18
agosto

MARIA LUISA BUSI CONDURRA’ ARTICOLO 3 DA META’ OTTOBRE SU RAI 3

Maria Luisa Busi conduttrice di Articolo 3

Nel Consiglio di amministrazione Rai dello scorso 22 luglio si vociferava di un possibile ritorno in video di Maria Luisa Busi. La giornalista, che aveva abbandonato in malo modo la redazione del Tg1 a causa di pesanti divergenze con l’attuale direttore Augusto Minzolini, era in pole per la conduzione di un nuovo programma dal titolo Hotel Patria. Ebbene da poco è arrivata l’ufficialità per bocca della stessa Maria Luisa Busi: da metà ottobre ogni venerdì sera, sul terzo canale Rai, sarà al timone di Articolo 3 (ex Hotel Patria), versione “2.0” dello storico Mi manda Raitre.

Per l’ex volto del Tg1 si tratta della prima esperienza nelle vesti di conduttrice e contemporaneamente autrice di un programma, accanto a lei Filippo Nanni, Alessandro Garramone, Anna Pagliara, in qualità di autori, e la capostruttura Annamaria Catricalà. Non è la prima volta che una giornalista abbandona la confortante scrivania di un telegiornale per approdare alla conduzione di un programma televisivo: Lilli Gruber alla guida di ‘Otto e mezzo’ e Federica Sciarelli a ‘Chi l’ha visto’ sono solo due dei casi più recenti.

Tornando ad Articolo 3, il titolo è stato scelto dal direttore Paolo Ruffini e si ispira al terzo articolo della costituzione italiana; come ha dichiarato la stessa Busi all’Ansa:

Il bel titolo è stato immaginato dal direttore di rete Paolo Ruffini, che non finirò mai di ringraziare per avermi “portato via”, anche se momentaneamente, in una stagione difficile. L’ispirazione è l’articolo 3 della Costituzione, in base al quale tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali ed è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono questa uguaglianza”.




23
giugno

IL DIRETTORE TROMBATO LE CANTA AL DIRETTORE REINTEGRATO: IN RADIO DI BELLA FA UNA SERENATA A RUFFINI.

 

E meno male che erano tanto amici… Che in Rai spesso se la cantino e se la suonino da soli è cosa nota, ma quando si arriva addirittura alle serenate rimaniamo tutti spiazzati. Viene quasi da commuoversi. E’ successo così che l’ormai ex direttore di Raitre Antonio Di Bella si è improvvisato chansonnier e, imbracciata una chitarra, ha dedicato uno stornello all’amico Paolo Ruffini, da poco reintegrato alla guida della terza rete a seguito di una sentenza della magistratura (maggiori dettagli sul caso Ruffini qui). La serenata col dente avvelenato è avvenuta in diretta su Radio2, ai microfoni del programma ‘Un giorno da pecora’ condotto da Claudio Sabelli Fioretti e Giorgio Lauro.

Le parole di Caro direttore reintegrato’, questo il titolo della canzoncina intonata da Di Bella, contengono una certa ironia, beffarda al punto giusto, che i più maliziosi hanno interpretato come una frecciatina all’indirizzo di Ruffini. Non a caso lo stesso Di Bella ha spiegato sibillino: “ho immaginato un dialogo tra me e Ruffini, tra il direttore reinsediato e quello trombato“. Poi si è schiarito la voce, ha strimpellato due accordi, e via con la ‘serenata’. Eccone il testo:

“Ciao caro direttore reintegrato/ non son triste io, che son trombato/ per quello che sarà./ Ciao caro direttore reinsediato/ tu sei allegro ma un po’ preoccupato/ per quello che accadrà./ Ti lascio questo ufficio bellissimo/ rimpiango tutti i colleghi qua./ Prendo il tuo ufficio bruttissimo/ la tua tranquillità./ Da te certo l’atmosfera è più eccitante/ In coda c’é già un sacco di gente,/ quanta elettricità./ Quaggiù ormai il mio telefono sai tace/ Sono solo ma l’animo è più in pace/ Quanta serenità. / Quanta serenità”.


9
giugno

DA SANTORO AL REINTEGRO DI RUFFINI, QUANTI GRATTACAPI IN RAI. E IL PREMIER SI SFOGA: SI CAMBI O NON FIRMO IL CONTRATTO DI SERVIZIO

O la Rai cambia o non firmo il contratto di servizioBerlusconi spara il siluro, lancia l’aut aut che tanto fa discutere, e il primo ad incassare il colpo è Mauro Masi. Le parole pronunciate ieri dal premier, in perfetta sincronia con l’inizio del Cda di Viale Mazzini, pare abbiano fatto fischiare le orecchie al Direttore Generale. Infatti, secondo alcuni, lo sfogo di Silvio sarebbe da leggersi come come un avvertimento al dirigente, un messaggio in codice che lo esorta a prendere il mano la situazione. O, addirittura, un avviso di sfratto.

Si tratta di semplici interpretazioni, certo è che in questi ultimi tempi l’azienda pubblica è stata protagonista di scossoni, dibattiti interni e colpi di scena che si sarebbero evitati volentieri, almeno per quieto vivere. In tutto questo Masi avrebbe perso il controllo della situazione, spazientendo non poco il premier. Il caso-Santoro, il reintegro di Ruffini, lo show di Fazio e Saviano pronto a partire tra qualche polemica: sembrerà una visione semplicistica, ma il destino degli organigrammi della tv pubblica si deciderà anche a partire dall’esito di questa serie di eventi.

Il primo grattacapo di Masi si chiama Michele Santoro. Da qualche mese il conduttore di Annozero ha trascinato la Rai nella bufera, denunciando un clima ostile al suo lavoro, tra diffide e ostacoli vari. Settimane fa il Dg sembrava convinto di poter mettere fuori gioco il giornalista grazie ad un accordo firmato dal Cda e raggiunto tramite la mediazione dell’agente Lucio Presta. Peccato che su quell’intesa mancasse la firma definitiva, un piccolo dettaglio che ha permesso alla vipera Michele di spiazzare tutti, ribaltando la situazione nel giro di pochi giorni. Così, alla conferenza di fine Annozero dell’altro ieri, Santoro non ha ufficializzato l’accordo -come alcuni si aspettavano- ma anzi ha rimesso tutto nelle mani dei dirigenti Rai.





29
maggio

RAITRE, IL TRIBUNALE ORDINA IL REINTEGRO DI RUFFINI. L’AZIENDA NON CI STA:”DI BELLA RESTA”

Torna a casa Ruffini. Lo avevano sostituito nei mesi scorsi, sbalzandolo dalla sua poltroncina di direttore di Raitre, e senza fare troppi complimenti lo avevano dirottato verso un altro ruolo interno alla Rai. Un bella stoccata. Lui infatti se l’era presa, lamentando che il nuovo incarico non rispondesse al suo profilo professionale e alle responsabilità finora ricoperte. Non ci aveva pensato due volte e aveva fatto ricorso al Tribunale di Roma. In questi giorni il caso torna a smuovere i piani nobili della tv di Stato, con l’arrivo della sentenza del giudice del lavoro: Paolo Ruffini deve essere reintegrato alla direzione di Raitre. Ricorso accolto.

Il Tribunale motiva il provvedimento con parole che lasciano poco spazio ad interpretazioni. Secondo il giudice “‘indizi gravi, precisi e concordanti” legano la sostituzione di Paolo Ruffini alla direzione di Raitre alla critica verso alcuni programmi della rete. Per questo motivo “la delibera di sostituzione del vertice di Raitre non appare dettata da reali esigenze di riorganizzazione imprenditoriale presentando invece un chiaro connotato di motivazione discriminatoria e quindi illecita“. Un’ordinanza che, quindi, impone alla Rai di reintegrare Ruffini “come dirigente editoriale direttore di Raitre“.

Ma in Viale Mazzini non ci stanno e annunciano “ricorso immediato” al giudice di ordine superiore. Giusto il tempo di leggere l’ordinanza con l’obbligo di reintegro di Paolo Ruffini e l’azienda diffondeva un comunicato in cui si affermava che la nomina di Antonio Di Bella a direttore di Raitre restava valida. Per ora lo stesso Di Bella “continua a svolgere il proprio mandato“. Voce fuori dal coro quella del presidente della rai Paolo Garimberti che ha affermato: “Le decisioni della magistratura  vanno sempre e comunque rispettate così come pacta sunt servanda”. Intanto l’attuale numero uno della terza rete ha preferito non commentare l’ordinanza, riservandosi di leggere prima le carte.

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27
maggio

PARLA CON ME: SERENA DANDINI E LA VERITA’ NASCOSTA (DI CLAUDIO VELARDI)

Il Direttore Generale della Rai Mauro Masi vuole la “testa” di Serena Dandini, riducendo il “divano rosso” di Rai3 Parla con me ad un solo appuntamento settimanale. Considerando le famose intercettazioni di Trani e le ultime dichiarazioni rilasciate, viene naturale collegare la notizia alla volontà del Premier Silvio Berlusconi di eliminare quelle trasmissioni “pagate con il soldi pubblici che si dilettano ad avere come unico bersaglio il Governo”. A mettere un po’ di pepe sulla questione e a svelarci un’altra verità sul “caso Dandini” ci hanno pensato Fabrizio Rondolino e Claudio Velardi per TheFrontPage.

Vi starete probabilmente chiedendo chi siano costoro. Il primo è stato esponente della FGCI, lavorando poi all’Unità e nello staff di Massimo D’Alema; il secondo è stato esponente del PCI, del PDS e dei DS, lavorando nello staff di Massimo D’Alema, Antonio Bassolino (ex Governatore della Regione Campania) e nel 2010 in quello di Renata Polverini (neo Governatore della Regione Lazio) ed è socio fondatore e vice presidente della Pay per Moon, società produttrice di fiction nata nel 2001.

Veniamo al dunque. Secondo lo “spin-doctor” Claudio Velardi, il “caso Dandini” è strettamente collegato allo “spirito democristiano di Viale Mazzini”. Mentre Gianni Alemanno festeggiava la vittoria alle comunali di Roma (e “il sistema di potere culturale costruito da centrosinistra era dunque virtualmente dissolto”), Walter Veltroni cercava urgentemente una nuova sistemazione per Serena Dandini (e per i suoi collaboratori), all’epoca Direttore Artistico del Teatro Ambra Jovinelli di Roma (“Incassi pochi, sovvenzioni molte”) che di lì a poco sarebbe stato chiuso per sequestro. La soluzione venne fornita dall’ex Direttore di Rai3 Paolo Ruffini, che aveva tutte le intenzioni di sgomberare l’ingombrante Tg3 di mezza sera, diretto dall’attuale Direttore della terza rete Antonio Di Bella. Detto fatto: Parla con me dal 2008 occupa quattro seconde serate e al Tg3 sono stati concessi nuovi mezzi per Linea Notte a patto di partire a mezzanotte.