Modà a Sanremo 2013
di RITA DALLA CHIESA per DavideMaggio.it
L’anno scorso “La notte” di Arisa, quest’anno la notte del terremoto, almeno per noi del Lazio. Quindi, ansia e meno attenzione all’Ariston. Anche se non è sfuggita, ai più, la vittoria già ampiamente prevista di Marco Mengoni. Niente contro di lui, la sua canzone è bellissima. Ma io ho tifato fin dall’inizio Modà. Il testo, che ha fatto arricciare il naso ai più “colti”, è una vera poesia alla vita.
Detto questo, il Festival non è stato, come aveva promesso Fazio in conferenza stampa, il festival delle idee. Di una sola idea…forse si! A parte l’orchestra, appesa e sacrificata alle pareti del teatro, strepitosamente brava e mai ringraziata abbastanza, l’unica grande idea è stata Lucianina. Ha dissacrato con ironia, intelligenza e un pizzico di incoscienza la liturgia di uno spettacolo che ho fatto fatica a riconoscere come “il Festival della canzone italiana”. Abbiamo cominciato con l’emozione del “Va pensiero” di Verdi, per proseguire subito dopo con l’Armata Rossa di Toto Cutugno. Scusate, ma non sarebbe stato meglio chiamare la nostra Banda dei Carabinieri, allora? Quel palcoscenico vuole la musica, i cantanti vogliono musica, le case discografiche vogliono musica, il pubblico vuole musica. E questo, indipendentemente dagli ascolti. Si è sostenuto che si è voluta fare una scelta di qualità. Giusto. Ma dove sta scritto che la qualità sia solo quella ascoltata in queste serate? A me sono mancate le figure carismatiche di Sanremo. Mi sono mancate la Bertè e la Oxa. Albano e Leali. I Pooh. Mi è spiaciuto vedere quasi ignorata Malika Ayane, e osannato Elio. Sarò di coccio, ma non ho capito il motivo di tanto entusiasmo… Mentre ho pianto sul momento di magia pura del “come prima” di Bollani e Veloso. Mi sono emozionata quando è entrato Baudo, con i suoi capelli bianchi. O quando la Littizzetto ha fatto il suo bellissimo monologo sulla violenza contro le donne. Ripeto, tutto questo senza nulla togliere alla professionalità di Fazio. Che è riuscito a portare sul palco dell’Ariston quell’intellighenzia che, fino a qualche giorno fa, aveva sempre dichiarato di non averlo mai nemmeno visto, il Festival!
Bella la regia di Duccio Forzano, un nome, una garanzia. Lui è uno che non deve più dimostrare niente a nessuno. Il suo è un “tratto” sicuro, che non mette ansia in chi sta guardando. Ma c’è stato davvero un Festival di Sanremo? Io ho visto per cinque sere uno spettacolo ben confezionato, condotto con eleganza da Fazio e con della musica forse troppo raffinata per essere capita da una nazional popolare come me. Ma è finito da un’ora, e, a parte per pochissime canzoni, lo ricorderò solo per la frase di Luciana “la bellezza del maschio conta poco. Altrimenti tu non avresti spiegazione”, e per per il suo salto di gioia sulla caduta della Balti che stava sfilando in passerella come una dea. In quel momento è stata tutte noi!!! Ma domattina che canto???