Claudio Gioè ne Il Tredicesimo Apostolo 2
E’ uno dei volti di punta della fiction Taodue. Dopo il primo ruolo da protagonista con Il Capo dei Capi, per Claudio Gioè il percorso è stato decisamente in discesa grazie alle apprezzate interpretazioni offerte in Squadra Antimafia con Giulia Michelini e Il Tredicesimo Apostolo con Claudia Pandolfi. Questa sera è il momento di accendere i ‘riflettori’ sulla seconda stagione della fiction ‘paranormale’ di Canale 5, che vede nuovamente al centro della scena l’attore palermitano. A poche ore dalla prima, Claudio Gioè racconta a DavideMaggio.it il ’suo’ Tredicesimo Apostolo 2.
Devo iniziare con una confessione. La prima stagione del Tredicesimo Apostolo si è fatta seguire per le prime puntate, poi l’interesse è svanito…
La tua delusione era la mia delusione. Effettivamente c’erano dei problemi e, forse, eravamo poco propensi ad affrontare un genere come questo che non era mai stato trattato. La scrittura, poi, ogni tanto si dilatava per esigenze di rete che, da generalista, è attenta agli ascolti e alle famiglie. Diciamo che la prima stagione è stata un po’ timida come impatto.
Quest’anno, invece?
Ho una sensazione diversa. Trovo tutto molto più a fuoco, anche dal punto di vista della scrittura. La messa in scena è più focalizzata sul genere. Sembra una sorta di 2.0. Abbiamo iniziato a girare con una macchina digitale di ultima generazione, che a Hollywood usano da un po’ di anni, ad altissima definizione; e abbiamo usato ottiche cinematografiche, 35mm. Rispetto alla prima serie, la seconda è molto più cinematografica e questo dà in qualche modo una tridimensionalità maggiore anche alla storia e al racconto.
Pensi che possa giovare?
Si, perchè più credi di toccare il paranormale, meglio è. L’altissima definizione dei fotogrammi ha permesso un’integrazione molto più efficace degli effetti speciali rispetto al girato in pellicola, per poi gonfiare a 35, catturare il fotogramma, digitalizzarlo… tutti passaggi che deterioravano la qualità. Quest’anno, invece, l’integrazione è pazzesca.
Hollywoodiana?
Diciamo che ho visto del materiale paragonabile a qualche pellicola hollywoodiana di una decina d’anni fa. I software che oggi sono a disposizione sono quelli che magari anni fa costavano milioni di dollari…
Stai dicendo che Valsecchi è un po’ vecchiotto rispetto a Hollywood?
No, sto dicendo che la diffusione di questi software permette oggi a un prezzo contenuto di avere risultati ottimi.
Tu sei un fedele di Valsecchi o artisticamente ti senti libero da vincoli?
Non ho nessun vincolo con Valsecchi. Mi sono trovato molto bene e in Italia lo ritengo il miglior produttore di serie televisive. I suoi doppioni sono sempre più interessanti degli altri e fotograficamente sono imparagonabili agli altri. Per quanto mi riguarda se mi metto a fare la televisione, è opportuno cercare di farla top con maestranze che vengono dal cinema e si prestano ad un tipo di prodotto altamente difficile da fare. Penso al Capo dei Capi, a Squadra Antimafia, al Tredicesimo Apostolo: tutte produzione che difficilmente avrei potuto fare con qualcun’altro in Italia. Purtroppo. Spero che ci sia una stima reciproca. In qualche modo devo a Valsecchi il fatto che sia stato il primo produttore ad affidarmi un ruolo da protagonista con il Capo dei Capi. E’ un rischio che in Italia quasi nessuno si assume. Lui invece ha lanciato tantissimi attori.
Per esempio?