... & Dintorni


28
dicembre

MANUELA ARCURI E LO STRATEGISMO SENTIMENTALE…(VIDEO)

Manuela Arcuri

Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare. Ho visto Manuela Arcuri declamare parole come epistolario d’amore e strategismo sentimentale. E no, non era un sogno o, come lo chiamerebbe qualcuno, un incubo. Per la serie ‘al peggio non c’è mai fine’, Manuelona in versione testimonial ci ha regalato l’ennesima indimenticabile performance. Se averla vista, perizoma al chiodo, con la divisa di operatrice ecologica per una campagna del comune di Roma, ha già rappresentato uno shock, preparatevi perchè quello era solo un piccolo preludio. Ora la diva di Latina ha smesso di spazzare per le strade della Capitale e si è messa a leggere.

Colei che alla domanda “a quale facoltà sei iscritta?” risponde “un attimo, eee non mi viene” è la testimonial di un libro, Il Labirinto Femminile. E che libro. Siccome le disgrazie non vengono mai sole, la Arcuri recita (per mancanza di prove) in uno spot che definire apologia del kistch sarebbe un complimento. Una musica da film horror dà il la alla performance della Arcuri che, dopo aver letto un sms, comincia, con la consueta espressione da monoscopio, a pronunciare parole del tipo “un’opera per liberare la coppia e la società dallo strategismo sentimentale che li tormenta e ha enormemente rallentato il cammino della civiltà. E’ bellissimo..”

Un capolavoro assoluto e impossibile di bellezza e inespressività, come lo ha definito Aldo Grasso, che ha suscitato le ironie dei più. Su You Tube impazzano le visualizzazioni e le parodie (da Il Labirinto Femminile di Berlusconi ad una versione remix). Una sentenza senza appello, quella degli internauti, che ha portato l’autore dell’”opera”, Alfonso Luigi Marra, ex parlamentare europeo di Forza Italia, a replicare alle “infamie”.




28
dicembre

CIAO DARWIN CON GLI OCCHI A MANDORLA. BONOLIS VENDE IL FORMAT ALLA CINA

Ni Hao Darwin

Ni hao Darwin, si chiamerà così la versione in salsa cinese del leggendario format Ciao Darwin, che pochi giorni or sono Paolo Bonolis e Stefano Magnaghi hanno venduto alla rete cinese Liaoning Tv, emittente tra le più viste nella Repubblica popolare con centinaia di milioni di telespettatori. La conduzione sarà affidata al popolarissimo Mister Guo, per il quale, considerata la forza del brand Bonolis nel successo italiano, non sarà di certo una passeggiata far penetrare capillarmente la trasmissione nelle case cinesi.

Come ogni osmosi di format che si rispetti la produzione asiatica darà il suo tocco adeguandolo agli usi e costumi locali. Molto meno trash, più sobrietà rispetto agli estremi delle nostre ultime edizioni. Impianto ludico invece pressoché inalterato, anche nello scontro finale dei cilindroni. Una traslazione più nello spirito che nella forma dunque. Nonostante questo pare che già la critica abbia tacciato il programma di spregiudicatezza rispetto ai parametri classici dell’intrattenimento cinese.

Il commento a caldo di Bonolis è ovviamente colmo di soddisfazione. E se durante la sesta e ultima edizione di Ciao Darwin Bonolis escludeva assolutamente ogni suo eventuale coinvolgimento futuro per una nuova serie di puntate, dopo questo scatto di orgoglio internazionale le parole sibilline del conduttore a Sorrisi (“Immagino che Mediaset me lo chiederà. D’altra parte un programma che raggiunge il 32%  di share alla sesta edizione”) non sembrano chiudere più così nettamente all‘ipotesi di un ennesimo ritorno. I record dell’ultima versione del resto invoglierebbero qualsivoglia personaggio a ritentare la scommessa.


27
dicembre

BALLAZERO: PIROSO DENUNCIA L’APPIATTIMENTO DEI TALK POLITICI, BALLARO’ E ANNOZERO COMPRESI.

Antonello Piroso

Nello zapping postnatalizio, spesso fatto di voli pindarici tra programmi patchwork, fa sempre piacere imbattersi in qualche piccola e sagace osservazione di  Antonello Piroso, uno dei conduttori meno banali e retorici che il piccolo schermo propone, anticonvenzionale già dal suo tatuaggio in bella mostra sotto il polsino non troppo inamidato.

Nel meglio del peggio di Niente di personale andato in onda nella serata di Santo Stefano è stata riproposta la lunga intervista a Bruno Vespa, chiacchierata particolarmente interessante per una serie di spunti, purtroppo sfuggiti alle cronache sulla televisione, sulla questione della politica in tv. Il sagace Piroso porta a giudizio la tv di molti suoi colleghi celebri dimostrando l’infinita ripetitività del dibattito politico nei salotti dell’approfondimento. E per non rimanere vacuo, per non passare da snob del terzo polo televisivo, dimostra con un montaggio ben calibrato come la dialettica e la retorica sia affidata a pochi politicanti di professione sguinzagliati tra le reti a battibeccare in scena con uno dei soliti avversari in una delle solite platee.

Ballazero, questo il titolo perfettamente icastico del video, prende come cavia le ospitate di Italo Bocchino nei due più celebri talk di opposizione e con il montaggio parallelo dimostra puntualmente come in tutte le trasmissioni, a distanza magari di un giorno o due, si ripropongano sempre medesime risposte, evidentemente dovute a medesime domande, con l’inevitabile conseguenza che anche l’effetto finale sia il medesimo: confusione, polveroni spettacolari, nessun problem solving, irritazione e sciovinismo fazioso verso la parte politica che rappresenta maggiormente il singolo teleutente. E quello di Bocchino è solo un esempio- ci tiene a precisare il padrone di casa, mentre Vespa cerca di minimizzare l’appiattimento della sua trasmissione a quella dei colleghi Paragone, Santoro, Floris.





24
dicembre

LE STORIE – DIARIO ITALIANO: CORRADO AUGIAS ATTACCA LA LEGA

Corrado Augias

Intellettuale senza peli sulla lingua, oggi più che mai nell’oasi protetta Rai3 Corrado Augias, nella puntata appena conclusa di Le storie: diario italiano dedicata alla questione dell’identità nazionale, proprio nella preparazione alla celebrazione del centocinquantesimo anniversario, non ha risparmiato varie frecciatine ai ceti dirigenti della Lega, ai quali ha consigliato vivamente di leggere di più e di fare meno polemiche sterili, attaccando il loro stereotipo della tv di Stato come entità romacentrica, luogo dove oggi le cravatte verdi hanno ruoli di alta responsabilità.

Con il conforto dello storico Ernesto Galli Della Loggia, noto ai più per essere una delle penne del Corriere della Sera, Augias si è avvalso di piccole chicche storiche delle teche Rai e della filmografia nazionale (non a caso quello spaccato fenomenale del Belpaese a firma Monicelli che risponde al nome de I nuovi mostri) per rispondere con garbo e velata ironia alle argomentazioni del manifesto sciovinista che negli anni il Carroccio avrebbe diffuso qua e là. Convinto sostenitore della televisione di servizio pubblico il saggio conduttore ha cercato di controbattere alla disputa virtuale con testimonianze storiche, e un filo di polemica culturale sempre sospeso tra le righe.

Una mezz’oretta che scorre nel bel mezzo di un’intertestualità pregevole e ricca di possibili riflessioni: dal maestro Manzi e la necessità di una lingua unitaria per la modernizzazione di uno Stato (per nulla casuale l’accenno alla questione, mai sopita, del rapporto tra dialetto e istruzione), agli accenni storici, fortemente mirati, alla nascita della Rai in Piemonte e ai benefici che i contadini veneti hanno avuto dalla solidarietà nazionale unitaria, loro che erano i ‘terroni’ dell’impero austro-ungarico (sic dixit Augias).


23
dicembre

TELEVOTO: IL GARANTE DETTA LE NUOVE REGOLE

Televoto

Partirà dal primo gennaio 2011 la nuova regolamentazione delle gare televisive disciplinate da televoto, e sarà un codice valido solo per le reti nazionali. Il Garante delle Comunicazioni inizia la rivoluzione televoto chiedendo il rispetto di un principio basilare di trasparenza, impedendo cioè a tutti i gestori di far pervenire voti la cui fonte non sia rintracciabile con un controllo incrociato. Riforma del sistema ovviamente mirata a individuare i casi di votazione multipla che, come spesso vociferato in passato, hanno condizionato-falsato i verdetti, tradendo lo scopo democratico insito nell’arma del televoto.

Una norma dunque inequivocabile che sulla scia di quella emanata il 16 settembre dal Garante della Concorrenza contro i famigerati call center sfornavoti persegue il medesimo obiettivo di arginare le irregolarità, nonostante l’ultima disciplina evidenzi un vizio nel divieto posto proprio nel limite alla libertà di espressione. Di conseguenza apertura anche agli operatori telefonici meno quotati, fino a questo momento esclusi dal meccanismo. Tre dunque i principi ispiratori: libertà, democrazia totale e trasparenza.

In quest’ottica alle trasmissioni viene imposto l’obbligo di pubblicare lo specifico regolamento del televoto sul sito del programma, alle emittenti quello di individuare un funzionario responsabile della conservazione dei dati che fino a due mesi dopo la messa in onda possa rispondere ad eventuali obiezioni e ricorsi.

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18
dicembre

OSSI DI SEPPIA: FENOMENOLOGIA DELLA TV DEI LIMONI SPREMUTI

Gerry Scotti

«Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, / sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. / Codesto solo oggi possiamo dirti, / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo». Così si esprimeva, desolato, Eugenio Montale davanti al triste spettacolo del mondo di quasi un secolo fa. Lo stesso triste senso di vuoto pervade di tanto in tanto la mente dello spettatore di una tv generalista sempre meno brillante e sempre più esasperata, che vive il caos profondo di una transizione culturale verso un sistema più complesso di comunicazione.

La sindrome del limone spremuto fino al midollo, che qualche giorno fa Gerry Scotti e Antonio Ricci hanno denunciato, ha tutti i tratti della necessità e rappresenta uno step di autoconsapevolezza fondamentale. Bisogna individuare alcuni nodi di riflessione da cui ripartire per dare respiro alla programmazione. Dati alla mano la fidelizzazione del pubblico al piccolo schermo è crollata verticalmente nel settore dell’intrattenimento fino a far emergere con sempre maggior frequenza gli ottimi risultati dell’approfondimento che meno ammicca alle strategie mainstream. Basti solo vedere l’enorme riduzione della forchetta tra inchiesta e fiction, analisi e melodramma.

Vieni Via con me, a prescindere delle valutazioni politiche, ha avuto il merito di far riaccendere apparecchi spenti ormai da tempo in prima serata. Il suo miglior pregio? Avere qualcosa da dire, e avere qualcuno di autorevole a cui farlo dire. Un format dunque che nella sua semplicità d’impianto è riuscito a riportare il problema della rappresentazione nelle dinamiche comunicative del piccolo schermo, una trasmissione capace di restituire dialettica all’interno dei gruppi che lo hanno scandagliato con sensazione di piacevolezza. Tutto il resto vive più o meno con stanchezza la fase di passaggio. Se si mettono al riparo le piccole nicchie disseminate nella miriade di canali che il nuovo orizzonte sta preparando, il profilo medio delle reti attorno alle quali si concentrano più spettatori risulta per lo più dominato da esasperazioni autoriali e un voyeurismo che lancia il sasso ma ritira la mano, non appena l’immagine cruda della realtà può far scaturire riflessioni amare e destabilizzanti.


12
dicembre

MANUELA ARCURI SBARCA SU FACEBOOK: VI SVELERO’ CHI SONO DAVVERO.

Manuela Arcuri

Su questo neppure Wikileaks ha fatto trapelare nulla. Ma se a rivelarlo è lei in persona, c’è da crederci davvero: Manuela Arcuri sbarca su Facebook. E questa volta non sarà una pagina creata da un fan o uno sconosciuto qualsiasi pronto a celarsi dietro il suo nome. “Quest’anno per Natale ho pensato ad un bel regalo per me e per i miei fan, il 20 dicembre sara’ on line il mio profilo ufficiale“. Forse stanca degli ormai innumerevoli tentativi di furto – seppur solo virtuale – dell’identità, la procace attrice non ci sta a perdere ancora l’onore e il rispetto.

Consapevole del fatto che molti personaggi pubblici ormai gestiscono il proprio fanbase senza intermediari, Manuela non vuole certo stare a guardare: ”Voglio che Facebook diventi per me un punto di incontro con i miei fan, con i miei ammiratori ed amici. Voglio una pagina viva, che mi permetta di scambiare con loro opinioni, ascoltare le loro storie, i loro suggerimenti. Per questo sarò’ in chat almeno una volta a settimana e prometto che la mia pagina sara’ sempre aggiornata con nuovi post, fotografie e video inediti realizzati solo per Facebook.” Gli ammiratori della bella laziale sono avvisati.

E svela: “Racconterò’ quello che sto facendo nella vita privata e nella professione e potrò’ smentire le notizie false“. Dopo le feste natalizie per la Arcuri si prospetta un periodo ricco di progetti professionali: i set delle serie tv con Gabriel Garko – con il quale sembra cementato un sodalizio professionale eccezionale – come dimostra il progetto di ‘Sangue Caldo‘, altra fiction che la vedrà protagonista insieme al bel tenebroso ed Asia Argento. Prosegue: “Le feste le passerò in famiglia con il classico cenone, l’apertura dei regali a mezzanotte e un pranzo di Natale che sara’ un banchetto di carne. Insomma mangerò tanto“. Ma a giudicare dalla sua sempre invidiabile forma fisica, non c’è da preoccuparsi.

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4
dicembre

SANTORO TRA SOUBRETTE E TRONISTI. NEL 2000 ANCHE LUI ALLA CORTE DI LELE MORA PER IL SUO ANNOZERO

Michele Santoro - Annozero

O tempora o Mora! Ogni Santo-ro ha i suoi ‘altarini’, di oggi e di ieri. Quelli del pugnace conduttore di Annozero, ad esempio, portano dritti in Viale Monza a Milano, là dove si erge il quartier generale di mister Lele Mora. I devoti del giornalista di Raidue saranno confusi: cosa ci faceva il  paladino della libera informazione da quelle parti? In effetti immaginare l’integerrimo Michele Santoro tra soubrette e tronisti gonfiati da ore di palestra fa effetto; anzi pare proprio una burla. Invece no, nella golden age del lelemorismo imperante (siamo negli anni 2000) accadeva anche questo.

A raccontarlo è lo stesso agente dei vip in un’intervista rilasciata al settimanale Gioia. Mora non fatica molto a tornare indietro nel tempo, e ricorda: “Santoro è venuto tre volte a casa mia. Il nostro sodalizio nacque dopo che il giornalista Riccardo Iacona passò due mesi da me in Sardegna per fare quel fantastico documentarido ‘Tutti ricchi’ che fece il 32% a Sciuscià“. Anche lui alla corte di re Lele, che oggi ammette: “la mia più grande libidine è stata, anni dopo, invitare Santoro a casa mia e farlo sedere tra Costantino e Daniele Interrante“. Il fantastico simposio dei “troppo belli” sarebbe stato anche immortalato in una foto conservata chissà dove, forse in un archivio segretissimo di Fabrizio Corona

Il giornalista Rai bazzicava da quelle parti per un motivo ben preciso: “Cercava persone per il nuovo progetto di Raiude, Annozero, e lo dovevo presentare a Beatrice Borromeo” dice il manager. La pricipessina, però, replica: “Falso, mai lavorato per lui!“. Con gli anni Sant’oro ha cambiato parrocchia e ora l’anchorman si affida all’impresario Lucio Presta. Per carità, in  ogni caso il fatto che Michelone abbia frequentato la corte di Mora non è mica un reato e anzi, forse non è nemmeno una notizia. Un professionista della tv come lui ha tutto il diritto di rivolgersi a chi vuole per migliorare il suo prodotto, e forse negli anni 2000 re Lele poteva essere il più adatto a farlo.