qualità, con scenografie ineccepibili, con scelte artistiche precise ed azzeccate, “di pancia”, dove la qualità e il clima sono alla base. Ma non solo. Parliamo di “Zelig” dove la professionalità già la faceva da padrona, con l’innesto della bravissima Cortellesi era un assegno circolare sicuro (bastava passare alla cassa a ritirare il contante-ascolto). Aggiungiamoci la nuova edizione della Corrida con il felice approdo a Mediaset di Flavio Insinna, con una nuova scenografia da grande varietà, un restyling del programma senza intaccare il meccanismo storico del format .E vogliamo continuare con “Amici “ che rimane un programma dove professionalità, impegno, sudore e lavoro si evincono tangibilmente e sicuramente destinato a tornare agli antichi splendori che merita, seppur abbia una contro programmazione da guerra del Golfo. Dimenticavamo Paperissima e il team di Ricci sempre ineccepibile nella scrittura, nella genialità delle gags, nella professionalità. Tutto questo impegno profuso la gente, il popolo, le massaie di Voghera lo avvertono in modo tangibile ed infatti i programmi citati stanno facendo ascolti finalmente degni di questo nome. Come potete vedere, per concludere, la qualità alla fine paga sempre e il prodotto fatto bene è ancora, nell’immaginario collettivo, un valore aggiunto.

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20 Commenti dei lettori »

1. zia-assunta ha scritto:

25 gennaio 2011 alle 19:26

E se tutto questo fiume di danaro finisse per essere veicolato su altre forme di media, non sarebbe un dato drammatico?

Penso di no anzi con un po’ meno di soldi forse la tv generalista tirerà fuori qualche idea, caccerà qualche incompetente e emergeranno dei giovani…….quindi più soldi al web, alla tv satellitare che vengono incontro ai gusti della gente senza mortificarla con programmi come Giornata5, Forum, Uomini e donne, Grande Fratello, Vita in diretta, Attenti a quei due, Pomeriggio sul due, etc……….



2. zia-assunta ha scritto:

25 gennaio 2011 alle 19:32

rilevo un “lieve” conflitto di interessi in questo articolo scritto da un autore televisivo, ahhh una curiosità nella tv di oggi oltre a fare le scalette che fate?



3. Gene ha scritto:

25 gennaio 2011 alle 19:52

@ Dorati

Sono d’accordissimo con te sul fatto che tornare al passato abbia giovato alla crisi di share delle generaliste.

Ma secondo te, le generaliste non dovrebbero comunque provare a sperimentare nuovi show/programmi fregandosene dei dati Auditel, anzichè preoccuparsi di rovinare una serata nel periodo di garanzia, autunnale o primaverile che sia?? O comunque, realizzare un ciclo seriale di uno show fregandosene del gradimento (es. X FACTOR)??

Io personalmente credo che potrebbero fare come Sky, cioè offire prodotti senza il maniacale chiodo fisso per l’Auditel.
Anche perchè credo che ormai l’Auditel sia divenuto un mezzo obsoleto per misuare i gusti televisivi, e lo dimostra molte volte, a scapito della tanto auspicata tv di qualità, che, nonostante tutto, in qualche sporadica occasione riesce ad ottenere una platea molto numerosa (citofonare a casa Fazio/Saviano…).

Poi non lamentiamoci se dobbiamo beccarci dopo undici anni ancora il Grande Fratello, o altre patacche simili, che appiattiscono i contenuti e il livello medio del telespettatore, e che lo fanno fuggire verso contenuti tematici (guardare Sky…) o addirittura lo portano a spegnere il televisore.

Ecco perchè soprattutto la Rai, che riceve un canone da pagare (almeno ci si auspica che lo paghino tutti…), deve realizzare ottimi prodotti anche utilizzando molte risorse. Altrimenti, fra qualche anno, ci ritroveremo la Rai comportarsi come un nucleo di tv “commerciali”.



4. massimo dorati ha scritto:

25 gennaio 2011 alle 19:59

cara zia assunta leggo una punta di sana ironia nelle tue parole , magari sbaglio
posso smentire il conflitto di interessi anche se dii mestiere faccio l’ autore tv , vivo le cose da dentro e ammetto di aver collaborato ad Io canto aggiungiungendoti inoltre di esserne fiero per di piu’ ( posso darti del tu, permetti? ) . 5 anni fa / 6 , oltre ad occuparmi di tv sono stato per anni consulente editoriale per le nuove tecnologie di una grande azienda di telecomunicazioni realiizzando e partecipando alla creazione di canali interi tipo Raistoria. Oltre alla tv mi occupo di web quindi il conflitto credo nn esista . io la tv la scrivo , avendo lavorato anni con fiorello ,gerry scotti e costanzo Credo infine sia un articolo onesto , non fazioso ma oggettivo , almeno questo era nelle mie intenzioni . se hai letto altro , forse non sono stato esaurientemente esaustivo della qualcosa me ne dispiaccio



5. massimo dorati ha scritto:

25 gennaio 2011 alle 20:04

Gene , nella fattispecie parlavo di disaffezione e di emorragia di ascolti dalla televisione generalista quindi , come avrai potuto leggere , i tagli a pioggia portano , sopratutto in una tv commerciale , al terrore della sperimentazione random . parli di Rai e del canone , ma non dimentichiamoci che Sky , oltre all’ abbonamento fattura in pubblicita ‘mcifre assolutamente considerevoli . sbaglio?



6. Cristian ha scritto:

25 gennaio 2011 alle 20:18

D’accordo quasi in tutto!il punto e’sicuramente il calo degli ascolti che così condiziona i budget per realizzare programmi ma e’anche vero che si rimane incollati a format antichi che garantiscono un successo limitato invece di puntare a programmi nuovi a autori adeguato ai tempi moderni dove se cambiano i gusti dovrebbero cambiare di conseguenza gli ideatori invece in Italia le idee sono sempre le stesse come gli autori! Una grande squadra di calcio non ha bisogno di un allenatore e un grande programma non ha bisogno di un grande autore e’ tutto consequenziale quindi direi largo a nuove idee e taglio alle spese su idee vecchie obsolete e superate



7. ANTONIO1972 ha scritto:

25 gennaio 2011 alle 20:23

d’accordissimo con gene! w il digitale,internet,i nuovi media,il pluralismo insomma! l’auditel non è più sinonimo di successo,perchè tutti hanno capito come aggirarlo,quindi vai con litigate,urla,trash,tette e culi,bestemmie ecc. ma chiediamoci PAGHEREMMO PER VEDERE QUESTO? io penso proprio di no. quindi nel futuro io vedo programmi cult con target mirati,a ognuno il suo,che può rivedere,di tanto in tanto,su vari canali e piattaforme,come i vecchi (o nuovi) telefilm. questa roba riempie le tante reti e ripaga pian pian un maggiore impegno iniziale di soldi e tempo. a differenza di fiction che funzionano una sola sera oppure dei talk che pervadono la tv,roba usa e getta. nessuno rivedrebbe,credo,le risse dalla d’urso ma qualcosa di ben fatto,come le interviste della bignardi o di victoria cabello si.



8. zia-assunta ha scritto:

25 gennaio 2011 alle 20:28

Caro Massimo il tuo articolo lo condivido, non vedo però come un male la crisi della tv generalista per noi spettatori, anzi….
Certo per gli addetti ai lavori è più dura accettare di non essere più al centro del mondo ed essere pagati meno.
Per quanto riguarda il discorso Rai Mediaset, penso che la Rai debba svincolarsi (privatizzandosi) dalla politica, debba ricevere un canone da tutte le fatture dell’energia elettrica (1 euro a bimestre pagato da tutti) e debba basarsi unicamente sul gradimento.
Mediaset ormai è in una crisi totale, non sperimenta, fa una programmazione di uno squallore unico che fa rimpiangere la rampante Fininvest degli anni 80, l’unica soluzione che entrino altri giocatori nell’agone, il monopolio berlusconiano ha impoverito quella che era la tv migliore del mondo (la BBC e anche la tv americana se le sogna le Canzonissime, Studio Uno, gli sceneggiati) in nome degli ascolti.



9. pig ha scritto:

25 gennaio 2011 alle 20:34

Rivogliamo la domenica pomeriggio di Rai 1 e Canale 5 come una volta.Rivogliamo la qualità dei vecchi contenitori domenicali come Domenica in e Buona Domenica



10. massimo dorati ha scritto:

25 gennaio 2011 alle 20:52

Cara Assunta vedo che forse nn riesco a spiegarmi con te o forse sei ( permettimi il dubbio) un tantino prevenuta sulle mie asserzioni . fare b tv nn e’ un dato anagrafico ma una freschezza mentale combinata con esperienza , credibilita ‘ , capacita’ di fare squadra lavorando in team . ognuno deve fare il suo percorso acquisendo le proprie esperienze e avendo sempre l’ umilta’ di snn sentirsi mai arrivati perche ‘ a far bene questo mestiere nn si finisce mai di imparare . essere o nn essere al centro del potere sono scelte di vita , il mondo della comunicazione , dei media , della crossmedialita’ e del web mi ha sempre stimolato tanto che , personalmente , lo pratico da anni . la televisione fatta bene , con professionisti all’ altezza , una televisione provata e’ da auspicare sempre perche poi in onda si vedono magagne ,carenze e manchevolezze evidenti . questo mestiere nn ti permette di cullarti sulle onde del successo perche ogni volta si ricomincia e tutto cio che hai fatto e’ dietro alle spalle , conta solo il domani , un domani da vivere sempre con serieta’ , umilta’ e rispetto per tutti dall’ ultimo dei macchinisti al conduttore . questo e’ un verbo che nn appartiene solo a me ma potrei citarti decine di professionisti ” clebrati”



11. zia-assunta ha scritto:

25 gennaio 2011 alle 20:58

Massimo il punto di arrivo che vogliamo èlo stesso una tv migliore e per farlo bisogna mettersi in discussione, e nell’ambiente non mi pare che sia così, con le dovute eccezioni come ci dimostri.
Io ho fiducia nel futuro perchè penso che il fondo lo si sia toccato.



12. busb ha scritto:

25 gennaio 2011 alle 21:19

sono d’accordo con l’articolo anche se non tanto con alcuni esempi nell’ultima parte.
Prima di tutto la famosa frammentazione degli ascolti è una balla colossale. Le generaliste perdono ascolti e spettatori perchè hanno smesso di essere creative. Ormai i programmi e i conduttori sono sempre gli stessi e in alcuni casi sono ripetuti allo sfinimento. Canale5 è diventata maestra in questo.

Se la generalista vorrà andare davanti e tornare competitiva, dovrà imparare che non può sopravvivere solo con gli uomini della finanza e del marketing, quelli che sono interessati ai soldi. Servono anche e soprattutto i creativi, i professionisti, gente di talento. Per questo bisognerebbe fare un pò di piazza pulita ma temo che il sistema al momento sia bloccato. Per fare i nomi, è assurdo che un agente come Presta debba avere l’ultima parola su chi deve condurre cosa.

I risultati di questo sistema si sono visti chiaramente in questo inizio di stagione. Dove sono stati gli uomini d’affari a decidere (Presta), c’è stato un tracollo di ascolti (Domenica 5 sprofondata al 9-10%). Dove si è puntato sulla professionalità e sul talento, i risultati sono arrivati (Zelig e Corrida) e della frammentazione neanche l’ombra.

Tra gli esempi di buoni programmi io non ci avrei messo Amici per una ragione semplice: il serale è orrendo. Non è un talent e soprattutto non è uno show. E’ fatto malissimo, con supercialità e tutto al risparmio. E nonostante gli ascolti in calo sia nel 2009 che nel 2010, non c’è stato nessun tentativo di migliorarsi.



13. Phaeton ha scritto:

25 gennaio 2011 alle 21:35

Non c’è dubbio che i livelli di ascolto, siano stati ridistribuiti e credo solo bisogna adeguarsi ad i nuovi mezzi, è poco ma sicuro che non possiamo tornare indietro dove a fare da padrone erano solo 2 aziende. Credo che il tutto sia la normale evoluzione dei tempi. Per quanto riguarda le vecchie produzioni, io non sono molto d’accordo, perchè secondo me la TV soprattutto gli Show stanno subendo tantissimo una produzione vecchia e tutti i programmi che sono stati citati, hanno sentito moltissimo il calo di ascolti: I migliori anni, Amici e Io Canto senza ombra di dubbio.
Io invece credo che il futuro della televisione deve partire dal creare nuove idee, dal creare nuovi progetti, dall’aggiornarsi, dall’abbandonare l’idea del target… sono sicuro che queste possono essere le basi per una generalista viva… perchè così, stiamo andando incontro alla morte.



14. Clà ha scritto:

25 gennaio 2011 alle 21:48

Otima analisi, solo ke secondo em il problema sta, che ormai se uno programma va bene lo devono proporre sempre sempre dopo anni, senza più ormais perimentare, secodno me i social netwrok in tutto ciò centrano, ma fini a che punto, in quanti non stanno alla tv perkè dicono nn c’è nulla…poi adesso l’offerta è vastissimaaaa in tutti i campi.



15. ale88 ha scritto:

25 gennaio 2011 alle 23:55

ah, le massaie di Voghera… ma chissà cos’hanno… anche freccero le cita spesso…



16. eugenio ha scritto:

25 gennaio 2011 alle 23:57

Dedicarsi anima e corpo ad un programma scopiazzato di brutto da Ti lascio una canzone…ammazza che sforzo.



17. IL MIO REALITY ha scritto:

26 gennaio 2011 alle 00:56

Ottimo post da addetto ai lavori.
Sono d’accordo sulla qualità di alcune fiction, sul valore di scrittura di alcuni show (“I migliori anni” e la nuova “Corrida”).
Non credo che “Paperissima” sia un esempio di televisione ben scritta, così come non vedo in “Amici” molta qualità.
Secondo me “Amici” è piuttosto un “brand” che sta andando avanti per inerzia, in questa decima edizione alquanto sottotono: trovo il serale di una noia mortale, eccessivamente lungo e ancora troppo ripetitivo. Il meccanismo di eliminazione finale è qualcosa di assurdo e incomprensibile. Senza considerare che, per lo meno sul piano del canto, manca la “perla” che ha fatto brillare le ultime tre edizioni del talent.
Ecco, Amici andrebbe radicalmente rivisto e riscritto.



18. cris ha scritto:

26 gennaio 2011 alle 04:06

il mondo sta inesorabilmente cambiando, sono 2/3 anni che non accendo più il televisore… il web e l’adsl ha cambiato radicalmente la mia vita.
film, serie tv e talk show americani in streaming direttamente in lingua originale senza dover aspettare mesi, musica a tonnellate, informazione libera dove come e quando voglio.
ho imparato l’inglese, la mia cultura musicale è 100 volte quella di una volta e ho completamente cambiato fazione politica e visione del mio paese.
non compro piu dischi. ma vado a molti piu concerti e ho sviluppato interessi nuovi. la televisione italiana non può competere con tutto questo sarà ed è gia destinata a non essere al centro delle nostre vite.



19. zia-assunta ha scritto:

26 gennaio 2011 alle 10:29

Cris ti condivido in pieno.



20. ANTONIO1972 ha scritto:

26 gennaio 2011 alle 12:47

condivido anch’io il pensiero di cris e zia-assunta. che si diano una svegliata quelli che fanno tv,prima che ne paghino le spese



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