Facchinetti ce la mette tutta. Ma, quasi al giro di boa, altro non può fare se non guardare come un bambino entusiasta del proprio gioco, un programma che lentamente scorre verso il traguardo. Così, la quinta puntata ci mostra quasi una resa: questo è il cast dei cantanti, questi sono i giudici, nulla sarà più come prima, il nuovo X Factor, questo è. Prevedibile, poco entusiasmante, prosegue ordinatamente, troppo ordinatamente, con la sfilata di esibizioni, le clip senza reazioni, i commenti tecnici della giuria, e i momenti delle eliminazioni. Niente suspance se non in un unico momento di contrasto tra i giudici che si scaldano in difesa dei propri artisti.
Se non fosse per lo scarso livello dei cantanti, potremmo dire che questa edizione accontenti quella parte di pubblico interessata alla musica e non allo show televisivo ma poi, il fattore X, comunque latita. Dopo l’esibizione di Taylor Swift, intelligentemente posizionata in apertura di programma, l’energia si sgonfia e resta ai minimi livelli per quasi tutta la serata.
Due sole le novità, che più che novità paiono “rimedi”. Il pubblico in studio, come ci dice anche Facchinetti, pare essersi fatto un bicchierino di troppo. In effetti, non sappiamo come sia stato incalzato prima dell’inizio dallo staff, ma questa volta, è molto più partecipativo, urlante, festante, e inaugura simpatici coretti dedicati all’eccentrica Cassandra mentre sventola striscioni da stadio. Ma questo non basta! L’altra novità è il potenziamento del reparto messa in scena. Tommassini è chiamato alle armi per salvare lo spettacolo e sfodera merletti, penne, piume, ballerini, fantasmagoriche coreografie con l’ausilio dell’amico disegnatore Davide e dei cantanti stessi che sono chiamati a collaborare alle loro coreografie, che dovrebbero rinvigorire la festa ma, anche questo, non basta.