Sono passati tanti anni ma nemmeno la Castigatrice sembra essersi abituata alla dura legge della tv e del suo Amici. Buona puntata ma non basta la minaccia di Platinette di mettersi a nudo per cambiare l’amaro destino: come nella più classica delle tragedie greche il fato ineluttabile segue il suo corso, solo che per fortuna stavolta la vittima è una brillante ragazza che parla benissimo l’italiano e l’inglese, che ha un umorismo sopraffine e dei tempi televisivi micidiali. Diana Del Bufalo scende dal palcoscenico con l’eleganza cosmopolita e il tatto metropolitano che ha contraddistinto il suo percorso, e s’inchina ad un verdetto poco sofisticato e ancora una volta nel solco della tradizione nazional-popolare. Che si stia delineando il filotto salentino? Solo Annalisa ormai può scongiurare tale eventualità.
Trionfa il piagnisteo della (presunta) ingenuità giovanile di Francesca e il suo rock ribellista di maniera attaccato superficialmente ad una visibilità grossolana che non dà senso ai gesti, e non per una questione di età. Contro ogni previsione razionale, ma in pieno stile serale di Amici, la democrazia dell’alternanza segna un ulteriore episodio a suo favore. Anche i nasi dei più affezionati sostenitori del programma si arricciano davanti a questa lustrale saga di immolazioni sull’altare della televisività. Sembra una regola non scritta: turarsi il naso per lasciare ai talenti indiscutibili la possibilità di una vera sfida individuale solo nella finale. E’ lampante ad ogni spettatore di buon senso come d’ora in avanti le prove dei vestitini non abbiano alcun senso. Sulla commissione aleggia lo spettro di Ponzio Pilato e quelle esibizioni, visto l’orario, diventano solo una noiosa esasperazione della sfida a tutti i costi.
Questa concezione di spettacolo legata allo scontro necessario stasera viene smentita dall’interno. I vecchi amici e il nemico ormai assicurato alle ‘patrie galere’ della De Filippi fanno fare quel balzo che gli autori cercano forsennatamente nel meccanismo a squadre. Quando non ci sono professori ficcanaso a commentare stancamente nella solita maniera o rvm di rabbia scientificamente indotta nei ragazzi le esibizioni scorrono con grande ritmo, il talento domina. Il confronto infantile sul curriculum che nasce regolarmente tra i docenti autorizza esplicitamente la produzione a rottamarli di anno in anno d’ora in poi. L’idea del talent nel talent è un’ottima scommessa. I duetti sono interessanti e se i ragazzi avessero più tempo per crescere in questo senso il livello già buono si eleverebbe ulteriormente. Meno divanetti pettegoli e più arte dello spettacolo insomma, è lì la soluzione, come negli anni d’oro di Giulia, Antonino, Anbeta.