Diecimila persone hanno partecipato ai provini per questa decima edizione del Grande Fratello. Diecimila sognatori, diecimila anime in cerca di notorietà, soldi, divertimento, di una parentesi di vita da passare sotto l’occhio delle telecamere. Tre dei fortunati futuri concorrenti, secondo Diva e Donna, sono vittime del terremoto che lo scorso 6 aprile ha messo in ginocchio L’Aquila.
Questo rumor che sa di provocazione è già riuscito nel suo intento, questa trappola che ha come scopo quello di tastare il terreno ha già mietuto le proprie vittime: urlate allo scandalo moralisti di tutta Italia, unitevi in un coro unanime e condannate il padre di tutti i reality, che senza scrupoli prende tre terremotati e li dà in pasto al pubblico, spremendoli in nome dello share e sacrificandoli sull’altare del pettegolezzo, per spiarli, nominarli, eliminarli e immetterli nel circuito stranoto in cui vivono tutti coloro i quali godono dello status di ex-concorrenti. Definitela volgarità, voi cultori della bella televisione, scandalizzatevi di fronte a questi tre cittadini italiani messi sulla famigerata porta rossa con l’etichetta di terremotati, con una storia triste che è reale, tangibile e vi tocca a tal punto da farvi sentire indignati.
Tre vittime del terremoto. Tre povere vittime. Questa indignazione, perbenista e teneramente assurda, ci lascia basiti. C’è veramente qualcuno che non si aspettava che la tragedia de L’Aquila potesse entrare nella casa più spiata d’Italia? C’è veramente qualcuno pronto a scommettere che questi tre perfetti sconosciuti non siano consapevoli di quanto dolore stiano per mettere sulla pubblica piazza? C’è ancora chi crede che il Grande Fratello usi i suoi concorrenti come povere pedine ignare dopo dieci anni di un meccanismo noto anche a coloro che la tv proprio non vogliono guardarla? C’è fra di voi qualcuno pronto a condannare gli autori del reality piuttosto che la scelta personale degli speranzosi futuri concorrenti?