Mai più “bip” e censure per i cugini oltreoceano: singolare “rivoluzione” negli Stati Uniti. Mentre in Italia s discute di libertà d’espressione, in Usa accade che la Corte di appello del secondo distretto di Manhattan accoglie il ricorso contro i regolamenti federali del 2004 che vietavano in tv e alla radio la pronuncia di “oscenità sessuali” ed “espressioni indecenti”, parolacce et similia per intenderci, dando il via libera alla (quasi) totale libertà di parola e togliendo il bavaglio a tante trasmissioni che “molto diplomaticamente” erano indotte all’autocensura.
Il più “attapirato” dalla sentenza sarà Julius Genachowski, presidente della Fcc (Ente Federale delle Comunicazioni) di Washington che come un colonnello armato di manganello aveva finora controllato che nessuna trasmissione televisiva e radiofonica “oltraggiasse” la decenza pubblica con oscenità e volgarità d’espressione. Stessa sorte o meglio, stato d’animo, per il Parent Television Council, un gruppo di orientamento televisivo conservatore, che più imbufalito del Presidente della Fcc, si aspettava invece regole più rigide a tutela dei minori e che ora promette, attraverso il presidente del gruppo Timothy Winter, la presentazione di un contro-appello.
La paura è quella di trovarsi travolti, dopo il ciclone, da una valanga di parolacce e turpiloqui senza freno, che fu, poi, la causa scatenante, anni addietro, dei suddetti regolamenti federali, ormai aboliti. Colpa di Bono, Cher e tanti altri artisti che con nonchalance esponevano in diretta tv la parte più colorita del proprio dizionario nonchè la parte più “bianca” del proprio corpo, come nel caso di Janet Jackson che mostrò il seno durante la Finale del Superbowl, con lo stupore di “appena” qualche milione di telespettatori.