Non metto più la mano sul fuoco su nessuno, le mani le metto una davanti e una di dietro. L’unico di cui ormai mi fido è Napisan.
Non poteva non essere pungente l’orazione domenicale di Luciana Littizzetto, ritornata a Che tempo che fa dopo una breve pausa a causa dell’impegno sul set con Veronesi, a commento della spinosa cronaca settimanale. Non c’è mai la citazione diretta di Marrazzo, ultimo uomo degli scandali, ma tutte le frecciatine incrociate vanno a finire sempre lì.
La pruderie del trans spopola tra la gente (e il Grande Fratello ha dimostrato di averlo capito benissimo) e quindi quale miglior argomento per la cara Lucianina per imbastire uno dei consueti pamphlet irriverenti sull’attualità bizzarra. La sua amara rassegnazione al fatto che solo il presidente della Repubblica sia ormai custode indiscutibile della moralità, è pero molto eloquente del malumore popolare. La comica torinese confessa sconsolata che anche Barba Papà ha perso la sua integrità morale, facendosi cogliere in flagrante con il Gabibbo.
Il monologo è come sempre brillante: si va dalla parodia del più bella che intelligente, che adattato a Fazio diventa più bello che pirla, al sospetto divertente che anche l’angelico Fabio nasconda qualche scheletro nell’armadio dopo un presunto avvistamento di ciabatte rosa da coquette nel suo camerino. Tutto il clamore di questa attualità escortcentrica è un invito a nozze per le metafore ardite della piccola comica sagace.