Zitti tutti, parla Antonio Marano. Il Vice Direttore Generale della Rai era da diverso tempo che effettivamente non diceva la sua in pubblico: quale migliore occasione del Prix Italia, storico concorso internazionale organizzato dall’azienda pubblica? Al Prix, a dire il vero, ogni anno i vertici di viale Mazzini partecipano a conferenze ed espongono le proprie riflessioni sull’azienda e sul futuro della stessa.
Al centro della chiacchierata con Marano il modello editoriale della Rai, un modello da lui stesso definito politico, che come ben noto prevede quattro telegiornali nazionali (con relative redazioni e inviati), un telegiornale regionale (con 20 redazioni locali), una redazione sportiva e una parlamentare. Un modello fortemente criticato da Luisa Todini, neoconsigliera di amministrazione, ma anche dall’esterno da Michele Santoro, che ha ribadito l’idea di ridurre il numero dei telegiornali per abbattere i costi.
Marano, incalzato, ha colto la palla al balzo per annunciare la presentazione di un’apposita analisi alla nuova governance della Rai, in cui è emerso che “il modello europeo prevede una struttura più snella e si propone come modello industriale, al di là della libertà di espressione”. Il modello politico della Rai è invece, come facilmente ipotizzabile, “improponibile a livello europeo perché non è competitivo”.