... & Dintorni


3
maggio

CARRAMBA CHE FOTO, RAFFAELLA! PER TELECINCO LA CARRA’ E’ DEPRESSA.

Raffaella Carrà senza trucco

Raffaella Carrà

Anche le star piangono. Corre voce oltre i Pirenei, infatti, che il personaggio di gran fama ritratto nella foto sia affetto da una sorta depressione che la porterebbe a trascurarsi. Il motivo della cupezza d’animo sarebbe riconducibile all’astinenza da video, alla televisione che sembra essersi dimenticata di lei.

Lontani i tempi di quando Berlusconi le fece arrivare 100.000 rose rosse per convincerla a lavorare per lui, ora solo ospitate di lusso per la regina del Tuca Tuca. Eh sì, la signora che vedete nella foto è Raffaella Carrà, icona della televisione nostrana e non solo. Ma è proprio così? La Raffa internazionale è depressa? Ne dubitiamo: che l’assenza di un programma tutto suo non le vada giù è cosa nota, ma da qui ad esser depressa ce ne passa. E se anche il male oscuro l’avesse colpita crediamo che i 200 mila bigliettoni per partecipare ad Io Canto le avrebbero risollevato il morale.

E poi si sa, i cugini di Spagna sono amanti del sensazionalismo. Fortunatamente a difendere la regina delle sorprese ci ha pensato Carmen Russo, super ospite del programma di Telecinco “La Noria” (in cui è stata mostrata e commentata la foto), che ha provveduto a gettare acqua sul fuoco dicendo, in uno spagnolo maccheronico, che Raffaella non torna in tv non per mancanza di offerte, ma perchè troppo esigente. Riguardo alla foto, risalente a qualche mese fa, che proverebbe la depressione, la showgirl ci tiene a sottolineare che sia solo brutta, o come il conduttore la definisce in italiano “stronza”.




28
aprile

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27
aprile

INTERVISTA AD ALESSANDRO GRIECO, DIRETTORE DI COMEDY CENTRAL: NON VOGLIAMO ESSERE FOX O CW. NOI SVILUPPIAMO UN’IDENTITA’ NAZIONALE

Alessandro Grieco

Nell’ambito del progetto di ricerca “Web 2.0 ed innovazione: il ruolo dei blog nell’entertainment televisivo oggi è la volta del contributo di Alessandro Grieco, direttore di Comedy Central. Innovativa, dinamica ma soprattutto ironica e divertente, questa è l’impronta che Grieco ha impresso alla rete che dirige, facendone un unicum nel panorama televisivo italiano. A dispetto di chi la vorrebbe votata alla serialità statunitense, Comedy Central si propone di essere il tempio della comicità e, come tiene a sottolineare l’head of programming acquisitions  and production, all’insegna del made in Italy. Ma per saperne di più ecco le sue dichiarazioni.

Come avviene il processo che va dall’ideazione al lancio di nuove produzioni televisive (fiction incluse) in Comedy Central?

Sostanzialmente il processo nasce da un’analisi di posizionamento editoriale del canale. Una volta avuto chiaro quello che serve, tenendo presente, quindi, i valori e le caratteristiche del posizionamento attuale, cominciamo a vagliare i nuovi format. Tenga presente che noi riceviamo circa 15 format al mese buoni. Cerchiamo di capire, poi, quelli che meglio interpretano le esigenze della rete; a quel punto la seconda valutazione fondamentale è relativa alla programmazione strisciata o settimanale (di prima serata solitamente). Dopo cominciamo a selezionare i formati e a lavorare sulla rosa di papabili, in modo che il formato che si adegua al canale e ai budget disponibili in quel momento venga prodotto. Il più delle volte viene realizzata una puntata zero, testata con dei focus group e/o delle ricerche; qualora ciò non fosse possibile ci fidiamo del nostro intuito.

Come giudica il livello di innovazione della televisione italiana? E nello specifico il livello di innovazione in Comedy Central?

Comedy Central effettua rispetto ai canali Sky un maggior numero di ore autoprodotte. Il motivo è che riteniamo che la comicità sia sostanzialmente locale. Questa è un’osservazione rilevante che si riscontra in tutti i campi; se lei guarda la programmazione cinematografica nel mondo vede che i titoli sono tutti uguali al 90%  esclusi quelli comici che fanno grandissimi ascolti in patria ma sono di esportazione limitata. Un esempio proviene dal mercato americano, che notoriamente esporta di più: comici come Chris Rock o Adam Sandler in Italia sono conosciuti sostanzialmente dagli appassionati. Per quanto riguardo la televisione in Italia, è sostanzialmente tradizionalistica per cui una volta scoperto un filone si tende a lavorare sempre su quel filone. La televisione generalista non tende ad innovare completamente con i formati ma ad apportare a dei format già conosciuti delle ulteriori innovazioni pezzettino per pezzettino più che radicali. Il motivo è  la paura che un programma completamente nuovo possa influire negativamente sui risultati d’ascolto. Riguardo a Sky vi è indubbiamente più attenzione all’innovazione ma non sempre questa è poi cosi radicale. Lo spettatore di Sky, a fronte di una miriade di canali diversi, tende comunque ad appassionarsi su cose che già conosce, su volti noti, e per questo motivo anche per programmi nuovi si pensa ad un cast composto da personaggi già conosciuti.





23
aprile

INTERVISTA A ROBERTA MIRRA, HEAD OF FORMAT FACTORY DI EINSTEIN MULTIMEDIA: “IL LIVELLO DI INNOVAZIONE IN ITALIA E’ ESTREMAMENTE BASSO A CAUSA DELL’ASSETTO DEL SETTORE”

Roberta Mirra, Head of Format Factory Einstein Multimedia

Nell’ambito del progetto di ricerca “Web 2.0 ed innovazione: il ruolo dei blog nell’entertainment televisivo oggi è la volta del contributo di Roberta Mirra. Salernitana, entra a far parte di Einstein Multimedia nel 2000, come produttore esecutivo, per poi approdare, nel 2006, all’attuale posizione di Head of Format Factory. Proprio il suo ruolo di costante ricerca ed ideazione di nuovi prodotti (da una sua intuizione nasce Taglia e Cuci, dissacrante e originale sitcom in onda su Fox, ndDM) ha fatto di Roberta Mirra l’informant ideale per la ricerca in oggetto. Ecco le sue dichiarazioni.

Roberta, come avviene il processo che va dall’ideazione al lancio di nuove produzioni televisive (fiction incluse) in Einstein Multimedia?

Il processo ideativo non è mai scevro da valutazioni legate al marketing, all’analisi dei palinsesti dei broadcasters a cui ci si indirizza nella successiva fase commerciale. L’ideazione quindi viene “costretta” in argini più o meno ampi dove dovrà  tenere conto di alcuni fattori imprescindibili:  target della rete, il particolare slot time a cui ci si indirizza, alla capacità di budget, alla conduzione (più strettamente legata alla rete) o cast (nel caso unscripted), all’innovazione e non ultimo alla linea editoriale. L’idea quindi è “al servizio” delle esigenze del possibile committente. E allora si andranno ad analizzare le criticità dei palinsesti e si lavorerà su quelle sia per i prodotti scripted che per gli unscripted (intrattenimento). Non secondario, ma collocabile a pieno titolo all’interno del processo creativo, è l’adattamento di un format straniero (laddove è consentito dal titolare dei diritti) che prevede una serie di interventi sulla struttura e linguaggio televisivo piuttosto che sul packaging (confezione) per renderlo più aderente ai gusti dell’audience locale e del target in particolare. Il lancio è una prerogativa della promozione della rete, il produttore in questo caso ha spesso un ruolo limitrofo. I meccanismi rientrano nell’ambito di una strategia legata e coerente al brand del canale e alle potenzialità del programma. E’ anche vero che in generale l’ideazione originale in Italia è esigua  (soprattutto per l’intrattenimento) e che normalmente ci si rivolge al mercato dei format. Se ad esempio un access prime time o un preserale scricchiola si andrà a scandagliare l’estero alla ricerca di un programma di successo, così come è altresì vero che Einstein – ad esempio – solo quest’anno ha prodotto tre puntate pilota di game show (solo uno tratto da un paper format straniero) e un talk show, tutti originali.

Come giudica il livello di innovazione della televisione italiana? E nello specifico il livello di innovazione in Einstein Multimedia?

Direi che il livello di innovazione in Italia è estremamente basso anche a causa dell’assetto del sistema televisivo italiano che vede uno strapotere degli editori a loro volta legati a logiche pubblicitarie che non tengono conto del necessario rischio che l’innovazione implica in ogni ambito la si sperimenti. I produttori  dal canto loro non sono nelle condizioni di imporre delle idee fuori dalle regole succitate come ad esempio accade in Olanda (dove i ruoli sono quasi invertiti): non a caso il Paese più creativo in termini di produzione e distribuzione di format televisivi. Einstein, in questa cornice, si pone in termini antitetici ma per una obiettiva posizione di “debolezza” in un mercato controllato da grossi gruppi internazionali. Einstein è l’unica società di produzione, tra le maggiori in Italia, totalmente indipendente. I competitors come Endemol, Grundy, Zodiak (Magnolia) hanno un catalogo format piuttosto esteso e trasversale a più paesi, per l’appunto. Einstein di converso  possiede un catalogo composto per l’80% da idee originali (molte di queste trasformate in numeri zero, alcune andate in onda) e solo un 20% di format stranieri. L’innovazione quindi nelle idee originali rappresenta per Einstein un segno distintivo molto apprezzato da quegli interlocutori che hanno  possibilità e capacità di rischiare fuori dalle logiche di ‘garanzia’.


18
aprile

MONICA SETTA E LILLI GRUBER, NON CI SONO PIU‘ I CAMIONISTI DI UNA VOLTA.

Uomini rudi, lavoro duro e sfiancante, notti senza fine alla guida di giganteschi “bestioni”, thermos bollenti di caffè fumante, aree di servizio, sempre  in  lotta contro il tempo, migliaia di chilometri macinati senza sosta, spesso criminalizzati – in alcuni casi a ragione, per colpa di una guida non sempre corretta. Stiamo parlando dei camionisti, una categoria di lavoratori che ha sempre colpito l’immaginario collettivo tanto che cinema, letteratura, leggende metropolitane ne hanno descritto le gesta romanzandole al punto tale da definire il camionista come lo stereotipo dell’uomo ruvido per antonomasia, bastonatore implacabile di autostoppiste vogliose, sogno nascosto di creature perennemente insoddisfatte. Alzi le mani chi non ha mai sognato di montare su un truck americano di quelli tutti cromati percorrendo la mitica Route 66 tanto amata  da Charles Bukowsky.   

Tuttavia mi sono cascate le braccia dopo aver letto uno studio dell’associazione “Donne e qualità della vita“, presieduta dalla sessuologa Serenella Salomoni, condotto su un campione di 500 camionisti italiani dal quale vien fuori che, in fatto di fantasie erotiche, i sogni proibiti dei camionisti italiani del terzo millennio non sono più le  classiche Arcuri, Belen o Ferilli, ma sembra che siano state sostituite - udite udite - dalla regina dei talk di Raidue Monica “Tetta in vista” Setta e dalla Lilli “Grandi Labbra squintate” Gruber.

Boh! Prontamente un preoccupante e preoccupato pensiero si è insinuato nelle nostre menti: cari camionisti italiani, ma che vi sta accadendo? Nel secolo della globalizzazione senza regole, non è che per caso vi si è globalizzato pure il cervello o la crisi mondiale dell’auto ha colpito anche  i vostri neuroni sofferenti, smuovendo in modo disarmonico anche i vostri ormoni rombanti?

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18
aprile

LASSU’

Eccoli lassù, tutti insieme, finalmente tranquillli, senza più paure, tristezze e mal di vivere.

Se penso a loro, me li vedo la sera, ognuno su una stella, seduti a cavalcioni di una nuvola al “Bar del Paradise“, chi al pianoforte, chi con la chitarra; c’è chi chiacchiera, chi scherza, chi ride, chi, seduto al bancone del bar, racconta storie fantastiche, ricordi di una vita. C’è Mike che vuole fare un quiz ed Ugo Tognazzi che, appena ha visto arrivare Raimondo, tra uno scherzo ed un ricordo, vuole fargli una festa a sorpresa e cerca amici per una cena pantagruelica tipo “Grand Bouffe”.

Nerone e Gassman sono un coppia davvero divertente, Fellini e Giulietta Masina, mano nella mano, insieme a Mastroianni, passeggiano per le vie del Cielo chiacchierando fitto fitto. In un angolo del Bar Paradise, seduto tra Meazza Pozzo e Scirea, c’è Maurizio Mosca che vuole fare il pendolino; Aldo Fabrizi con Garinei e Giovannini vogliono organizzare un musical della Madonna mentre Gino Bramieri mangia finalmente a quattro palmenti in compagnia di Tino Buazzelli, Orson Welles, Aldo Fabrizi e Pavarotti. Mentre Mimmo Modugno può finalmente “Volare” tranquillo e felice nel blu dipinto di blu, Pavarotti, Callas, Del Monaco e tanti altri cantano tutto il giorno accompagnati dalla chitarra di De Andrè e dal pianoforte di Umberto Bindi mentre Battisti, Lauzi, Tenco, Mimì, Murolo e tanti altri cercano ispirazioni per nuove e meravigliose canzoni.

C’è davvero un bel gruppone di amici così apparentemente diversi tra loro ma allo stesso così simili e con tanto entusiasmo di vivere “questa nuova e curiosa esperienza di vita”. Ma ciò che colpisce sono i loro occhi, lo sguardo, l’espressione dei loro visi: tranquilli, rilassati, felici di stare in questo “nuovo posto” senza più dover lottare. Ogni tanto qualcuno viene colto da un momento di nostalgia, altre volte a qualcun’altro viene da pensare come sarebbe adesso la loro vita laggiù. Ma è solo il pensiero di un attimo che svanisce con la velocità di una stella cadente. Il principale pensiero di tutti loro è lo stesso: “mamma mia come si sta bene qui, che leggerezza, che beatitudine, senza più tristezze, malattie, solitudine. Brutta bestia è stata la solitudine per molti di loro che neanche il rumore assordante degli applausi in vita ha saputo mascherare.


16
aprile

INTERVISTA A LUCA ZANFORLIN: “LA TELEVISIONE E’ SEMPRE IN RITARDO RISPETTO ALLA REALTA’ CHE LA CIRCONDA”

Luca ZanforlinSeconda intervista nell’ambito del progetto di ricerca ”Web 2.0 e Innovazione: il ruolo dei blog nell’entertainment televisivo“. Dopo Massimo Donelli (per leggere la sua intervista clicca qui) è la volta di Luca Zanforlin. Quarantacinque anni, ferrararese, autore di punta del talent più celebre del piccolo schermo. Tra le sue creature, però, ci sono anche Meteore, Il Brutto anatraccolo e Gay tv, esperienze lavorative che hanno preceduto la sua consacrazione professionale avvenuta grazie ad Amici di Maria De Filippi, di cui è autore fin dalla prima edizione. La multimedialità della trasmissione, che nel web 2.0 ha trovato un ottimo alleato, insieme all’indiscusso talento autorale, è alla base della decisione di coinvolgere Luca Zanforlin nella ricerca. Di seguito potrete leggere il suo contributo.

Luca, come giudichi il livello di innovazione della televisione italiana? E nello specifico il livello di innovazione in Fascino?

Bé si sa la televisione è sempre in ritardo rispetto alla realtà che la circonda, ma è anche normale e giusto che sia così, la gente vuole riconoscersi in quello che  vede, la novità deve essere sedimentata per essere capita. Con questo non voglio dire che non ci debba essere uno spazio per la sperimentazione, anzi è importante che ci sia  ma capisco anche  che venga recepita con piu difficoltà. La Fascino produce intrattenimento per la tv e quindi come tale si allinea alla richiesta del mercato, e di innovativo ha sicuramente il fatto che i suoi programmi siano più vicini al pubblico. I programmi sono piu scritti dai protagonisti che dagli autori, sparisce quindi il copione e l’autore si limita a scalettare gli ingredienti della puntata.  Inoltre la conduzione è vista più come tramite per la comprensione del programma che protagonista dello show.

Ci sono dei blog che consulti più spesso? Perché?

A seconda del tempo che ho disposizione, comunque Davide Maggio e tv blog sono quelli che seguo di più.

Quali (anche tutte) tra queste caratteristiche di un blog: numero di utenti, modus operandi (inteso come grado di tempestività, serietà, incisività), profilo socio-demografico della comunità, numero di anteprime;  ritieni essenziali?

Bè tutti questi insieme, ognuna di queste caratteristiche è rivelatrice d’informazioni.

Quando consulti un blog oltre ai cosiddetti post ti soffermi anche sui commenti?

Certo che sì.

E la lettura di un commento o di un articolo pubblicato su un blog ha mai influenzato o potrebbe influenzare una tua scelta?

Non è ancora successo ma non lo escludo, semmai lo registro come imput; quello scritto sui blog non è ancora una verità assoluta ma solo l’espressione di una (per ora) élite di utenti.


15
aprile

VLADIMIR LUXURIA A DM: “NON DIRO’ MAI DI ESSERMI OPERATA. SONO CAVOLI MIEI”.

Animatrice delle notti romane del Muccassassina, discussissima ospite del Maurizio Costanzo Show e naufraga vincitrice della sesta edizione dell’Isola dei Famosi. Ma anche Deputato della Repubblica Italiana, attrice teatrale e scrittrice. Chiusa la parentesi politica, durata il tempo di una legislatura, è tornata a far parlare di sè in qualità di opinionista nei migliori salotti catodici, ma un vero e proprio boato mediatico si è sollevato nei giorni scorsi quando - secondo l’amica trans Mara Keplero – sarebbe volata a Casablanca per sottoporsi al “preventivato” intervento per diventare a tutti gli effetti una donna. L’abbiamo incontrata poco prima della sua partecipazione alla prima puntata di Peccati, nuovo programma della seconda serata di Raidue, pronta a parlare di Lussuria. E d’altro canto non poteva non essere così visto che la Luxuria, Vladimir ce l’ha anche nel nome.   

Tanto per incominciare, quanto stai “odiando” Mara Keplero? (la trans che ha “spifferato” la notizia dell’intervento per il cambio di sesso, ndDM)

No, assolutamente no. Ci siamo anche sentite dopo. Le voglio bene, è una mia amica da tantissimo tempo e non credo che tutto quello che abbia detto l’abbia fatto con cattiveria. Mica è andata a dire che ho ammazzato qualcuno.

Ma, infatti, sei tu che stai mantenendo il massimo riserbo. Anche se pochi sono i dubbi dopo aver letto una tua intervista di ieri…

Ma io non ho confermato in quell’intervista di essermi sottoposta all’intervento. Ritengo che ci siano degli aspetti privati di ciascuno che appartengono alla sfera privata. E’ un aspetto che riguarda la salute e su queste questioni si può – e in certi casi si deve -mantenere un po’ di riserbo. La salute secondo l’OMS non è solo l’assenza di patologie fisiche ma è anche benessere mentale. Per questo rientra nell’ambito della salute.

Hai avuto il coraggio di parlare di tanti altri aspetti delicati della tua vita ed ora sembra quasi che tu ti voglia rifugiare nell’ambiguità non smentendo ma nemmeno confermando. Insomma, un “no” secco non è arrivato.

E non lo dirò mai perchè sono cavoli miei e perchè sono sicura che non cambierebbe il giudizio della gente nei miei confronti. Eventualmente dovrò renderne conto, quando sarà, alla persona che condividerà la mia intimità e magari anche dei sentimenti.

Qual è il confine tra ciò che può esser dato in pasto al pubblico e ciò che invece deve rimanere tra le mura di casa?