Una scrivania di ciliegio e una penna stilografica in mano al Cavaliere: la storia politica d’Italia è passata anche da lì. Correva l’anno 2001 e Bruno Vespa, se tornasse indietro, quel Contratto con gli italiani lo rifarebbe subito. “Domani mattina. E lo farebbero tutti, perfino Michele Santoro… E’ una botta mediatica pazzesca“. Passato ormai un ventennio dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi, il conduttore di Porta a Porta si è messo a fare un bilancio storico sulla fine di un’epoca, intesa solo come presenza del Cav a Palazzo Chigi. “L’uomo politico non è finito, ha ruolo e consensi” ha spiegato il giornalista in un’intervista al Corriere.
Bruno Vespa: Berlusconi a Porta a Porta 52 volte
Il suo talk show, definito a buon diritto la “terza Camera”, ha raccontato in diretta la formazione e la caduta di Governi ed alleanze, nonché i passaggi più delicati dell’attualità italiana. Qualcuno, a tal proposito, sostiene che Porta a Porta abbia persino contribuito alla creazione del berlusconismo come fenomeno mediatico, ma su questo punto il conduttore ha chiosato: “Meno di quanto si creda. Berlusconi in 16 anni ci è venuto 52 volte. I sei segretari del Pd e i tre Presidenti del Consiglio di centrosinistra in tutto 76. Il fatto è che Berlusconi fa sempre rumore“.
Bruno Vespa: il Cav non ha dominato l’informazione
Ripercorrendo il ventennio berlusconiano con uno sguardo al suo aspetto mediatico, Vespa ha inoltre spiegato che – a suo giudizio – nel ‘94 l’errore del Cavaliere fu quello di “aver pensato di poter guidare il Paese attraverso la televisione“. Del resto, ha ammesso il decano dei talk show, “senza tv non avrebbe avuto il consenso che ha avuto. Ma è una bufala colossale sostenere che abbia dominato l’informazione italiana“. A riprova di ciò, l’autorevole giornalista ha chiamato in causa gli assetti dell’informazione Mediaset che conta: