Il medico di Raiuno ne ha passate di ogni; decimo anno di messa in onda, qualche ritorno nel cast, la (semi)perdita del nonno più amato di tutti gli italiani e gli eventuali spostamenti in palinsesto.
Eppure, nonostante tutti i cambiamenti che si sono abbattuti come cicloni in questi anni sulla fiction di Nonno Libero (Lino Banfi), Un Medico in famiglia resta un prodotto godibilissimo e di successo. Gli elementi atti a garantirne la popolarità sono i più disparati, dalla commedia che culmina in evidenti picchi comici, alle storie d’amore che garantiscono alle spettatrici più sensibili l’immancabile lacrimuccia. E così, se anche di base la famiglia Martini resta quella felice e contenta di sempre, modello Mulino Bianco, in cui tutti i problemi si risolvono con un sorriso e tanta buona volontà, siamo pronti a perdonare il buonismo eccessivo ed edulcorato a tutti i costi.
Perchè in fondo il mondo perfetto di Poggio Fiorito non è altro che il mondo delle favole, con il suo relativo immaginario infantile, che prima ancora di apparirci come surreale ci sembra anche molto rassicurante. Rassicurano il mondo di plastica costruito come nel più finto degli spot pubblicitari, con i suoi viali tranquilli e la sua clinica pulita e super funzionante; rassicurano i buoni sentimenti, quelli delle storie d’amore pulite e trasparenti, in cui la fiducia si mescola con l’onestà, in un walzer di storie da sogno che, manco a dirlo, non conoscono crisi degne di questo nome; rassicura il fatto di veder crescere i personaggi, accompagnandoli in un viaggio che ha aiutato a fidelizzare il pubblico. Ma il paradosso profuma di impossibile, e alcuni tratti della serie riescono a peccare di fantascienza anche in un quadro di generale artificiosità.